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Martina Barone
Beata te: recensione del film con Serena Rossi e Fabio Balsamo
Tags: Beata te, Fabio Balsamo, serena rossi
Conoscete la storia di Maria Vergine rimasta incinta di Gesù? A quanto pare l’arcangelo Gabriele è solito fare il medesimo regalo a più storie nel corso della Storia. E il momento sembra giunto anche per Marta, che dovrà decidere in quattordici giorni se voler diventare madre oppure no.
Cast: Serena Rossi, Fabio Balsamo
Se usiamo la frase “Beata te” quanti possibili contesti ci vengono in mente? Probabilmente molti, ma tutti rivolti verso la fortuna della persona a cui ci riferiamo. Beata te che fai il lavoro che ti piace. Beata te che hai tempo per divertirti. Beata te che ti riposi e il tuo viso non sembra mai stanco. Beata te che puoi fare tutto quello che vuoi, girando il mondo o riposandoti quando preferisci.
Per Carlotta Corradi e Lisa Nur Sultan “Beata te” ha però un’altra connotazione. Diversa addirittura da quella di Luisa Merlon, da cui parte l’idea del soggetto del loro film basato sulla pièce teatrale Farsi Fuori che è stata rivista e modificata, tanto da avere anche un differente nome.
La formula espressiva “Beata te” diventa infatti per le sceneggiatrici il titolo della pellicola che affidano alla regia di Paola Randi e che vede l’arcangelo Gabriele giungere fin sulla terra per infondere lo Spirito Santo nel corpo della quarantenne Marta e lasciarla così miracolosamente incinta. Una pratica che, in verità, va avanti da secoli, ma che ha visto la storia di Gesù e dell’arrivo del Messia come una “limited edition”.
E così la donna, regista teatrale al suo debutto più importante con l’Amleto di William Shakespeare, dovrà decidere se volere davvero un bambino o se rispedire il famoso arcangelo nel regno dei cieli. Ha quattordici giorni per decidere. Quattordici giorni in cui dovrà finire le prove, stare dietro ai problemi di cuore della madre, incontrare il suo ex e capire se la maternità fa o non fa per lei.
Dall’aria stravagante, vista proprio la presenza di un essere ultraterreno con tanto di ali giganti – e di un accento argentino che richiama il Papa corrente -, Beata te è un film che solamente a Paola Randi si sarebbe potuto affidare e la sua riuscita ne dimostra le motivazioni.
In questa Roma sospesa in cui la vita della protagonista Marta procede frenetica e in cui è la domanda principale a rimanere fissa – fare o non fare un figlio, un po’ come il dubbio del suo protagonista “essere o non essere” -, la commedia con Serena Rossi e Fabio Balsamo è una riflessione sui doveri di una donna e, soprattutto, su quelli che la società le impone e che non dovrebbero affatto esserlo.
Non è obbligatorio dover diventare madre, non è obbligatorio dover preferire la famiglia alla carriera, non è obbligatorio nemmeno rimanere fermi sulla propria idea oppure cambiarla del tutto. È quello che capirà la protagonista, così presa (e felice) della sua vita, finché non è arrivato un arcangelo a scombussolare tutto.
Un imprevisto che costringe Marta a ragionare effettivamente su cosa desidera, la quale non ha una fazione precisa in cui stare, non è né una donna che non ha mai voluto un figlio, ma nemmeno una che lo ha ricercato affannosamente. Che non ha mai detto di preferire il proprio lavoro all’opportunità di diventare madre, ma nemmeno che essere genitore sarebbe stato congruente alla sua visione da regista sempre più affermata.
E proprio lì, dove Beata te mostra l’equilibrio nelle incertezze della protagonista, la pellicola trova la sua medesima strada tra un racconto che vuole essere analisi di gruppo – insieme al pubblico – su cosa si vuole nella vita e una commedia che ha lo scopo anche di essere spensierata.
Leggera come le piume del suo arcangelo. La Marta di Serena Rossi è una donna che può certamente essere imperfetta, ma non è mai incompleta. Non le manca nulla, non ha bisogna di nulla. E di nessuno. Sarà gradualmente questa la consapevolezza a cui arriverà, non demonizzando chi i bambini li vuole a tutti o costi o chi, invece, non ci ha neanche mai pensato.
Se è alla casualità che è bene affidare le svolte della nostra esistenza, è invece una sinergia piena di dolce ironia quella che lega i protagonisti Rossi e Balsamo, i quali mettono in scena la storia di un’improbabile amicizia e di una crescita inaspettata, che nemmeno la protagonista poteva immaginare.
Come anche la messinscena di Paolo Randi, la cura nelle scenografie e l’attenzione ad un vestiario i quali accentuano l’aria pastello sia nella visuale, che nello spirito (questa volta non santo) del film. Un’opera scanzonata e delicata, che cerca di ragionare su quale parte una donna deve ricoprire nel mondo, sapendo che nessuno potrà mai imporle nulla, ma soltanto lei deve e può decidere per se stessa.