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Cristiana Puntoriero
Falling for Christmas: 5 motivi per NON vedere il film Netflix con Lindsay Lohan
Tags: falling for christmas, falling for christmas netflix, lindsay lohan
Cascasse pure il mondo, ma ad ogni calo delle temperature i film di Natale sono d’obbligo ‒ non tanto vederli ma più che altro farli. Lo sanno bene che le case di produzione, che con regolarità stagionale danno vita a titoli su titoli, sfruttando a loro favore l’attesa della festa più importante dell’anno e l’atmosfera magica che si respira a partire da novembre. Sebbene i fasti di Mamma ho perso l’aereo, La Fabbrica di Cioccolato e Una Poltrona per due non siano più replicabili (bei tempi), nelle piattaforme digitali le commedie intramontabili si mescolano nella stessa categoria a nuove proposte, non sempre quest’ultime all’altezza delle prime, facendoci guardare indietro con una certa nostalgia. Se lo scorso anno dai classici tropes natalizi del pranzo coi parenti serpenti e del bacio sotto al vischio, si è riuscito ad intravedere uno spiraglio di progresso, dai temi inclusivi (Single per sempre, With Love) al mescolamento riuscito fra aderenza alla tradizione festaiola e la satira sulla stessa (Love Hard o il poco apprezzato Christmas Flow), bisogna ammettere che questo Natale 2022 cinematografico non comincia nel migliore dei modi.
Falling For Christmas sancisce in un film solo il primo lungometraggio delle feste e il ritorno sul grande schermo di Lindsay Lohan, persa da qualche decennio nel marasma della sua vita privata e giudiziaria che l’hanno allontanata progressivamente dal panorama audiovisivo. Su Netflix dal 10 novembre, la rom-com con l’ex Mean Girl(s) è tutto quello che vi potreste aspettare da un Christmas Movie preparato a tavolino: la quintessenza dei film di Natale forzatamente melensi e narrativamente irrilevanti, stracolma di cliché e addobbi esasperati da farci sorgere, qualche secondo dopo aver spinto play, due domande: perché lo sto guardando e perché lo hanno fatto?!
Permettendoci un po’ d’ironia, capiamo perché Falling For Christmas è così imbarazzante e perché è meglio NON guardarlo.
Sceneggiata, evidentemente, con scarso amor proprio dagli autori Jeff Bonnett e Ron Oliver, la storia nel film è un tripudio di banalità e pigra scrittura: lei, figlia di un ricco albergatore, cade da una montagna e perde la memoria, venendo così accolta da un giovane direttore meno agiato di lei dal quale capisce l’importanza del valore delle cose semplici. Il tutto condito con gag da slapstick-comedy (non fanno ridere), personaggi odiosi (lei per prima), semi citazioni alla carriera della Lohan (e a Netflix) e siparietti comici sull’inabilità della protagonista che più che farci ridere ci mettono a disagio, (capisco girare un pancake, ma infilare un copriletto su un materasso è più o meno la base della manualità).
Quasi come fosse la decorazione di un pandoro, alla ‘zuccherosità’ cosparsa a profusione sulle commedie romantiche di Natale non si sfugge, ma Falling For Christmas ha perso il senso della misura. Ce lo ricorda un momento chiave del film. La figlia di Jake e la nonna si recano nel tipico mercatino della zona, tutto caldarroste, tazze fumanti di caffè e turisti entusiasti. Dopo una breve inquadratura su un anziano signore con la barba, i capelli bianchi e vestito di rosso (si, è Lui), la piccola scrive in un bigliettino il suo desiderio, con ogni probabilità rivolto alla felicità del padre, rimasto vedovo dopo la morte della moglie. Prima di appenderlo su un grande albero, e un abbraccio con l’adorata nonna che le ricorda quanto il suo di desiderio si fosse già avverato con la sua nascita, il Santa Claus autoctono aguzza i suoi poteri e, sfregandosi il naso, riesce a far svolazzare in aria il bigliettino appena posato, in un turbinio di neve e suoni angelici che urlano: miracolo. Un modo stucchevolmente carino per dirci che quel pensierino forse sta per avverarsi. (Questa è l’idea di Netflix dei film caratterizzati come: Incantevole e Commovente).
Il titolo scelto gioca con il verbo inglese “to fall” che significa, a seconda dei casi, cadere o innamorarsi, e qui, accadono prima l’una e poi l’altra. Ma è la prima, l’atto fisico del cadere, che supera ogni sospensione d’incredulità. Sierra e il fidanzato vanno a farsi il primo selfie da prossimi sposi sul cucuzzolo di una montagna, non sapendo che di lì a poco si abbatterà una tempesta di neve. Perdendo l’equilibrio e scivolando all’indietro, Sierra ruzzola giù fra capriole e gambe al vento, alberi schivati per pochissimo e palate di neve in faccia, fino a sbattere la testa contro un albero e perdere i sensi. Non va meglio all’altro, il quale invece di un tronco intero prende i rami (la sequenza dura circa 25 secondi, li ho contati). Sopravvivranno miracolosamente entrambi, anzi, lei in ospedale ha un aspetto più fresco del nostro quando ci prepariamo per una serata. Nella realtà sarebbero entrambi morti, o almeno ospedalizzati per diversi mesi. Ma va beh, questo è un film di Natale, di Netflix e con Lindsay Lohan quindi…
Sarà per la presenza di Jack Wagner, per quasi vent’anni il Nick Marone di Beautiful, ma l’amore rappresentato in Falling For Christmas è un mix irritabile di toni da soap e freddezza reciproca. Fra Sierra, ora Sara, e il biondo albergatore dal cuore d’oro Jake (Chord Overstreet), dovrebbe nascere una tenera complicità, o almeno così prescriverebbe il copione. Eppure, fra i due, non percepiamo alcunché: desiderio, tenerezza, imbarazzo. Nulla cioè che stimoli in noi l’interesse emotivo a partecipare al loro lento innamorarsi, costruito in modo talmente puerile e casto da farci sorgere il dubbio se il problema sia stata la sceneggiatura (brutto quel bacio finale) o i due attori i quali, sotto sotto, forse neanche si tollerano…
Attenta sempre ad uscirne indenne, anche nelle sequenze della sua imbranataggine come cadute, lavatrici andate male, bagni da sturare e schiere di sci fatti crollare, nel corso del film la Lohan non si azzarda ad osare poi così tanto nella concreta autoironia, lasciando la comicità sugli altri e su sé stessa alla mera superficie di faccette e caricature. Non che l’ex BFF di Paris Hilton abbia mai rappresentato un caso di sconvolgente recitazione, ma questa interpretazione, la sua del rilancio, fatica enormemente a farcela apprezzare di nuovo, nel nostro immaginario rimasta ancora al suo passato da Bad Girl delle serate paparazzate a Los Angeles. Non aiuta nemmeno il resto del cast, attori e attrici che fanno quel che possono, visto il clima da operazione da Occhi del Cuore in cui verte l’intero progetto artistico.