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Conclave, recensione del film di i Edward Berger
Alessio Zuccari

RoFF19 | Conclave, recensione del film di Edward Berger

Tags: Conclave, Edward Berger, ralph fiennes, RoFF19, Sergio Castellitto, stanley tucci
Conclave, recensione del film di i Edward Berger
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Alessio Zuccari

RoFF19 | Conclave, recensione del film di Edward Berger

Tags: Conclave, Edward Berger, ralph fiennes, RoFF19, Sergio Castellitto, stanley tucci

Ralph Fiennes è protagonista in un giallo ambientato in Vaticano. Anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2024.

Che spasso Conclave. Inutile negarlo: intrighi di potere, misteri e politica dentro le sacre mura del Vaticano hanno una naturale marcia in più. Sarà per l’aura mistica, alta, che ne aleggia all’interno. Sarà per la possibilità di poterla prendere, quell’aura, e decostruirla pezzo per pezzo portandola ad altezza terra. Qualsiasi che ne sia la ragione, il film diretto da Edward Berger è un giallo fatto e finito che assolve con grande efficacia al suo scopo dichiarato, quello di intrattenere. Con un pizzico di stilettate a bigotti e retrogradi.

D’altronde il materiale di partenza ce lo mette il romanzo omonimo di Robert Harris, da cui Peter Straughan trae la sceneggiatura – e si redime dopo la sua precedente esperienza, Il cardellino di John Crowley; un film disastroso. E dove su questa lavora la regia lucida e chirurgica di Berger, alla prima uscita dopo il suo acclamato colossal storico Niente di nuovo sul fronte occidentale e che lavora benissimo in concerto agli spazi e all’estetica austera di questi luoghi in marmo e in affreschi.

Una partita a scacchi in Vaticano

Conclave, recensione del film di i Edward Berger
Photo Credits: Eagle Pictures

Il papa è morto. Subito si affolla di tonache il corridoio dell’hotel dove si trovava la stanza in cui ha esalato l’ultimo respiro. A tenergli la mano negli istanti finali l’amico e decano Thomas Lawrence (Ralph Fiennes), assieme al cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci). Tutti escono dalla stanza e questa viene sigillata: è il tempo di un nuovo conclave. E l’onere è proprio di Lawrence, che si trova a organizzarlo mentre i luoghi della Santa Chiesa romana si affollano di tutti i cardinali chiamati a eleggere la loro guida.

Quattro i principali favoriti. Lo stesso Bellini, progressista in linea con le idee del defunto pontefice. Joseph Tremblay (Jonathan Lithgow), canadese e conservatore moderato. Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), nigeriano con idee sociali conservatrici ma con un occhio al progresso economico. Infine Goffredo Tedesco, un Sergio Castellitto che fa la parte del principale villain politico, italiano tradizionalista, bigotto, razzista; in una parola, fascista. 

Conclave fa insomma subito capire che qui della questione di chi sia quello più toccato dalla fede non interessa davvero niente a nessuno. È politica pura, e quindi un gioco di scacchi con tutte le sue divisioni e visioni, con i gruppetti etnici e territoriali raccolti a formare fazioni e movimenti d’influenza. Nonché pronti a tirarsi colpi mancini per raggiungere la cima della piramide. 

Ottimo cinema d’evasione

Conclave, recensione del film di i Edward Berger
Photo Credits: Eagle Pictures

E mentre si iniziano ad affilare le punte delle penne che andranno a scrivere sui foglietti i nomi dei candidati, entrano in gioco nuove dinamiche. Prima un cardinale di cui non sa nulla nessuno, Vincent Benitez (Carlos Diehz), arcivescovo di Kabul promosso recentemente e in segreto dal defunto papa. Poi numerose carte, verità sporche e sotterfugi che Lawrence raccoglie come molliche di pane e che si rende conto possono influenzare in maniera decisiva l’esito delle elezioni. 

Se la sceneggiatura è puntuale nel rispettare snodi, rovesciamenti e colpi di scena, plauso va pure a un cast di assoluto livello, ben assortito e divertito (soprattutto Castellitto) nel tramare nell’ombra le ragioni dei loro personaggi. Tra questi anche la Sorella Agnes di Isabella Rossellini, ottima nei silenzi e nei piani d’ascolto, che si fa portavoce del ruolo latente del femminile in un contesto prevalentemente di uomini come questo. Che tutto ascolta, impara e custodisce. Sapendo poi bene quando tirarlo fuori e utilizzarlo come leva nel gioco di strategia che quasi fa uscire pazzo Lawrence.

Due ore, tanto dura il film, che scivolano via senza mai un intoppo o un rallentamento. E magari quello di Conclave non sarà il più ficcante degli intrecci thriller, ma di certo non si può imputargli di mancare d’eleganza e di un’ottima gestione delle coralità. Il finale, smaccatamente in plot twist, ne conferma infine la bontà da film giallo, in intenzione di pura opera d’evasione.

Conclave sarà al cinema dal 19 dicembre con Eagle Pictures.

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