2020
I am not okay with this: ironia
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I am not okay with this: ironia, formazione e paranormale arrivano su netflix

Tags: i am not okay with this, netflix, serie netflix, Stranger things
I am not okay with this: ironia
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I am not okay with this: ironia, formazione e paranormale arrivano su netflix

Tags: i am not okay with this, netflix, serie netflix, Stranger things

A cura di Samantha Ruboni

Dear Diary

A un primo sguardo, I am not okay with this, sembrerebbe la solita storia di formazione adolescenziale. Sydney (Sophia Lillis) ? una ragazza solitaria e umorale, che da poco ha perso la figura paterna. Il suicidio del padre ? proprio la scintilla della storia – incipit che ricorda anche un’altra serie Netflix, Dark?-. Dopo un inizio scioccante in flashback, ? l? che la narrazione ha inizio, con la psicologa della scuola che consiglia a Syd di iniziare a scrivere un diario ? di dubbia bellezza estetica ? come valvola di sfogo per i suoi sentimenti, altrimenti repressi. Sono proprio le emozioni represse che divengono il fattore scatenante dei poteri incontrollati di Syd. I suoi continui attacchi di collera e l’angoscia adolescenziale, che tutti noi abbiamo provato, diviene un detonatore per poteri fin da subito non accettati da Syd. Nonostante la paura di questa scoperta, Syd cercher? sempre di essere razionale su ci? che le sta accadendo, e riuscir? a non perdere troppo il controllo anche grazie all’eccentrico Stanley (Wyatt Olef).

Stanley Barber: the master of zero fucks

In I am not okay with this, Stanley ? il ragazzo eccentrico della porta accanto, lo conosciamo che corre dietro a Syd a piedi scalzi in pigiama in pieno giorno. ? quello che si fa le canne e che vive in un sotterraneo dove il tempo si ? fermato tra gli anni ’70 e ’90. Vinili, VHS e completini di colori accessi sono il mondo in cui si rifugia. Stanley ha una grande personalit?, un animo sensibile e gentile. Nonostante sia circondato costantemente da modelli di mascolinit? tossica, dal padre ai compagni, se ne frega e vive la vita come piace a lui. ? il compagno di avventure che tutti vorremmo avere. Leale e premuroso, ha sempre la parola giusta e una visione positiva della vita. ? di certo l’aiutante perfetto per la strada che Syd dovr? percorrere.

The end of the graphic novel

E pensare che nella graphic novel originale Stanley era solo un personaggio di contorno, s? eccentrico e fattone, ma non un personaggio principale e nemmeno cos? importante nella vita di Syd. Ma non ? l’unica differenza che abbiamo con la serie. Il finale ? molto diverso e avrebbe troncato decisamente la serie in una maniera non molto chiara. Molto probabilmente perch? nel fumetto il messaggio era ben altro. Nel finale grafico, Syd si suicida con i suoi stessi poteri. Qui il messaggio ? quello di spiegare e far comprendere cosa vuol dire non sentirsi adeguati e quel peso che gli adolescenti possono sentire in momenti critici come quelli del liceo. I poteri sono l’incarnazione di quel buio incontrollabile che si pu? sentire dentro, e la decisione finale quella di molti Syd nel mondo reale. Sicuramente un finale molto pi? cruento di quello pensato da Netflix, che taglia la stagione in una maniera che ci porter? quasi sicuramente a una seconda, e mantiene il tono della serie pi? leggero e ludico.

That’ 80s Show

D’altronde la serie Netflix ? una vera e propria serie da binge-watching, con i suoi 20 min a puntata, ? una serie piacevole fatta di rimandi ai cult horror anni ’80 e ai film di John Hughes ? in primis The Breakfast Club. Non per niente Sophia Lillis ? stata comparata molto spesso a Molly Ringwald, la pretty in pink degli anni ’80. In pi?, proprio l’attrice ? diventata famosa per il suo ruolo nel remake di IT, altro classico horror anni ’80, nel quale recita proprio con la controparte Wyatt Olef. Se non ? nostalgia anni ’80 questa, non sappiamo cosa sia.

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