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Alessio Zuccari
Il robot selvaggio: un film d'animazione tra ecologismo e antispecismo
Tags: Chris Sanders, dreamworks animation, Il robot selvaggio
Antispecismo, ecologismo, un nuovo modo di intendere la famiglia e il rifiuto della competizione. Senza dimenticare la parola chiave: improvvisazione. Il robot selvaggio, la nuova opera della DreamWorks Animation, è un film davvero denso di temi e insegnamenti. Lo scrive e dirige Chris Sanders, veterano del cinema d’animazione nonché tra i creatori – e regista del primo capitolo – di Dragon Trainer, altra saga che fa dell’adattamento ai cambiamenti e dell’accettazione di nuovi affetti il suo cuore.
Un grande cuore lo ha proprio anche quest’opera qui, trasposta su schermo a partire dal primo libro della trilogia illustrata The Wild Robot di Peter Brown. E non impiega molto a schiudersi in tutta la sua tenerezza: lo fa letteralmente, allo schiudersi dell’uovo di oca dal quale esce il piccolo Beccolustro, unico superstite della sua nidiata che viene raccolto e accudito dalla robot Roz (in originale doppiata da Lupita Nyong’o, in Italia da Esther Elisha).
Però prima Roz e l’uovo ne passano di cotte e di crude. Lei si è risvegliata improvvisamente su un’isola deserta, dove attorno trova un mondo di un futuro prossimo riconsegnato alla natura dall’apparente scomparsa dell’uomo. Una natura che in fondo non fa altro che essere tale. E cioè brutale, in cui tutti vogliono mangiarsi tutti gli altri e abituata, con serena e buffa accettazione, alla morte come una costante dell’ordine delle cose.
Persino la volpe Fink (Pedro Pascal, da noi Alessandro Roia) vuole acciuffare Beccolustro, salvo poi diventarne una sorta di padre putativo al fianco di Roz, e proponendo così un’idea di nucleo familiare adottivo, sceltosi – una concezione delle nuove strutture della società a cui il cinema di largo consumo guarda sempre di più, pensiamo anche ad Avatar – La via dell’acqua. Allora Il robot selvaggio, che setta il suo target ad altezza di fanciullo e utilizza un’animazione mista ricca e coloratissima (abbiamo visto la tecnica ne Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio e più recentemente in Wish), in un primo momento si muove in questa realtà ostile per poi andarne a funzionalizzare le distanze e diseguaglianze ponendole in metafora della società.
L’uomo, come si diceva, sembra infatti essere scomparso. Ed è un’idea di forza assoluta da proporre in un film d’animazione destinato a un pubblico di giovanissimi. Da una parte perché è un monito latente quando mostra i residui di una società iper-tecnologica che però sembra aver causato la propria distruzione alterando gli equilibri climatici, tra inverni troppo rigidi e innalzamento dei mari (l’ecologismo). Dall’altro lato è un messaggio di contrasto al nichilismo umano (qui l’antispecismo), perché ammette che, nonostante gli umani potrebbero aver fatto la fine che hanno fatto, c’è un pianeta intero che continua ad andare avanti e a sopravvivere ai propri affanni giorno dopo giorno.
Sono messaggi non da poco, sopra il quale Il robot selvaggio edifica un sentimento di spirito collaborativo e di società da riscoprirsi cooperante e non in costante competizione, piaga dei nostri tempi moderni dove si deve essere sempre pronti a performare ed eccellere. Cioè a prevalere su qualcun altro, fosse anche il nostro Io del giorno precedente. Il robot selvaggio afferma insomma che si può superare il proprio istinto distruttivo, il proprio senso di “programmazione”.
Riesce a farlo persino Roz, che è costruita secondi determinati parametri e codici. Nel momento in cui impara a improvvisare e a deviare dalla routine, così come le insegna Fink, accede a un livello superiore di consapevolezza che le torna utile nello scoprirsi indipendente (c’è in questo anche una riflessione sulle intelligenze artificiali) e persino a fare meglio dei suoi creatori. Cioè capace di votarsi con entusiasmo ad aiutare il prossimo a comprendere quali siano le vere sfide da fronteggiare per resistere alle intemperie di un domani incerto. In cui il proprio vicino, anche quello più scorbutico, può essere innanzitutto un alleato, non un qualcuno da sbranare, da lasciare fuori dalla porta o invisibile al di là del muro.
Il robot selvaggio sarà al cinema con Universal Pictures Italia in anteprima il 29 settembre e il 6 ottobre, poi in tutte le sale dal 10 ottobre.