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Martina Barone
Il corsetto dell'imperatrice: la creazione degli abiti della (moderna) principessa Sissi
Tags: Il corsetto dell'imperatrice, Marie Kreutzer, Vicky Krieps
Nel titolo Il corsetto dell’imperatrice vengono inseriti gli elementi portanti del film di Marie Kreutzer. Da una parte, infatti, vi è la protagonista Elisabetta d’Austria interpretata da Vicky Krieps, dall’altra uno degli indumenti indispensabili per il guardaroba femminile di più di un secolo fa. Non a caso, in originale, la pellicola porta solamente il nome di Corsage, a richiamare la centralità di quell’indumento il quale veniva, come del resto qualsiasi altra cosa, imposto e che è diventato nel tempo uno dei simboli dell’oppressione della posizione femminile.
Quello di cui vuole liberarsi la stessa principessa Sissi nella versione autoriale di Kreutzer, affidando nuovamente a quella gabbia da indossare un attributo che trascende il suo solo sussistere, dotandola della potenza dei significati e cosa questi vanno a rappresentare.
Per farlo, ovviamente, la regista e sceneggiatrice di Il corsetto dell’imperatrice doveva essere in grado di stendere una storia in cui osservare l’evoluzione verso “lo spoglio” della protagonista, sempre presente, ma più pressante con sul proseguire, oltre a doverle restituire la lucentezza e la solennità derivante dalla Corona. Per farlo ha collaborato insieme alla costumista del film Monika Buttinger, la quale ha svolto il proprio lavoro tra la ricerca dell’attinenza della realtà all’opulenza cinematografica che vediamo nell’opera.
Tutto parte, come dichiarato da Buttinger, dalla differenza tra corpetto e corsetto, i quali avendo utilizzi differenti hanno richiesto il consulto di Michaela Lindinger, specialista in costumi al Museo di Vienna. In più bisognava attenersi alla moda degli anni 1877/1878, alquanto dolorosa per il corpo femminile. Ai tempi di Elisabetta d’Austria, infatti, la fasciatura del corpo era un must negli indumenti femminili e questo portava le borghesi a dover sviluppare una vita stretta sperando di non incappare in danni gravi per il fisico.
Proprio la questione della vita è stata da subito il punto principale su cui il reparto costumi di Il corsetto dell’imperatrice si è focalizzato, visto che risultava un punto cardine anche della sceneggiatura del film. Con le spalle larghe di Vicky Krieps, ma la sua vita stretta, Monica Buttinger col proprio staff sono riusciti a ridurre quest’ultima di altri 8 cm, così da ottenere la silhouette sperata.
Per il film sono stati realizzati tre corsetti principali sulla figura di Vicky Krieps: uno per l’equitazione e per la scherma, un altro in stile jogging di altri tempi e infine quello speciale da mettere sotto i vestiti. I primi avevano una componente da corsetto sportivo, soprattutto quello della scherma in quanto corto, mentre quello da ginnastica era stato creato in cordoncino con pantaloni in jersey di seta. Le parti del corsetto sono state messe insieme e adattate dalla specialista Barbara Pesendorfer, colei che le ha anche prodotte per l’occorrenza.
L’attrice protagonista è riuscita a resistere alla sensazione fisica di qualcosa che la stringeva in maniera opprimente, sensazione la quale si riflette nella psicologia di Elisabetta. Ovviamente appena possibile Krieps veniva liberata, ma anche mettere e togliere ogni volta un corsetto era un’operazione ardua, visto che con alcuni bisognava metterci un top sopra, fissarlo e in alcuni casi allacciarci la gonna. Il punto di riferimento di Il corsetto dell’imperatrice è la Gilded Age, il cui stile puntava sull’avvolgere talmente i corpi nei tessuti da non lasciare nemmeno uno spazio di pelle scoperto, richiedendo per questo un dispendioso uso di denaro.
Per la creazione degli abiti Monica Buttinger dice di aver attivato molte aziende del territorio, come l’azienda Mühlbauer per i cappelli o per le borse del marchio Sagan. L’etichetta Rudolf ha sviluppato i modelli di maglieria e Leitner Leinen ha fornito materiali in lino, per arrivare a un guardaroba di circa quarantacinque abiti, tra cui i costumi per il soggiorno della protagonista all’Hofburg dallo slancio più sportivo, mentre per il viaggio in Inghilterra il personaggio era dotato di una mantella reversibile che abbinata al colletto poteva riservare ben quattro differenti look.
Quello che Buttinger ha confermato è che se avessero cercato di attenersi alla realtà storica in senso stretto, ci sarebbero stati abiti molto più sontuosi, ma assai meno adatti per esprimere il carattere, le attitudini e gli interessi della protagonista.
Sicuramente l’attenzione verso l’imperatrice era alquanto alta, tant’è che qualsiasi cosa indossasse o portasse veniva meticolosamente studiato o fatto notare. Una personalità che ha perciò dettato senz’altro il gusto del tempo, la quale vede con l’opera una rivisitazione magnifica, che dona a ogni capo d’abbigliamento un suo motivo per cui trovarsi nel film di Marie Kreutzer.