Per chi, come me, appartiene alla generazione degli anni ’80, è abituato a vedere Mel Gibson nei panni di un patriota scozzese, capello lungo e “Cuore Impavido”. Protagonista di un film cult degli anni ’90, appunto Braveheart, Gibson si è distinto nella sua carriera cinematografica per il suo senso anti-sentimentale, a volte esagerato, disperato ma sempre devoto al realismo.

Il regista ha dichiarato: “Desmond Doss era guidato da qualcosa di molto più grande, devi avere una fede incrollabile per andare incontro al fuoco nemico. Mettere la tua vita al servizio dei compagni e uscire vittorioso dalla battaglia. Anche oggi siamo in guerra, una guerra non ancora germogliata ed è questa la cosa ancora più spaventosa. Desmond nel film dice una frase che dovremmo ascoltare tutti <Stanno distruggendo il mondo, ma io cercherò di rimetterne insieme qualche pezzo>” continua Gibson “…credo che sia una cosa che possiamo fare tutti individualmente, non andando in guerra senza armi, ovviamente, io stesso non ne sarei capace e non ho abbastanza fede né coraggio, ma dobbiamo farlo, superando la nostra paura.”
Ieri, oltre a Mel Gibson, che ha presentato il suo film Fuori Concorso, è stato il giorno del primo film italiano in gara nella categoria #Venezia73 ed è Spira Mirabilis, di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Diviso in quattro movimenti legati agli elementi fondamentali, fuoco, terra, aria, acqua, Spira Mirabilis vorrebbe essere, nelle intenzioni dei due registi milanesi, «una sinfonia visiva, un inno alla parte migliore degli uomini, un omaggio alla ricerca e alla tensione verso l’immortalità» e si colloca nella categoria dei documentari di ricerca. Purtroppo il film sembra non essere stato apprezzato particolarmente dalla critica. Non resta che attendere la fine della kermesse per capire come film così eterogenei possano concorrere in un’unica categoria.