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Alessio Zuccari
FolleMente: recensione della nuova commedia di Paolo Genovese
Il mare siciliano, il sole, la Grotta dei sospiri. Poi la notte per le strade di Palermo, i locali, un debito da saldare e un aereo da prendere. Queste le 24 ore di Fino alla fine, nuovo film di Gabriele Muccino dove una ragazza americana, Sophie (Elena Kampouris), si imbatte nel piacente Giulio (Saul Nanni) e nel suo gruppo di amici. Lui ci prova, lei ci sta. Si piacciono e finiscono così per trascorrere insieme pure una notte che si fa più lunga del previsto. Uno dei compari di Giulio, Komandante (Lorenzo Richelmy), riceve infatti una chiamata: lui e gli altri devono fare un lavoretto per compensare un favore ricevuto in carcere a cui ora Komandante deve rendere il conto. Non è un lavoretto qualsiasi, devono rapinare un porta valori.
E così è questione di un attimo che questo vagabondaggio giovanile si tramuta in una corsa contro il tempo a cui nessuno sembra davvero pronto. In apparenza men che meno Sophie, che dovrebbe ripartire l’indomani verso la California con l’opprimente sorella e che di quel mondo non fa parte. Eppure sceglie di seguire Giulio, contro ogni buon senso in odore di ribellione, in un’avventura annunciata come autodistruttiva. Attorno a questo nocciolo erratico si sviluppa Fino alla fine, film che sarebbe, in potenza, una versione solida di un’opera che mescola i corpi e le voglie alla tensione del genere action.
Appunto, in potenza. Perché le umoralità del cinema di Muccino, nel 2024, abbiamo oramai imparato a conoscerle bene, in tutti i loro pregi e difetti. A Fino alla fine non mancano di certo ritmo e consapevolezza di dove stare con la macchina da presa, in realtà. Muccino il regista lo sa fare e bene, consapevole anche di un certo gusto dal richiamo internazionale forte della scorta della sua esperienza oltreoceano. Ma è questione di poco, pochissimo, che questo ritmo fatto pure di malavita, inseguimenti e sparatorie inciampi e scivoli in una rincorsa in continuo affanno, in palpitazione tutta ‘de core’ e sudore.
La vena tensiva del thriller è annacquata di continuo da quella che è una inizialmente azzeccata intuizione romantica e che si dichiara poi arresa al melò sguaiato e cacofonico. Pare che Muccino, in sceneggiatura con Paolo Costella, voglia far pendere di continuo la bilancia del film da questo lato, dirigendo i suoi attori con un costante eccesso di tono, passando dall’euforia alla disperazione senza la minima ombra di livelli intermedi. Lo abbiamo detto, è un qualcosa a cui siamo abituati.
A risentirne di più è il personaggio di Sophie e di conseguenza tutta l’impalcatura del racconto, perché è lei il vero filo conduttore di cui Fino alla fine assume lo sguardo e che dovrebbe condurci nell’eccezionalità di questa assurda storia. Ma è una figura concepita maldestramente a partire dalla scrittura che persino nel background solo accennato appare inverosimile, di cartone, con la quale Kampouris ingaggia una performance schizofrenica e di complessa digestione. È costretto ad accodarsi a lei Nanni, che quantomeno prova a lavorare di empatia e sul suo volto d’angelo nel costruire l’altro polo di questi novelli Bonnie e Clyde all’acqua di rose.
Ad emergere su tutti è invece l’interpretazione di Richelmy, in grande esercizio sul fisico, sugli occhi e sulla presenza scenica che sa contrastare bene in un’emotività nascosta in cui annoda i suoi conflitti sotterranei (appena tracciati, ma nel suo caso va bene così). È insomma l’unico al quale si riesce, fosse anche solo per un istante, a credere sul serio, a considerarlo come un personaggio costruito attorno a qualcosa e non solo schiaffato lì – non è che sia concesso andare troppo in là agli altri due, Enrico Inserra e Francesco Garilli.
Ed è davvero un peccato vedere come Fino alla fine si sciupi minuto dopo minuto (il film dura un paio d’ore) nelle criticità di un sentimentale così appiccicoso, talmente invadente da fagocitare quanto c’è di buono nell’ossatura ben cadenzata di un’opera di genere che non arriva mai a esprimere la versione migliore di se stessa.
Fino alla fine è al cinema dal 31 ottobre con 01 Distribution.