2020
Emily in Paris: la recensione della serie con Lily Collins ispirata a Sex and The City
My Red Carpet

Emily in Paris: la recensione della serie con Lily Collins ispirata a Sex and The City

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Emily in Paris: la recensione della serie con Lily Collins ispirata a Sex and The City
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Emily in Paris: la recensione della serie con Lily Collins ispirata a Sex and The City

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Ci sono serie tv di grande successo che se riguardate a vent?anni di distanza dalla messa in onda della prima stagione funzionano ancora bene e ci fanno pensare che potremmo continuare a vederne le repliche per sempre. Sex and the City ? una di queste. Andata in onda tra il 1998 e il 2004, raccontava le avventure (e disavventure) principalmente amorose di quattro donne benestanti di New York, single e con pi? di trent?anni, molto amiche tra loro: la giornalista freelance Carrie Bradshaw, l?avvocata Miranda, la gallerista e poi madre a tempo pieno Charlotte, e Samantha, responsabile di un?agenzia di pubbliche relazioni. Tutta lustrini, perle e grandi brand, la storia delle quattro inseparabili amiche rimaneva sospesa tra il sogno di una vita sempre al passo con la moda e la ricerca del big love, quello con la B maiuscola.

Donne contemporanee progressiste ed emancipate, Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte intrecciavano la loro vita a trame cosiddette “verticali”, cio? quelle che si risolvono nel giro di una puntata e sviluppavano tre elementi principali: il sesso, la moda e New York. La novit? di Sex and the City era proprio il tema trattato: le brevi relazioni sessuali intrattenute dalle protagoniste e i problemi legati al sesso, forse ancora un tab? per l’epoca. La formula funzionava allora e potrebbe funzionare oggi, perch? la serie, che nelle sue sei stagioni e due film ha portato avanti un importante sviluppo orizzontale, incentrato sulle pi? importanti storie d?amore e sesso delle protagoniste, aveva in pi? il merito di aver introdotto un?intera generazione di donne al concetto di libert? sessuale, attribuendo al piacere femminile un valore che mai gli era stato conferito durante il corso della storia televisiva.

Fortunatamente, il tema centrale dello show HBO non suona pi? come una grande eureka oggi, ma ? questo stesso fuoco spirituale che permea Emily (in Paris) nel racconto della serie tv a lei dedicata. Darren Star e Patricia Field (costumista di Sex and the City, Il Diavolo veste Prada e, ora, dello show Netflix) celebrano icone che hanno portato la moda nel cinema e nel mondo della serialit? televisiva, rinnovando una formula nota, modernizzando temi, professioni, ambientazione e struttura.

Guardare Emily in Paris, con occhio attento e vigile alle citazioni, significa fare un vero e proprio tuffo nel passato: ? uno show dedicato a uno spettatore che sa cogliere la reale essenza del personaggio grazie a segmenti visivi tra loro complementari, perch?Emily ? Parigi esattamente come Carrie era New York.
L’ambiziosa ed energica direttrice marketing venticinquenne di Chicago – che ottiene inaspettatamente il lavoro dei sogni nella citt? dell’amore, dove la sua azienda ha acquisito una compagnia di lusso francese e dove dovr? occuparsi di rinnovare la strategia dei social media – veste Prada (ma non ? il diavolo), indossa con disinvoltura capi di Chanel, scarpe di Christian Louboutin e accessori di Kate Spade. L’alta moda a portata di mano, elemento che, a suo tempo, aveva attratto il pubblico di Sex and the City. Una somiglianza che, in fondo, ? legata anche alle due attrici a confronto: come Sarah Jessica Parker, anche Lily Collins ? protagonista della moda del nostro tempo.

La firma di Patricia Field in qualit? di costume designer non ? solo attribuibile all’aspetto iconografico. I colori, gli abiti audaci, e l’idea stessa che ogni donna, in ogni luogo, pu? attingere dal proprio armadio e ridefinirne i codici. Non esiste il “normcore“, ? questione di individualismo, unicit? e fiducia in se stessi. Emily Copper non vuole rivendicare la normalit?, e non vuole essere nemmeno “alternativa”, vuole essere se stessa.

I costumi di Emily, nello show, hanno un vero e proprio arco narrativo. La vediamo all’inizio con outfit casual e bizzarri, quasi eccentrica come “un’americana a Parigi”. Abiti che riflettono la sua ambizione e la sua forte personalit?. Con il passare del tempo e degli episodi, Emily acquisisce glamour e raffinatezza, in perfetta fusione con la citt? francese. Ma non ? un cambiamento alla Andy Sachs de Il Diavolo veste Prada, in Emily in Paris ? opportuno parlare di commistione di stili, cio? cogliere l’identit? della moda di un paese straniero e adattarla al proprio stile. In questo senso, la citazione del primo episodio della serie ci viene in aiuto: “? come indossare una poesia”.

Una cena al bistrot sotto casa. Un pain au chocolat. Una finestra sulla citt? come Nicole Kidman in Moulin Rouge!. Una serata all’Op?ra. Un selfie nella strada pi? bella di Parigi “dans la ruelle qui va au bout” di Place Dalida. Una serata tra le stelle di una mostra di Van Gogh. Una pausa pranzo al parco sotto la Tour Eiffel. Flirt con affascinati ragazzi parigini. Una gita fuori porta degustando champagne. Emily vive Parigi in ogni sua meraviglia, e nella citt? dell’amore, non mancher? l’occasione di intrecciare le sue avventure lavorative con una nuova, travagliata storia. Quando Emily incontra Gabriel (Lucas Bravo), affascinante, educato e sensuale vicino di casa, l’attrazione ? evidente. E, nel pi? classico dei triangoli amorosi, Emily dovr? scegliere tra passione e amicizia, non dimenticando mai le sue esigenze sessuali.?

Tra cartoline di Parigi che omaggiano i primi cinque minuti di Midnight in Paris, lo show esplora il concetto di fusione e cambiamento. Viaggiare e immergersi in una cultura straniera ti rinnova, risveglia quell’esposizione al mondo con freschezza e novit?. Ed ? quello che fa Emily, vivendo una vie en rose.

In Emily in Paris, la moda si offre come strumento, di produzione e di senso, alla serie tv. Serve allo show in quanto codice costitutivo nella struttura dell?immagine e come dispositivo di accentuazione dei caratteri dei personaggi. Un rapporto simbiotico che genera sensazioni e sentimenti contrastanti. La naturalezza di Emily si incrontra e scontra con la superbia e ostilit? di una perfetta “antagonista” parigina come Sylvie.

Emily in Paris ? un prodotto televisivo certificato dalla qualit?CineChic.

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