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Alessio Zuccari

Better Man: recensione del biopic su Robbie Williams

Tags: better man, Michael Gracey, robbie williams
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Better Man: recensione del biopic su Robbie Williams

Better Man: recensione del biopic su Robbie Williams

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Alessio Zuccari
Tags: better man, Michael Gracey, robbie williams

Michael Gracey dirige un film sfrenato e spietato sulla vita della popstar britannica, rappresentata come una scimmia in CGI.

Di solito è sempre un terreno di gran compromesso quello dei film biografici con diretto coinvolgimento della persona su cui sono incentrati. A nessuno piace vedersi ritratto nei momenti più bassi e gretti della propria vita. Che nella vita delle star, soprattutto quelle musicali, a un certo punto fioccano. Poteva apparire allora poco più che una gimmick, una trovata pubblicitaria, quella che fa da perno a Better Man e che vede rappresentare Robbie Williams come uno scimpanzé in CGI.

D’altronde negli ultimi anni veniamo da esempi come quello di Bohemian Rhapsody, educatissimo ed edulcoratissimo biopic sui Queen che le parti brutte e controverse le nascondeva tutte sotto al tappeto. Anche se in scia qualcosa risollevava poi Rocketman, ben più estroso e da cui Elton John filtrava anche con i suoi lati grigi. Bene, Better Man, che è diretto da Michael Gracey (regista di The Greatest Showman), fa allora tutto ciò che film come questi non si sognavano nemmeno di fare, infiltrandosi, infilandosi, immergendosi fino ai capelli nel vortice nero della vita di Williams.

Il cantante a nudo, senza sconti

Better Man: recensione del biopic su Robbie Williams
Photo Credits: Lucky Red

Resta un’operazione all’interno dell’immagine sfrontata e sfacciata che il cantante originario dell’inglese Stoke-on-Trent ha sempre alimentato di sé, certo. Ma partire proprio dalla scelta della rappresentazione come scimmia svela la disponibilità di messa a nudo. Il riconoscersi meno evoluto. L’essersi visto (e forse ancora in parte vedersi) bloccato nella crescita emotiva e interiore all’età in cui la fama gli è piombata addosso per la prima volta. Cioè a 15 anni, quando il giovane Robert Peter Williams entra a far parte della nuova boy band dei Take That.

E poi la scimmia serve anche ad altro. A mascherare, a invertire l’indirizzo dello sguardo. A proiettarlo dentro e non sul corpo di Williams, l’oggetto della mercificazione spettatoriale che ne ha fatto un’icona sexy, sessualizzabile, consumabile ancora prima che compisse la maggiore età. Oggetto di desideri sfrenati per ragazze e ragazzi in quel tritacarne degli anni Novanta che la sceneggiatura di Gracey, Simon Gleeson e Oliver Cole ripercorre nei momenti salienti, dall’abbandono dei Take That, all’inizio della carriera solista e passando per immersioni di vita abissali.

Il cui punto di raccordo principali sono le figure familiari, la madre (Kate Mulvany), la nonna (Alison Steadman) e in particolare il padre (Steve Pemberton). Con il quale Williams mantiene un rapporto in costante sindrome di Stoccolma, perché questa paterna figura assente, manchevole, sempre pronta ad additare e abbandonare. Eppure cercata e inseguita da un Robbie cosciente di tutte queste cose, ma in disperata necessità di affermazione a quegli occhi che lo hanno, con il giudizio, plasmato a fondo nella testa – e verso cui pure il film mantiene sempre un doppio e irrisolvibile registro.

Poi Better Man non fa sconti a nessuno. Non di certo ai manager squali, tra nomi e cognomi come quello di Nigel Martin-Smith (Damon Herriman), scopritore di Williams e della boy band. Non di certo ai meccanismi e agli ingranaggi dell’industria musicale, che il vero Robbie Williams commenta con ironia nel voice over interiore che fa da narratore al film, mentre sotto le fattezze del protagonista-primate c’è invece la motion capture di Jonno Davies. Non sconta nulla alla star, che emerge in tutte le sue manchevolezze e in tutte le sue autodistruttive dipendenze. Un’opera che insiste sulla sensazione del grezzo, parola chiave che percorre il film da cima a fondo. Grezzo nella patina granulosa in simulazione di pellicola (fotografia di Erik A. Wilson), grezzo nel linguaggio sporco e diretto, grezzo negli ambienti che circondano questo scimpanzé affogato di disperazione tra le bottiglie d’alcol e tra le bustine di cocaina.

Un musical trascinante e anche oscuro

Better Man: recensione del biopic su Robbie Williams
Photo Credits: Lucky Red

Ed è davvero inaspettato l’impulso con il quale Better Man ha capacità di esprimersi. Attraversa sequenze che, assorbendo il linguaggio del videoclip pensato e costruito attorno alla figura di Williams, sfociano poi in momenti di grande composizione cinematografica. Di fondo questo è un musical, che taglia e cuce la narrazione scorporandola da una linearità classica e componendola a ritmo dei grandi successi del cantante. E i momenti musicali, in cui Better Man lavora spesso in ellissi temporali che riassumono un rapporto, un’ascesa o una caduta, sono uno più azzeccato dell’altro, perfettamente coreografati e inseriti a livello di ritmo.

Quando irrompono allora frangenti di grande cupezza colpiscono con doppia efficacia nel descrivere il frastornamento, il nodo mentale e alla gola di un protagonista in malattia di successo. Si pensi solamente alla scena in cui Robbie ha un incidente e finisce con l’auto dentro a un lago, con Gracey che traduce il tutto in un momento da incubo con l’arrivo dagli abissi dei fan immaginati come sirene che trascinano verso il fondo. Spaventoso, da brividi.

La cosa interessante di Better Man è come quindi non ci sia uno sguardo in indulgenza. Anzi, nell’ammissione del guardare a se stessi c’è l’ulteriore ammissione dell’aver ignorato i dolori personali di chi ha accompagnato William in un tratto di vita –  alcuni passaggi della relazione con la cantante Nicole Appleton, qui interpretata da Raechelle Banno, sono ombre nient’affatto di secondo piano. Questo non vuol dire che nel finale il film non cerchi una conciliazione. Anche goffa, anche drammaturgicamente un poco ingenua. Ma che è tutt’altro che colpevolizzabile, sentita ed emotiva, in chiusura di un cantico sfrenato e non poco oscuro.

Better Man è al cinema dal 1° gennaio 2025 con Lucky Red.

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