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Martina Barone

Brado: recensione del film di e con Kim Rossi Stuart

Tags: Brado, kim rossi stuart, Saul Nanni
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Martina Barone

Brado: recensione del film di e con Kim Rossi Stuart

Tags: Brado, kim rossi stuart, Saul Nanni

Kim Rossi Stuart si fa protagonista, insieme al giovane Saul Nanni, della sua terza pellicola da regista: Brado in sala dal 20 ottobre

Kim Rossi Stuart torna a scrivere e dirigere. Questa volta l’attore romano parte dal proprio libro Le guarigioni, le cui prime pagine vengono trasformate in lungometraggio, tramutandosi nel film Bardo di cui interpreta il ruolo del protagonista assieme al giovane Saul Nanni. Un’opera che dedica al padre, parte che l’artista impersona instaurando un rapporto complesso e intricato con un figlio che ha deciso di allontanarsi dalla tenuta del genitore, costretto a tornarci riscoprendo un legame che da assopito esploderà come una corsa libera e a perdifiato al chiaro di luna. 

Una relazione che Kim Rossi Stuart tratteggia utilizzando i codici classici dell’unione tra padri e figli, in cui è un sogno da realizzare quello che riporterà due mondi ormai lontani a riconciliarsi, comprendendo le differenze e i contrasti necessari per crescere vicendevolmente. Un obiettivo verso cui i personaggi si dirigono insieme al galoppo, vedendo incarnato in un cavallo imbizzarrito i dissapori che hanno inasprito dei fili che sono andati spezzandosi, mettendosi con pazienza a ripristinare dei nodi che sembrava impossibile riallacciare. 

Brado: un film umorale come quando si va al galoppo

L’animo brusco del personaggio dell’attore-regista è all’opposto dell’apertura di quello impersonato da Saul Nanni, giovane che si è allontanato dal ranch del genitore lasciando l’uomo a gestire stalle e animali, continuando a ruzzolare al suolo rompendosi arti e braccia, mettendo costantemente a repentaglio la sua salute e la vita. Un ribaltamento di ruoli che nel corso del film si inseguono e mutano per mettere ogni volta i protagonisti in prospettiva e permettere loro di apprendere sempre qualcosa di nuovo e nascosto di sé e dell’altro. Il ricoprire una veste che metterà in collegamento le interiorità e le funzioni all’interno di un nucleo familiare disgiunto che cercherà di ripristinare una propria solidità, quella che è mancata per così tanto tempo e che sorprenderà per il suo riuscire a risanarsi con tale ardore.  

Un alternarsi che gli attori ripropongono anche nelle performance sullo schermo, in cui l’emotività della sceneggiatura viene incanalata per dare intensità alle tensioni profonde dei personaggi. Una profondità che talvolta scade in un eccesso che sfocia sia dal lato della drammaticità della pellicola, sia nel suo tentativo di rendere simpatico e appetibile anche un protagonista scontroso e brusco come quello di Kim Rossi Stuart. Una serie di registri sempre diversi che in Bardo creano le ondulazioni umoriali del racconto, il quale parte stridendo con un inizio che si presenta ostico al pari di questo padre distaccato e irruente, che proprio come l’uomo andrà gradualmente allargandosi rendendo sempre più accessibile e gradevole la narrazione dell’opera.

Una sfida a ostacoli, alcuni superati e altri no

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Credits: Vision Distribution

Un cambiamento che rispetta quella continua trasmigrazione da un genere ad un altro che porta da un’atmosfera a quella successiva, e conduce ad un finale che risente del desiderio di tragicità verso cui la pellicola è condotta. Che spinge con insistenza fino a oltrepassare la verosimiglianza, andando troppo in alto con i toni e non sapendoli ben moderare. Problema che Bardo presenta, in verità, durante la sua intera durata, ma che sa mitigare degenerando però con la chiusura. La conferma di un’instabilità che giace in sottofondo nel film, quella che non sempre il suo autore riesce a tenere a bada, vedendosela sfuggire e andare a briglie sciolte.

Tra il contatto con una natura da riscoprire, esattamente come un rapporto che si credeva sfaldato e una chimera che diventa presto meta e realtà da poter toccare con mano, Brado è una sfida ad ostacoli con le sue cadute e il provare a rimettersi in sella. È la storia di uno scambio umano primordiale e in continuo divenire. Quello di fronte a cui vengono posti i genitori con i propri figli, mettendosi a nudo nel tentativo di riuscire finalmente a (ri)trovarsi, accettando anche di scontrarsi per sapersi poi quanto più vicini.  

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