Bridget Jones – Un amore di ragazzo: recensione del nuovo capitolo con Renée Zellweger
Bridget Jones - Un amore di ragazzo: recensione del nuovo capitolo con Renée Zellweger
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Alessio Zuccari
Tags: Bridget Jones - Un amore di ragazzo,Chiwetel Ejiofor,colin firth,hugh grant,Leo Woodall,Michael Morris,Renée Zellweger
Michael Morris dirige il quarto film della saga con protagonista la svampita donna inglese.
L’inizio amaro di Bridget Jones – Un amore di ragazzo assale a difese abbassate. È una dichiarazione d’intenti del film: la trasognata Bridget Jones di Renée Zellweger ha dichiarato resa alla malinconia. Dopo gli eventi di Bridget Jones’s Baby (2016), ha finalmente sposato Mark Darcy (Colin Firth) e insieme hanno messo su famiglia. Sembrano avere la vita perfetta. Ma Mark Darcy è morto. In missione umanitaria, cinque anni prima dell’inizio di questo nuovo capitolo. Allora Jones, superati ormai i 50, si trascina tra voci, fantasmi e ricordi del passato.
E la malinconia anticipa allora anche quale sarà il tira e molla al centro dell’opera tratta dall’omonimo romanzo del 2013 di Helen Fielding, che scrive la sceneggiatura con Dan Mazer e Abi Morgan. Non tra due pretendenti, ma quello tra l’istinto di rifugiarsi in una perpetua elaborazione del lutto e il permettersi, infine, di andare avanti. Ci possono ancora essere vita, sesso e brivido?
Bridget Jones – Un amore di ragazzo: una trama nostalgica
Photo Credits: Universal Pictures
Poi però Bridget Jones – Un amore di ragazzo dal magone di questa profonda malinconia esce fuori. La declina quindi al positivo, dove la va ad impastare immediatamente con la nostalgia, il grande amo (a dire il vero sempre un po’ conservatore e rassicurante) nella cassetta degli attrezzi di chi fa arte di largo consumo per Millennial e tarda Gen X. C’è tanto citazionismo interno nel film diretto da Michael Morris. Nel volto fugace di mr. Darcy, che aleggia. Nel finalmente domo Daniel Cleaver (Hugh Grant), abdicato al ruolo di zio simpatico che forse è pure un po’ stanco delle sue scorribande. E poi nei personaggi che ritornano, nei luoghi, negli oggetti, nei vestiti, persino nel calco di sequenze iconiche tratte dai precedenti film.
Dopotutto, questo qui, non può che esserlo un film generazionale. C’è di mezzo anche una sorta di crisi di mezza età, la scoperta di Tinder (cosa forse commentata addirittura un pelo in ritardo sui tempi), la chiamata a restarsene sul divano a guardare Netflix. Soprattutto ad esserci di mezzo è il ventinovenne Roxster (Leo Woodall), alto, biondo, palestrato, di cui Jones si invaghisce dopo un simpatico meetcute appesa sopra a un albero. La notevole differenza di anni è l’elefante della stanza, e il porla a tema conferma l’ennesimo ribadire che il gender gap in una coppia, al cinema, è quasi sempre questionato come un problema solo nel momento in cui è la donna ad essere più anziana dell’uomo.
Tra passione e raziocinio
Photo Credits: Universal Pictures
Quella del focoso innamoramento tra BJ e Roxster, che occupa praticamente due terzi del film, è in ogni caso una rincorsa molto divertente e sfrenata. Al personaggio di Woodall spetta almeno un’entrata in scena, a che vedere con dei pettorali, una cagnetta e una piscina, che magari non reinventa il termine di comicità, ma non si tira di certo indietro nel tirar fuori una risata di gusto. Dopotutto merito di Bridget Jones – Un amore di ragazzo è anche quello di avere – dopo quel disastro marchettaro del terzo capitolo – un nome in regia come Morris (il suo precedente lavoro era l’opera indie To Leslie, che portò Andrea Riseborough agli Oscar), che sa quantomeno dove e come piazzare una macchina da presa, e con quali tempi farlo.
Più affrettato e senza adeguato respiro è però l’arrivo dell’adagio romantico, che coinvolge invece il professor Wallaker (Chiwetel Ejiofor), tutto giacca e calcolo, insegnante dei figli di Bridget, Billy (Casper Knopf) e la davvero adorabile e svampita Mabel (Mila Jankovic). È lui a risvegliare a un certo punto l’aspetto più riflessivo e desideroso di stabilità della protagonista, a richiamare in lei una razionalità, dal punto di vista relazionale, tutto sommato più ‘normativa’. È un personaggio che funziona, così come funziona il match tra i due, ma Bridget Jones – Un amore di ragazzo lo stipa in un minor spazio e in un minor tempo che restituiscono la sensazione che non si siano dosati proprio bene gli equilibri tra le parti, così come tra le parti e l’altalena interiore di Jones.
L’ultimo appuntamento con l’ex zitella londinese tocca però le giuste corde del suo pubblico, trovando nel complesso un bilanciamento che chiude nel comfort, dove l’accoramento passionale si fonde al velo di una tristezza che accompagna tutto il tempo. Dove il passato, anche cinematografico, gioca un ruolo ancora molto importante.
Bridget Jones – Un amore di ragazzo è al cinema dal 13 febbraio con Universal Pictures.