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Finché notte non ci separi: recensione del film di Riccardo Antonaroli
Alessio Zuccari

Finché notte non ci separi: recensione del film di Riccardo Antonaroli

Tags: Filippo Scicchitano, Finché notte non ci separi, Pilar Fogliati
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Alessio Zuccari

Finché notte non ci separi: recensione del film di Riccardo Antonaroli

Tags: Filippo Scicchitano, Finché notte non ci separi, Pilar Fogliati

Pilar Fogliati e Filippo Scicchitano sono protagonisti di una commedia tra novelli sposi con diversi passati in sospeso.

A volte il cinema italiano proprio non ce la fa. La commedia soprattutto, che da mettere in quadra facile di certo non è. Si accontenta allora di rimasticare qualche tono e qualche carattere, prima di inciampare in un angolo dopo aver sbattuto la testa in ogni cliché possibile. Poi, di imputare tutta la colpa a questo Finché notte non ci separi, forse non è nemmeno troppo giusto. D’altronde il film di Riccardo Antonaroli è remake nostrano di Honeymood, pellicola israeliana che, considerati gli spunti qui raccolti, probabilmente tutto questo granché non era.

Resta tuttavia la certezza che nell’aggiornare la formula alla cornice verace di Roma non è che si sia trovato il guizzo, lo spunto, la chiave di lettura per renderlo a prova di occhiata all’orologio. Siamo nel reame degli equivoci, che magari così tanto equivoci non sono, e dell’effetto valanga. E nel mezzo c’è l’amore. Di più: una prima notte di nozze. Novelli sposi sono Eleonora (Pilar Fogliati) e Valerio (Filippo Scicchitano), coppia ruggente che incontriamo a festeggiamenti conclusi e in procinto di salire nella loro suite d’hotel. Si concedono bacetti e toccatine, schivano la gag del cameriere (Armando De Razza) – che si ripete uguale lungo il corso del film per quattro, diciamo quattro, volte –, arrivano in fondo al corridoio, imboccano la porta e si apprestano a consumarsi d’affetto.

Roma di notte, tra vecchi amori e sentimenti

Finché notte non ci separi: recensione del film di Riccardo Antonaroli
Photo Credits: 01 Distribution

Solo che Eleonora trova in tasca a Valerio una lettera con un anello lasciatagli dall’ex, imbucatasi al matrimonio. Valerio non è che la racconti proprio giusta, così Eleonora si intestardisce di andare da questa ex per farsi raccontare tutti i perché e i per come. Ed è ovvio che qui la sceneggiatura Roberto Cimpanelli, Giulia Magda Martinez e Susanna Paratore caramboli di imprevisto in imprevisto, tracciando la geografia di una Roma notturna attraversata da parte a parte a bordo di tutti i mezzi di trasporto pubblico possibili, tra taxi, autobus e monopattini elettrici, transitando persino per una volante della polizia.

Per cinque minuti di ironia del classico tassista romano ma di salda fede juventina (Francesco Pannofino), che ha il POS rotto e mette in vivavoce la chiamata dell’amante, ce ne sono dieci di confronto con l’ex invece di Eleonora (Claudio Colica), cineasta fregnacciaro ed egoriferito. E si procede così di incontro in incontro, con i due sposi che separano le loro strade piuttosto precocemente per continuare in solitaria questa elaborazione dei passati in sospeso, con annesse scelte emotive di rivedibile efficacia come bonari sorrisi lanciati a dolci vecchietti e avventati slanci onirici.

Una mancata messa a fuoco di intese e personaggi

Finché notte non ci separi: recensione del film di Riccardo Antonaroli
Photo Credits: 01 Distribution

Un peccato, perché se c’è una traccia di vita nel film è nell’intesa tra Fogliati e Scicchitano, che un battito cardiaco, per quel poco che è loro concesso, riescono a infonderlo. Compensa qualcosa anche la presenza del duo composto da Giorgio Tirabassi e Lucia Ocone, vera linea comica della pellicola che riesce a strappare una risata nei panni della coppia di ansiosi genitori ebrei di Valerio.

A ben guardare, però, emerge poi tra le righe anche il trattare Eleonora con un atteggiamento abbastanza accusatorio, con una sorta di effettiva condanna al suo essere gelosa e un po’ isterica. Cosa che già da sé rasenta un’anacronistica e problematica caratterizzazione femminile, lunatica e umorale. Oltretutto, nel gioco dei ruoli, il film pare trattare Valerio con un tono tutto sommato più indulgente. Sì, è un buontempone, un ‘faciolo’, come si direbbe rimanendo nella terminologia faunistica di Roma, che non la racconta in effetti mai giusta dall’inizio alla fine ma a cui Finché notte non ci separi assegna quasi la scusante da cocco di mamma, dell’uomo che s’ha da formarsi.

Alla fine della fiera, che arriva dopo circa un’ora e mezza, si resta insomma con in bocca uno sbadiglio e in testa più di qualche grattacapo. E con l’augurio che di battuta possa essere buona la prossima.

Finché notte non ci separi è al cinema dal 29 agosto con 01 Distribution.

Guarda il trailer ufficiale di Finché notte non ci separi:

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