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Hustle: recensione del film Netflix con Adam Sandler
Tags: adam sandler, film, netflix, Recensione
Sinossi ufficiale di Hustle:
Dopo aver scoperto un giocatore eccezionale ma dal passato turbolento, un talent scout del basket (Adam Sandler) in cerca di riscatto decide di convincere il fenomeno sportivo a trasferirsi negli Stati Uniti senza chiedere l’approvazione della squadra. Contro ogni previsione, i due avranno un’ultima occasione per dimostrare di essere all’altezza dell’NBA.
Negli Stati Uniti il basket ? sacro quanto il calcio in Italia. Un business che vale milioni di dollari, giocatori ritenuti intoccabili come fossero star di Hollywood, accanite tifoserie e procuratori sportivi che fanno di tutto per accaparrarsi i migliori talenti emergenti da mettere in campo, cos? da rimpinzare le tasche degli sponsor e dei manager che proprio su quelle giovani promesse hanno prima scommesso e poi investito.
Su questo rodato processo di ricerca, formazione e capitalizzazione verso l?NBA, Hustle, secondo lungometraggio di finzione diretto dal regista di We The Animals – Eravamo Fratelli Jeremiah Zagar, riporta al pubblico di Netflix il fascino perpetuo e molto cinematografico della pallacanestro a stelle e strisce, con un racconto che come sempre accade trascina a s? aperture su ben altre tematiche: la rivalsa personale e le contraddizioni del sogno americano.
Protagonista ? lo Stanley Beren detto ?Sugarman? di Adam Sandler, un talent scout che esercita per i Philadelphia 76ers, stanco dei continui viaggi che lo rimbalzano da una parte all?altra fra Europa e Stati Uniti, alla ricerca di astri nascenti ancora praticanti nei circuiti minori, da inserire in squadra e provare a farli vincere nei campionati che contano. Un uomo facilmente manipolabile, incapace di far valere le proprie idee soprattutto quando ha a che fare con Vince (Ben Foster), il figlio del capo (Robert Duvall), il quale lo rispedisce in aereo da una possibile promozione, non appena il padre viene a mancare.
In una di quelle interminabili trasferte che da anni lo tengono lontano dalla moglie (Queen Latifah) e dalla figlia, Sugarman viene catturato per caso dalla bravura di Bo Cruz (Juancho Hernangomez) un ventiduenne spilungone, operaio edile a Maiorca, capace di saltare in alto come se ne vedono pochi, e lo persuade cos? a trasferirsi negli States, provando a dare ad entrambi un’ imperdibile possibilit?.
Prodotto dallo stesso Sandler e dal cestista LeBron James, Hustle ? il classico drama sportivo di seconde possibilit? che ricorda per molti aspetti il recente The Way Back di Gavin O’Connor, addiction-drama che sovrapponeva metaforicamente l?impegno e la caparbiet? sul rettangolo di gioco con quella necessaria alla rinascita di uomo: un Ben Affleck mai cos? convincente, dipendente dall?alcool e ritrovatosi ad allenare un gruppo di adolescenti che proprio su quel parquet gli avrebbero salvato la vita.
In Hustle sembrano dunque ritrovarsi le medesime connessioni fra coach e atleti, ma rispetto al lavoro di Brad Ingelsby la scrittura di Will Fetters e Taylor Materne riesce ad estrapolare sul proprio protagonista solamente la met? del carisma contrito e insofferente di quello interpretato da Affleck nel 2020, e il film, sfiorando la forte umanit? percepita nell?altro, sembra ‘chiudersi’ esclusivamente fra chi gi? ama o ? abitudinario all’interesse per il basket, senza quindi riuscire ad allargare la propria platea di spettatori.
Appurata infatti l’abilit? registica di Zagar nel cogliere la naturalezza dei gesti e delle ambientazioni, dimostrando un occhio particolare verso personaggi naturalmente insicuri di s?, colti nel loro momento di debolezza ma di svolta personale, il film tutto sommato ribadisce una narrazione antica come il mondo, ovvero quella da Rocky in poi in cui il duro allenamento, la caparbiet?, il non mollare mai hanno risvolti umani oltre a quelli della scalata al successo.
Galleria di nomi e volti dell?NBA, dai giocatori agli allenatori, chiamati a interpretare s? stessi in un omaggio il basket e alle sue stelle, Hustle aspira ad essere un film sull?amicizia prima del contratto, con una solida morale di rinascita e di un obiettivo vincente da non perdere mai d?occhio. Eppure a tratti sembra auto-realizzarsi in un tiro libero da un punto piuttosto che provare a farne uno davvero spettacolare dal fuori campo, chiuso e rivolto verso la stretta cerchia dei fan esaltati delle leggende del basket dimenticando fuori tutti gli altri.