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Alessio Zuccari
Back in Action: recensione del film Netflix con Cameron Diaz e Jamie Foxx
Tags: andrew scott, Back in Action, cameron diaz, glenn close, jamie foxx, netflix, Seth Gordon
Se Back in Action fosse una commedia raffinata, capirebbe già sulla carta come il suo piatto forte sta tutto nel punto di vista di due figli che scoprono il passato da spie dei propri genitori. Ma Back in Action non è una commedia raffinata, né tantomeno gli interessa esserlo. Perché il nuovo film diretto da Seth Gordon ha altrove il suo pallino: segnare il ritorno alla recitazione di Cameron Diaz.
L’attrice statunitense manca infatti dalle scene dal 2014, anno in cui prese parte ad Annie – La felicità è contagiosa di Will Gluck. Dieci anni di ritiro per stare più in famiglia e dedicarsi alla propria attività da imprenditrice vitivinicola, interrotti dal richiamo di un Netflix che a quei tempi stava ancora muovendo i suoi primi passi come piattaforma streaming. E a quanto pare anche dalla persuasione di Jamie Foxx, che recitò assieme con Diaz proprio in Annie e che l’ha convinta a partecipare a Back in Action, dove l’attore è l’altro grande peso da novanta del cast.
Ma in apertura dicevamo: genitori che tornano a fare le spie. Ebbene sì, la tentazione è subito un po’ quella di leggerci l’ammiccamento di un film pensato esattamente a tavolino per giocare sul grande comeback di Diaz, che con Foxx interpreta una coppia di agenti segreti della CIA che si è lasciata il passato alle spalle. Creduti morti durante una missione, Emily e Matt si sono dati alla macchia da quindici anni e hanno messo su famiglia.
Hanno una figlia (McKenna Roberts) e un figlio (Rylan Jackson), vivono una quotidianità di perfetta limpidezza borghese e tutto va bene esattamente così come va. Anche se l’adrenalina dei bei tempi andati ogni tanto fa capolino e batte un colpo sulla frustrazione della linearità di giorni più o meno tutti uguali. Ma gira che ti rigira succede che a un certo punto l’ex supervisore Chuck (Kyle Chandler) viene a scoprire che i due sono ancora vivi, e li trascina nel secondo atto di quella storia di quindici anni prima che forse non si è ancora chiusa.
Sull’intreccio di Back in Action a dire il vero c’è ben poco altro da aggiungere. Il lato spionistico si riduce a qualche agente da cui guardarsi le spalle (Andrew Scott), qualche parente tenuto celato (Glenn Close), una chiave tecnologica universale in grado di fare danni universali in cerca del miglior offerente sul mercato nero. Il solito compendio alla carlona di un’opera che rispetta alla lettera il canone della formulazione algoritmica ad alto budget: cioè quella dell’action comedy utile a frullare assieme la perfetta tonalità intermedia.
Un poco di dramma (spesso relazionale-familiare), una patina umoristica sempre pronta a fare capolino, una spruzzata d’azione con accompagnamento musicale a tutto volume (utile per scuotere dal torpore), e un canovaccio abbozzato il giusto per permettere ai protagonisti di fare avanti e indietro per il globo – e per ritagliarsi in produzione uno sgravio fiscale qui e uno lì. Insomma, nulla che Netflix non ci abbia già ampiamente propinato sotto la scure della sua formattazione di stili e forme – registiche, cromatiche, ritmiche, sonore; persino di durata, quasi sempre tra l’ora e cinquanta e le due ore.
La sceneggiatura di Gordon e Brendan O’Brien è giusto un pelo sopra la tendenza al ribasso, spinta più sull’aperta commedia e con qualche gag azzeccata, qualche battuta che punzecchia fuori dall’ordinario in particolare quando mette in contrasto l’essere spia all’essere genitore. Perché Back in Action in fondo starebbe tutto lì. Appunto, come si diceva in apertura, addosso alle impressioni dei due figli che osservano l’assurdità di una situazione di cui non stanno capendo niente. Ma a noi spettatori tocca stare dalla parte di Emily e Matt, quindi di quelli che le cose già le sanno, e di questo cortocircuito tra l’assurdo e il demenziale prendiamo la parte meno interessante, meno stralunata.
Allora l’unica particolarità del film rientra con nostra scrollata di spalle dalle parti di quel qualcosa che la piattaforma sono anni che sta testando in tutte le salse possibili – Red Notice, The Grey Man, The Old Guard, Heart of Stone, eccetera eccetera – mentre insegue, strizzandoci l’occhio, l’idea di una serializzazione che con questa tipologia di contenuti non è ancora mai riuscita ad acciuffare davvero. Insomma, niente di più che un regolarissimo tv movie ai tempi dell’algoritmo, che a livello artistico fa quello che faceva la televisione di una volta. Solo con molti, ma molti più danari nelle tasche di tutti.
Back in Action è in streaming su Netflix dal 16 gennaio.