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Cristiana Puntoriero
Crater: recensione del film su Disney+
Tags: disney, disney plus, film, Recensione
Crater è la storia di Caleb Channing, cresciuto su una colonia mineraria lunare e in procinto di essere trasferito definitivamente su un idilliaco pianeta lontano in seguito alla morte del padre. Ma prima di partire, per esaudire il suo ultimo desiderio, lui e suoi tre migliori amici, Dylan, Borney e Marcus, e una nuova arrivata dalla Terra, Addison, dirottano un rover per un ’ultima avventura in un viaggio alla scoperta di un misterioso cratere.
Il cinema, per ora, è l’unica via d’accesso verso nuovi pianeti su cui vivere all’infuori della terra. Se con la serie tv Silo da poco giunta su Apple Tv+ abbiamo visto come in un futuro imprecisato il nostro pianeta sarà inabitabile e dovremmo cercare tutti una via di fuga sotterranea dentro enormi contenitori per proteggerci da un’atmosfera irrespirabile ormai contaminata da scorie e inquinamento, con Crater invece riusciremo, pur solo con l’immaginazione, a toccare la luna.
Il film per ragazzi disponibile dal 12 maggio su Disney+ ci trasporta infatti in una colonia mineraria lunare nell’anno 2257, un luogo diventato ospitale all’umanità in cui lavorano e vivono donne e uomini di qualsiasi età, alcuni nati lì e altri invece, come la neoarrivata Allison (Mckenna Grace), trasferiti per altre ragioni dal pianeta terra. È lì che Caleb (Isaiah Russell-Bailey), figlio teenager di un minatore appena scomparso (il rapper Scott Ramon Seguro Mescudi, in arte Kid Kudi), apprende l’amara notizia che, come detta la dura legge della colonia, gli orfani devono essere portati sul satellite chiamato Omega per essere affidati ad una nuova famiglia. Così, prima di dire per sempre addio al suo fidato gruppo di amici Dylan (Billy Barratt), Borney (Orson Hong) Marcus (Thomas Boyce), i quattro, assieme al prezioso aiuto di Addison, vivranno un ultimo elettrizzante viaggio per esaudire finalmente il desiderio del papà di Caleb: andare alla scoperta di un misterioso cratere e dirsi così “padroni del proprio destino“.
Diretto da Kyle Patrick Alvarez, regista di serie di successo come Tredici, Homecoming seconda stagione e Tales of The City, Crater fa pienamente sue le modalità narrative dei film d’avventura per teenagers come Stand By Me, Jumanji e I Goones, dando forma al canonico percorso di crescita lontano dai genitori in cui si esce cambiati e più consapevoli delle proprie capacità. Il tutto però assume un fascino maggiore grazie all’ambientazione lunare in cui i protagonisti si muovono, dal cielo blu notturno in cui si stagliano ben visibili le stelle, alla superfice rocciosa e frastagliata dentro la quale i cinque, dirottando imprudentemente il rover, si trovano a dover vagare.
Con tanto di mappa in mano come fosse quella di tesoriere su un’isola, in Crater si avverte l’entusiasmo ignoto tipico della peripezia picaresca con la funzionalità del coming-of-age, in cui gli adulti fungono solamente come punto di partenza mentre il resto viene affidato al coraggio, alla condivisione, al divertimento e al pericolo dei ragazzi, ognuno rappresentato con delle proprie specifiche particolarità caratteriali e abilità pragmatiche, e in cui sarà evidente quando solo la forza dell’unione sia in grado di superare ogni ostacolo. Soprattutto la paura.
Un messaggio che viene veicolato attraverso una sceneggiatura ben orchestrata a cura di John Griffin, che asseconda con garbo il giusto alternarsi fra dialoghi o confronti, dove si avvertono le fragilità, le speranze e le mancanze dei ragazzi, e l’azione vera e propria, con sequenze ludiche in cui si gioca con le condizioni mobili della non gravità dello spazio e la magia scaturita dall’incontro fra tecnologia e astronomia.
Chiuso da una lunga sequenza dai toni lirici malickiani che farà scappare qualche lacrima anche ai non più quindicenni, Crater è un film in cui la fantascienza si rimpicciolisce in formato ragazzi, ma riesce ad aprirsi smantellando l’astrusità severa dei prodotti simil letterari dove il sottotesto distopico/spaziale ha la necessità di agganciarsi a messaggi di richiamo alle grandi questioni del presente. Qui c’è soprattutto (e non è da meno) tanta immaginazione concretizzata su emozioni ed effetti speciali che catturano lo sguardo, degli attori alle prime armi eppure bravissimi, e scene di gran mangiate e guide spericolate che ci ricordano quanto era bello avere la loro spensierata età. Sulla terra certo, figurarsi sulla luna.