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Cosa sarà, recensione: il film di Francesco Bruni con Kim Rossi Stuart

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Cosa sarà, recensione: il film di Francesco Bruni con Kim Rossi Stuart

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Cosa sar? di Francesco Bruni chiude una surreale Festa del Cinema di Roma, la forza della Settima Arte al tempo della pandemia

La trama

La vita di Bruno Salvati e? in una fase di stallo. I suoi film non hanno mai avuto successo e il suo produttore fatica a mettere in piedi il prossimo progetto. Sua moglie Anna, dalla quale si e? recentemente separato, sembra gia? avere qualcun altro accanto. E per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre presente e affidabile che vorrebbe.
Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia. Si affida immediatamente a un?ematologa competente e tenace, che lo accompagna in quello che?sar?un vero e proprio percorso a ostacoli verso la guarigione. Il primo obiettivo e? trovare un donatore di cellule staminali compatibile: dopo alcuni tentativi falliti, Bruno comincia ad avere seriamente paura,?Cosa?sar??di lui??
Suo padre Umberto, rivelandogli un segreto del suo passato, accende in tutti una nuova speranza.
Bruno e la sua famiglia intraprendono un inatteso percorso di rinascita, che cambiera? i loro rapporti e insegnera? a Bruno ad alzare gli occhi da se?stesso e a guardare gli altri.

IL TRAILER

Cosa sar? – La recensione

In una filmografia corposissima che conta numerose e pregevoli sceneggiature per buona parte del cinema italiano, Francesco Bruni arriva alla direzione del suo quarto film Cosa sar?, dove decide di mettere completamente a nudo una parte imprescindibile di quella che ? ed ? stata la sua vita. Nei rimandi costanti a temi che fanno parte delle sue esperienze dietro la macchina da presa, nel lato autobiografico che Bruni inserisce come lettera aperta a quel pubblico che ?non ho mai visto un suo film, ma l?ho riconosciuta da qualche rivista di cinema?, ? la malattia il nemico che l?autore ha dovuto affrontare con tutte le paure e con quella volont?, quella fermezza assodata nel sapere con certezza di poter affrontare tutto, ma soprattutto di non voler morire.

Nel film pi? intimo dall?inizio della sua carriera da regista, ? il cancro al sangue l?avversario che il protagonista Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart) deve fronteggiare, male da superare con un trapianto di midollo e un donatore? corrispondente, sperando di non far parte di quel 15% di popolazione impossibilitato a trovarlo. In una ricerca che diventa necessaria ai fini del mantenersi in vita, dovendosi appoggiare a quella famiglia che lo ha cresciuto, formato e che, a propria volta, lui stesso ha messo su tra film semiconosciuti e ingenuit? parentali, Francesco Bruni si ripropone in abiti rimaneggiati per una storia che ?? commedia, ma non deve far ridere?, con l?umorismo che aveva gi? caratterizzato i lavori precedenti dell?autore, facendone ormai una firma riconoscibile.

Una traccia, quella che il cineasta livornese riesce a lasciare nelle sue opere, che va sempre pi? in profondit? nell?autorialit? di Bruni, a renderlo a ogni opera successiva pi? individuale, facendo dei toni e delle atmosfere create la risonanza identificativa dei suoi lungometraggi. Il clima di estrema tenerezza che avvolge le umanit? e i microcosmi privati dei suoi protagonisti fa eco a un ambiente che il regista riesce a reiterare ad ogni sua opera e che si stabilisce come preventivato anche nelle dinamiche dei rapporti e della sfida fisica e interna di Cosa sar?. Un?affettuosit? in grado di sopperire alle sbavature a tratti eccessive che si susseguono nel film, alla ricerca della propria via da percorrere, come quando si scopre di avere una malattia e bisogna capire cosa fare.

Imprevisti di percorso che ? un?interpretazione eccessivamente legata alla caricaturalit? di un attore solitamente molto bravo come Kim Rossi Stuart a causare, il quale probabilmente, nella volont? di riportare fedelmente il comportamento del suo regista, dimentica di dover essere personaggio a s?, pensando troppo al suo correlativo reale e poco a ci? che lui stesso avrebbe potuto apportare. Una deviazione nella maniera di potersi calare con pi? veridicit? nella precariet? di Bruno, guardando troppo a chi doveva rifarsi invece che a chi doveva, semplicemente, fare, sapendo allinearsi alla storia e al moto della sua narrazione proseguendo nel corso della pellicola, pi? che determinandone una chiara struttura fin proprio dal principio.

Un equilibrarsi che un po? tutto il film deve riuscire a calibrare, ritrovando per? presto quella discrezione e sensibilit? che, come rimproverata a se stesso dallo stesso protagonista, ? parte indicativa e fondamentale dell?uomo Bruno e delle relazioni che finisce per coltivare. Fragilit? e delicatezza: aggettivi incomprensibili per il protagonista, ma pieni di senso per chi, dalla cinematografia di Francesco Bruni, ricerca esattamente quella sensazione di familiarit? che appartiene al suo stile, che sa perdonarne, dunque, qualche difetto, abbracciandone fedelmente la premura.

Un voler bene a prescindere a un?opera che ha dovuto confrontarsi con il ricordo di un momento riservato carico, per?, di scoperta, andando dal coraggio dei propri figli a quel sentimento mai sfumato per la propria moglie, fino all?osservazione di una famiglia che sicuramente avrebbe potuto fare di pi?, ma cerca costantemente di dimostrarsi al suo meglio. E, nella confidenzialit? tra cinema e pubblico, nella linea diretta tra autore e spettatore, il film si d? agli spettatori come un atto di fede dello stesso Bruni ai suoi osservatori, facendo della propria speranza quella che dovrebbe appartenere a tutti, a cui non resta che domandarsi cosa, realmente, sar?.

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