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Martina Barone
Il grande giorno: recensione del film con Aldo, Giovanni e Giacomo
Tags: aldo giovanni e giacomo, il grande giorno, Lucia Mascino
In una grande villa sul lago di Como tutto è pronto per celebrare il matrimonio di Elio e Caterina. Sarà il giorno più bello della loro vita e anche di quella dei loro genitori, soprattutto dei rispettivi padri, Giacomo e Giovanni. I due si conoscono dai tempi della scuola e hanno condiviso tutto: l’azienda di famiglia – la Segrate Arredi – gli affetti, le vacanze… Il matrimonio dei figli rappresenta il suggello più emozionante alla loro fraterna, indissolubile amicizia. Per questo non hanno badato a spese: tre giorni di festeggiamenti, un Cardinale a celebrare le nozze, vini di pregio, chef stellati… E a dirigere il tutto, un costosissimo maître che si fa chiamare “il Riccardo Muti del catering”.
Peccato che insieme a Margherita, l’ex moglie di Giovanni nonché madre della sposa, arrivi al matrimonio anche Aldo, il suo nuovo compagno. Simpatico, espansivo e soprattutto casinista in sommo grado, il nuovo arrivato si abbatte sul matrimonio come un tornado, infilando una serie di gaffes e incidenti esilaranti ma soprattutto costosissimi. Giacomo e Giovanni provano ad arginarlo in tutti i modi, ma sotto i colpi di Aldo si aprono delle crepe da cui affiora un malessere nascosto, destinato a mettere in discussione l’amicizia tra Giovanni e Giacomo, i loro matrimoni e non solo. E che costringerà tutti a fare i conti con i propri dubbi e con il coraggio che ci vuole per concedersi la felicità.
Nel 2020 Odio l’estate aveva segnato in qualche modo il ritorno simbolico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Non che il trio se ne fosse mai andato. Dopo anni a collaborare insieme, a produrre show per il teatro, spettacoli per la televisione e pellicole per il grande schermo, i comici e attori si sono concessi un periodo di pausa delle restringenti condizioni di gruppo assodato, dedicandosi individualmente a dei propri progetti, pur presentandosi più deboli da soli rispetto a quanto hanno mostrato di essere forti insieme.
Non certo sempre, soprattutto verso quel brutto periodo di decadimento che hanno rappresentato le pellicole Il cosmo sul comò e Fuga da Reuma Park, le medesime che hanno segnato l’arresto momentaneo del team storico, bisognoso di fermarsi e di ricaricare le pile.
Uscito in procinto del lockdown causato dal Covid, Odio l’estate era stato il film che non solo aveva sorpreso il panorama italiano della stagione invernale 2020, ma dettava anche il nuovo terreno su cui il trio ha dimostrato col film di voler solcare, sia vicino che differente alle opere che li hanno sempre distinti, tanto in tv quanto al cinema. Un inedito percorso che contrassegnava un’ironia più matura, un’amarezza più accentuata.
Le stesse che ci sono sempre state anche in quelle prime pellicole a cui oggi potremmo affibbiare l’appellativo di dramedy, stavolta però forgiate da un’avanzamento dell’età e dalla prospettiva della propria carriera artistica, in grado di scavarne nel profondo.
La seconda prova su questo cammino non poteva perciò che essere Il grande giorno, in cui la nostalgia di un tempo andato e di un futuro che ci attende imprevedibile e malinconico viene accentuata ancor di più di quanto si era fatto con la precedente pellicola, causa anche lo zampino di Massimo Venier, di ritorno dietro la macchina da presa dei loro film, il quale tale afflizione l’ha sempre un po’ ricercata. Mischiando ancor di più la realtà con la finzione, l’opera vede in due amici di vecchissima data, Giovanni e Giacomo, un ulteriore passo nella loro unione il quale li renderà non solamente più soci, ma futuri parenti.
I loro figli, infatti, sono destinati a convogliare a nozze, portando le rispettive famiglie a festeggiare con una cerimonia in pompa magna, che metterà in discussione le dinamiche di un passato fatto di conoscenza e amicizia. Ad aggiungere scompiglio all’evento arriverà inoltre il nuovo compagno dell’ex moglie di Giovanni: Aldo, un “terrone” fisioterapista dai modi espansivi e dai guai annunciati.
Proprio dunque come avvenuto trenta e più anni prima nell’esistenza di Giovanni e Giacomo, così anche nella fiction Aldo arriva tempo dopo per scardinare quel legame consolidato, che se nella vita vera ha dato profitto e successo a tutti e tre, nel film creerà semplicemente confusione e trambusto. E esattamente come è possibile accada nella realtà, anche ne Il grande giorno il matrimonio tra i giovani protagonisti potrebbe riservare svolte inaspettate, dettate dall’ammettere cosa si desidera e quali persone volere accanto.
Avendo ben chiaro l’intento introspettivo e riflessivo che oramai Aldo, Giovanni e Giacomo sembrano voler suscitare, il trio – assieme al regista Venier – abbinano l’atmosfera rarefatta e quasi sospesa di Odio l’estate (in verità quanto mai attinente alla vita) al secondo lavoro sulla scia della loro rinascita professionale. Ma utilizzare semplicemente i medesimi stratagemmi narrativi o, ancor più, i sotto testi e le atmosfere intime, non vuol dire essere in grado di saperli usufruire al meglio e non è cauto dare per scontato che la medesima formula possa nuovamente funzionare se applicata a una storia diversa.
Il grande giorno imita perciò Odio l’estate senza però riuscire a contrapporre a quella sensazione di gravità la comicità che non è certo obbligatoria o da richiedere, ma che è evidente che il film tenta di perseguire non riuscendo del tutto a coglierla. A fare ironia non sapendo però raggiungere i risultati che ci si attendeva dopo la pellicola del 2020, e che l’opera cerca di emulare spingendosi ancora più a fondo, non arrivando però ad alcun soddisfacente risultato – almeno non pienamente.
C’è dolcezza ne Il grande giorno. C’è anche consapevolezza e c’è una vasta umanità. Ma c’è anche l’impressione di voler andare sull’impegnato non vagliando adeguatamente i temi e le opzioni che si vogliono proporre, andando più sul sentimentale che sul conciso, sia che si tratti di dramma che di commedia. C’è la pressione di dover essere all’altezza di una crescita che il trio ha dimostrato, e che se ha commosso col loro “ritorno” non vuol dire che debba farlo anche con le sue modeste ripetizioni. Anzi, lo esclude del tutto, pur mostrando di metterci tutti i sacrifici necessari per poter andare avanti.