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Il re: recensione dei primi due episodi della promettente serie Sky
Tags: Il re, Luca Zingaretti, sky
Dando addio al suo Montalbano, Luca Zingaretti ha aperto un nuovo capitolo della propria carriera. Un percorso che lo vuole alla ricerca di ruoli complicati, che possano interessarlo e impiegarlo non solamente come interprete, ma credendo talmente tanto nel progetto di cui potrebbe far parte da voler investire anche in quanto produttore. ? quello che ? avvenuto con Il re, che riconferma l?eccellenza di una finestra europea come quella di Sky e nel particolare nelle sue trovate italiane, che dopo Christian con Edoardo Pesce e Claudio Santamaria richiamano ancora una volta degli ottimi attori dalla propria parte per una serie in grado di catturare fin dalle sue prime puntate.
Il re del titolo, l?uomo a capo di un regno che ? pronto a sgretolarsi e crollare, non ? altro che il protagonista Bruno Testori (Zingaretti), direttore del carcere di San Michele che della giustizia ha fatto una sua propria interpretazione, quella che premia e castiga non secondo le leggi di uno Stato garante dei diritti di ogni cittadino, ma soddisfando i desideri di ordine e controllo del suo ?sovrano?. Ma come ogni leader anche Bruno dovr? stare attento ai propri alleati, li stessi che finiranno per pugnalarlo come un Bruto qualsiasi col suo amato Cesare, in un richiamo figurativo a cui accenna anche il secondo episodio della serie e che fa da tappeto per le ferite che saranno pronte a? sanguinare.
? prima di tutto una crudezza sporca e inquietantemente ruvida quella che riesce a suscitare l?operazione Sky che passa per il panopticon inquadrato dal regista Giuseppe Gagliardi e che viene trascritta sulla pagina per diventare poi storia e messinscena dalle parole degli autori Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernardo Pellegrini e Davide Serino. E, immediatamente dopo, ? la prontezza animale di un Luca Zingaretti che come una roccia si staglia contro nemici e colleghi manifestando una violenza che riesce a trasmettere solamente con la sua presenza. Con uno sguardo lanciato in un certo modo, un comando dato con un tono fermo della voce. Non solo Bruno Testori ? il re del carcere, ne ? il giudice e il giustiziere, il fautore del male e del suo mantenerlo sotto il proprio giogo.
Una statuariet? che Zingaretti impone eppure non risulta mai forzata. Che sembra piuttosto proprio la scorza inscalfibile che il personaggio ha indossato pezzo dopo pezzo nel corso dei suoi anni a contatto con la galera, diventando pi? scaltro e pericoloso di qualsiasi detenuto. Per poter stare al fianco o anche solamente dietro a una performance cos? imponente anche il resto degli attori non potevano che assumere una corazza che li condurr? presto in guerra dimostrando, recitativamente, il loro valore. Su tutte sono soprattutto le donne de Il re a combattere ai lati un despota che sentir? tremare la terra sotto al suo impero. Una Isabella Ragonese durissima mai stata tanto brava e una Anna Bonaiuto?che nell?asprezza e ironia del suo Pubblico Ministero cercher? di ristabilire i quadri di una vera giustizia che era stata da tempo dimenticata.
Entrando fin dal primo momento nell?atmosfera tirannica de Il re la serie intriga per i rapporti di potere che lo show fila e che presentano un dominio, quello di Bruno Testori, che ? la parte assieme pi? affascinante e allarmante del racconto. L?angosciante sistema piramidale che crea un mondo interno e prestabilito nel carcere del direttore di Zingaretti, di cui lo spettatore pu? percepire all?istante la nocivit?. Un fare costrittivo obbligato ad allentare la presa, quella che andr? concentrandosi su un?indagine assai pi? grande di quello che avveniva per i corridoi dei criminali e che porta fin al di fuori delle mura del San Michele.
Il re promette di espandersi oltre un carcere che setta per? un clima di pena e terrore nei primi episodi e che nel proseguire potrebbe espandersi portando i personaggi a confrontarsi con la dannosit? delle loro azioni. E, forse, anche il monarca dovr? riporre la corona, sfilando la spada dal fodero e incassando anche qualche colpo, tutto pur di mantenere il suo reame prima che salti completamente in aria.