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Black Panther Wakanda Forever
Martina Barone

Black Panther: Wakanda Forever: recensione della film Marvel

Tags: black panther, black panther wakanda forever, marvel
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Black Panther: Wakanda Forever: recensione della film Marvel

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Dall’omaggio a Chadwick Boseman all’importanza della tradizione: cosa rappresenta Black Panther: Wakanda Forever

Entrambi i film del Marvel Cinematic Universe dedicati alla figura del supereroe Black Panther si caricano di un portato differente per contenuto, ma similare per rilevanza del messaggio. Con la pellicola del 2018 Ryan Coogler trasmetteva sul grande schermo l’importanza di una diversità che finalmente entrava a far parte anche del mondo dei cinecomics, raccontando di un paese quale il Wakanda e dell’attaccamento alle proprie radici del suo popolo di diplomatici, scienziati e guerrieri.

Una pellicola narrata a mo’ di favola classica, di storia tramandata di generazioni in generazioni, una leggerezza che nascondeva al proprio interno la solennità delle origini di un eroe che avrebbe cambiato la maniera di guardare alla rappresentazione al cinema a livello delle produzioni per il più largo pubblico.

L’addio a Chadwick Boseman

A distanza di quattro anni la centralità di cui il protagonista Chadwick Boseman veniva rivestito viene spazzata via dalla dipartita prematura di un giovane attore che incarnerà per sempre quel seme primo della rivoluzione che anche nei Marvel Studios è cominciata facendo un primo passo, trasportando il sequel nei territori della memoria.

Nella volontà di non recastare alcun interprete che sostituisse un ruolo che rimarrà iconico nell’immaginario dei blockbuster mondiali, con Black Panther: Wakanda Forever il MCU e uno dei suoi autori quale Coogler decidono di non far finta che il dolore generato dalla morte dell’interprete rimanga vano, ma lo rendono materiale del racconto per alimentare ancora di più l’omaggio che il film fa all’uomo e all’importanza che ha rivestito dentro e fuori la sala cinematografica.

Da sorella minore a protettrice

Black Panther Wakanda Forever
Credits: Walt Disney Studios Motion Pictures

Il film si apre perciò con la morte fuori scena del supereroe, in una forma tanto umana da amplificare quel senso di lutto che ha avvolto Marvel e fan alla notizia della malattia di Boseman, diventata devastante all’annuncio del suo addio così come si percepisce anche nel prologo della pellicola. Se la scomparsa è ciò che la famiglia dell’attore, quella vera e quella acquisita con i Marvel Studios, ha dovuto affrontare allora lo stesso avviene con Black Panther: Wakanda Forever, non limitando però l’aspetto narrativo del cinecomic rilegandolo al solo saluto nei conforti della persona reale/supereroe, ma sfruttando la produzione come occasione di elaborazione di un’assenza per la crew e per i personaggi di finzione.

Un’intera gamma di sentimenti viene accompagnata tra l’accettazione e il superamento (impossibile) di una morte che segnerà il destino del Wakanda e di colei che diventa così la protagonista della storia. Shuri, la sorella minore di T’Challa interpretata da Letitia Wright, si assume la responsabilità di diventare la nuova icona centrale di un paese che viene minacciato come mai era stato prima e che dovrà fronteggiare, all’esterno del racconto diegetico, il dover indossare i panni di una nuova eroina sapendo la difficoltà di intraprendere questo suo inedito ruolo. 

La realtà narrativa e rappresentativa di Black Panther: Wakanda Forever

Black Panther Wakanda Forever
Credits: Walt Disney Studios Motion Pictures

Narrativamente Black Panther: Wakanda Forever crea questo collegamento in cui gli inserti della realtà si mischiano alle funzionalità di una sceneggiatura che si genera proprio da quel tessuto instaurato da un sentimento di vuoto e sofferenza, che il MCU ha cercato di riempire mettendolo a disposizione per il proseguimento di un’eredità che da sempre è stata il fulcro del lignaggio del Wakanda. E lo utilizza per impedire che la memoria di Chadwick Boseman/T’Challa/Black Panther venga dimenticata, manifestando ancora una volta quanto questo filone sia rivoluzionario nell’integrare e onorare le origini di quanti più popoli possibili, sia presi dal vero che nati ispirando l’immaginazione. 

A sostegno di questo specchio tra mondo reale e panorama cinematografico, ad aggiungersi alla schiera di personaggi del MCU arriva il Namor di Tenoch Huerta e l’esplorazione di un popolo indigeno che si fa da contraltare degli scontri che vedranno impegnati gli abitanti del Wakanda. Un villain che nasce nelle linee narrative dell’universo Marvel al cinema come pedina uguale e speculare a quella Shuri su cui ricadrà il peso delle responsabilità per la salvezza dei propri concittadini, mostrando le differenti maniere sul come si tenta di preservare e proteggere il proprio posto nel mondo quando viene minacciato dagli altri.

Un altro aspetto favolistico, come era stato per il primo Black Panther, ma che stavolta assume ancor più una valenza contemporanea legata a temi ambientalisti e alla furia capitalista e guerrafondaia di voler appropriarsi e distruggere ogni cosa, omologandola e traendo beneficio dalle risorse altrui. 

Cosa rimane di questa eredità

Black Panther Wakanda Forever
Credits: Walt Disney Studios Motion Pictures

Un appello di cui Black Panther: Wakanda Forever si fa cassa di risonanza per i disastri che la globalizzazione sta arrecando, ma anche enorme “episodio filler” inserito come aggancio per la fine di questa Fase 4 che attende solo di fare il prossimo salto.

Più di quanto è capitato oramai con altre opere nel filone della costruzione lineare del racconto espanso del MCU, il secondo film supereroistico di Ryan Coogler intrattiene portando a compimento la propria storia con ottimi momenti d’azione e con un’estetica tra le più stilose della Marvel, ma fa comprendere sul finale che con la pellicola ci si è trovati soprattutto davanti a un trampolino di lancio per ciò che avverrà in seguito nei successivi cinecomics.

Un essere stato un momento di passaggio per quello che dovrà ancora arrivare, posizionando nuove pedine e organizzando i vecchi personaggi così da poter fronteggiare le conseguenze del prossimo destino della Marvel. Una sensazione che non inficia troppo sulla visione complessiva di Black Panther: Wakanda Forever, che intrattiene riempiendosi di dosi adrenaliniche di action alquanto meritevoli, anche se spinte verso quella non-risoluzione finale che vuole portare a chiedersi come proseguirà la storia.

Un lungo episodio filler

Black Panther Wakanda Forever
Credits: Walt Disney Studios Motion Pictures

Una formula che sembra ormai l’unica maniera per la Marvel di tirare avanti, non concentrandosi con dedizione sul contenuto che deve offrire di volta in volta al pubblico, ma aspettando di stupirlo già con ciò che dovrà ancora avvenire. Un allungamento che è diventata la prassi in un universo il cui obiettivo sembra solamente quello di continuare, invece che soffermarsi a riflettere sul prodotto nel presente.

Cosa che risulta in parte anche con Black Panther: Wakanda Forever, il cui tributo a Chadwick Boseman è ciò che più di ogni altra cosa lo mantiene ancorato al suo esistere in quel preciso momento. Un’operazione che strabocca di argomentazioni e di introspezioni che ne fanno ad ogni modo un risultato soddisfacente per i Marvel Studios, divisi tra l’omaggio sentito a un fratello che non c’è più e il suo voler portare in avanti le proprie tradizioni. 

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