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il corpo (3)
Alessio Zuccari

42TFF | Il corpo, recensione del film di Vincenzo Alfieri

Tags: Andrea Di Luigi, claudia gerini, giuseppe battiston, Il corpo, Vincenzo Alfieri
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42TFF | Il corpo, recensione del film di Vincenzo Alfieri

42TFF | Il corpo, recensione del film di Vincenzo Alfieri

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Alessio Zuccari
Tags: Andrea Di Luigi, claudia gerini, giuseppe battiston, Il corpo, Vincenzo Alfieri

Giuseppe Battiston, Andrea Di Luigi e Claudia Gerini sono i tre protagonisti di un thriller cupo e non sempre equilibrato.

Un marito, una moglie, un ispettore. Poi un cadavere che scompare. Che è quello della moglie. Chi l’ha preso? E perché? Forse quella morte, in apparenza per infarto, cela una realtà che qualcuno vuole tener nascosta? Queste le coordinate e le domande che vorticano nella notte piovosa e tormentata de Il corpo, nuovo film diretto da Vincenzo Alfieri, pure in sceneggiatura con Giuseppe G. Stasi e a partire dalla pellicola spagnola El cuerpo di Oriol Paulo.

Un’opera, presentata Fuori concorso nella selezione della 42esima edizione del Torino Film Festival, con cui Alfieri torna ancora al cinema di genere nudo e crudo. Il corpo, ambientato quasi interamente nell’arco di una notte, è pensato infatti attraverso le peculiarità delle parti che lo compongono, a partire dalle location, teatri di scena e della mente di una storia che si dipana nei meandri di un rapporto che pare essersi consumato arrivando all’esito più fatale.

Una notte da incubo

42TFF | Il corpo, recensione del film di Vincenzo Alfieri
Photo Credits: Eagle Pictures

Perlomeno questa è la teoria che sembra avvalorare l’ispettore Cosser (Giuseppe Battiston), che nell’immenso edificio dove si trova l’obitorio torchia Bruno Forlan (Andrea Di Luigi), marito e principale sospettato di aver sottratto la salma della moglie defunta solo qualche ora prima, la rinomata imprenditrice farmaceutica Rebecca Zuin (Claudia Gerini). Un luogo che dall’ampissimo androne scivola poi in stanze, stanzette, archivi e celle, in un percorso labirintico e in costante metafora di morte dove Bruno finisce sempre più schiacciato dal proprio senso di colpa. Perché qualcosa Bruno ha fatto. Di sicuro non restare fedele a Rebecca, che ha tradito con Diana (Amanda Campana), che afferma di amare veramente.

E il mistero è portato avanti anche da un misterioso qualcuno che durante la notte dissemina in questo palazzo indizi con cui incastrare Bruno. Lui è convinto sia proprio Rebecca, che in qualche modo, con l’aiuto della sorella (Rebecca Sisti), ha finto la propria morte ed è determinata a fargliela pagare. In proposito è molto interessante la performance di Gerini, che emerge nei flashback di Bruno a descrivere l’altra metà di un rapporto sempre in disequilibrio.

Il suo di corpo e la sua sensualità manifesta, velenosa, sono uno strumento con cui alimentare l’aura di una sorta di femme fatale tanto insinuata nella testa di Bruno da sopravvivere nella memoria e nelle visioni ad occhi aperti di un uomo incapace di sostenere il peso dei propri peccati. Ad un certo punto Il corpo intercetta in effetti anche slanci tra l’onirico e l’orrorifico, elementi amalgamati non con particolare efficacia o convinzione alla fibra da thriller che fa da ossatura del film.

Quasi un graphic novel

42TFF | Il corpo, recensione del film di Vincenzo Alfieri
Photo Credits: Eagle Pictures

E se Bruno sta nel mezzo, strapazzato dal film (che lo detesta ed etichetta subito come uomo squallido), l’altro peso della bilancia è appunto l’ispettore Cosser. Per il quale la sceneggiatura sceglie invece da subito un tono alto (in alcuni momenti anche troppo, o troppo in fretta), che ne fa un uomo schiacciato tra la sofferenza per un dolore del passato – che si scoprirà – e lo scudo che Cosser alza contro il mondo, cioè quello della testa calda ingovernabile per i colleghi (Andrea Sartoretti), sempre in punta di battuta e stoccata inappropriata.

A guardarlo si capisce come in qualche maniera Il corpo cerchi in queste insistenze quasi un carattere da graphic novel, sottolineato dall’estetica di una fotografia inscurita e piena di contrasti (Andrea Reitano) e dal gusto ludico per le riprese impossibili di Alfieri, da dentro distributori automatici, celle d’obitorio, cassetti, alternate poi a una regia che cerca la cupezza di ambienti rigidi, con sguardi geometrici e algidi – in particolare nell’abitazione di Bruno e Rebecca.

Non sempre però il film è all’altezza del gioco di tensione con il quale vuol tener banco degli imputati. La tira un po’ troppo per le lunghe (quasi due ore) e subisce una inevitabile flessione, che presta oltretutto il fianco a degli scricchiolii di sceneggiatura che chiedono allo spettatore più di uno sforzo in sospensione dell’incredulità. Non c’è da soffermarsi troppo a riflettere in certi snodi o si rischia di grattarsi il capo. Ma preso come intrattenimento d’atmosfera, Il corpo qualche carta da giocarsi ce l’ha.

Il corpo sarà al cinema dal 28 novembre con Eagle Pictures.

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