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Roberta Panetta
Cantando sotto la pioggia: quando il musical fa sognare davvero (anche sotto la pioggia)
Tags: cantando sotto la pioggia, flora canto, lorenzo grilli, luciano cannito, martina stella
Il Teatro Alfieri di Torino ha ospitato l’anteprima nazionale di Cantando sotto la pioggia (qui i dettagli), uno degli appuntamenti più attesi di questa stagione teatrale. Tratto dal celebre film del 1952 diretto da Stanley Donen e interpretato da Gene Kelly, il musical prende vita in una nuova produzione italiana, fedele allo spirito originale ma capace di parlare anche al pubblico di oggi, grazie a un cast coinvolgente, una messa in scena spettacolare e una regia che omaggia l’opera con rispetto e passione.
Una dichiarazione d’amore al musical classico, resa ancora più emozionante dalle parole finali di Luciano Cannito, che firma la regia: “Questo è il musical che mi ha fatto innamorare del mio mestiere”. Un sentimento autentico, che si percepisce in ogni scelta artistica dello spettacolo.
La storia di Cantando sotto la pioggia è ben nota, ma ogni volta riesce a stupire per la sua attualità e ironia. Ambientato nella Hollywood degli anni ’20, il musical racconta la transizione, tanto rivoluzionaria quanto disastrosa per alcuni, dal cinema muto al sonoro. Don Lockwood (interpretato da Lorenzo Grilli) è una star del muto, idolatrato dal pubblico e in coppia artistica con Lina Lamont, diva dalla voce poco… cinematografica.
Con l’avvento del sonoro, Don e il suo amico Cosmo Brown (un incredibile Vittorio Schiavone) si trovano a reinventare la loro arte. L’ingresso in scena di Kathy Selden (Flora Canto), attrice di talento e grande voce, darà il via a un susseguirsi di equivoci, risate, numeri musicali e momenti di tenerezza, in uno dei finali più emblematici e sognanti della storia del musical.
A rendere questo allestimento così riuscito è la cura maniacale dei dettagli, evidente fin dalla scenografia firmata da Italo Grassi: splendida, imponente, capace di trasportare immediatamente lo spettatore nella patinata e caotica Hollywood dell’epoca. L’acqua che davvero cade sulla scena, in uno dei momenti più iconici dello spettacolo, è una magia che fa trattenere il fiato e applaudire a scena aperta.
I costumi di Silvia Califano sono un vero trionfo di eleganza rétro: piume, frange, tessuti lucenti, tutti perfettamente in linea con gli anni ruggenti che il musical racconta. Nulla è lasciato al caso, in un lavoro che mescola gusto estetico e funzionalità scenica.
La direzione musicale di Ivan Lazzara accompagna lo spettacolo con energia e raffinatezza, mentre le luci disegnate da Valerio Tiberi aggiungono profondità emotiva e spettacolarità, enfatizzando i momenti più intensi e quelli più leggeri con maestria.
Il compito più arduo è forse spettato a Lorenzo Grilli, che si misura con un’icona come Gene Kelly: riesce nell’intento con eleganza, tecnica e presenza scenica, sostenuto da una performance vocale e coreografica solida e convincente. Il suo Don Lockwood è carismatico, ironico, credibile in ogni sfumatura emotiva.
Flora Canto è una Kathy Selden delicata ma determinata, dotata di una voce limpida e coinvolgente che la rende perfetta per il ruolo. Una prova di grazia e controllo, che rivela tutta la sua esperienza e passione per il musical.
La vera sorpresa è Martina Stella, in una Lina Lamont caricaturale al punto giusto, capace di strappare applausi e risate grazie a una comicità fresca e intelligente. Un ruolo inedito per l’attrice, che si muove con disinvoltura in un contesto completamente nuovo, dimostrando grande versatilità.
E infine lui, Vittorio Schiavone: un Cosmo Brown incontenibile, energico, irresistibile. La sua interpretazione è un’esplosione di ritmo, talento e carisma. Ogni sua entrata è una festa, ogni battuta una miccia accesa. Conquista il pubblico e si conferma il vero mattatore della serata.
Credits – Cantando Sotto La Pioggia | Il Colibrì
Cantando sotto la pioggia è una delle produzioni italiane più riuscite degli ultimi anni. Riesce dove molte trasposizioni falliscono: rispettare il materiale originale senza diventare copia sbiadita, ma anzi rendendolo vivo, sincero, emozionante. È uno spettacolo che fa bene al cuore, che strappa sorrisi e accende la nostalgia, che intrattiene senza mai risultare banale.
Un debutto emozionante, che lascia il segno. E se il buongiorno si vede dal mattino, questo Cantando sotto la pioggia ha tutte le carte in regola per incantare platee in tutta Italia. Speriamo davvero che questo sia solo l’inizio di un tour ricco di successi. Intanto, Torino ha già cantato. E sognato. Sotto la pioggia.