Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, recensione del film di Kenji Kamiyama
Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, recensione del film di Kenji Kamiyama
Top NewsFilm in uscitaRecensioni
Alessio Zuccari
Tags: Brian Cox,Gaia Wise,Il Signore degli anelli: La guerra dei Rohirrim,Kenji Kamiyama,Miranda Otto
Si torna nella Terra di Mezzo vent’anni dopo la trilogia di Peter Jackson, con un prequel d’animazione in stile anime.
Con un film come Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim occorre subito capire come venirci a patti. I puristi del mondo creato dalla penna di J.R.R. Tolkien staranno, probabilmente, già a strapparsi i capelli dalla testa. L’opera diretta in animazione anime da Kenji Kamiyama è un prequel canonico della trilogia cinematografica di Peter Jackson, ambientata 183 anni prima gli eventi con al centro Frodo e la sua compagnia d’avventurieri. Ma è anche un’epopea in sostanza inventata di sana pianta.
Di fondo c’è una matrice letteraria, è vero. È la storia appuntata nelle appendici de Il Signore degli Anelli in cui Tolkien accenna alla guerra che Helm Mandimartello (a cui nel film presta voce Brian Cox) combatte per difendere il regno di Rohan dagli invasori Dunlending. Ma di quella traccia la sceneggiatura di Jeffrey Addiss, Will Matthews, Phoebe Gittins e Arty Papageorgiou cambia la messa a fuoco e sceglie come protagonista la figlia del re. Che negli stralci dello scrittore non ha nemmeno un nome, e che qui viene ribattezzata Héra (Gaia Wise).
Un film costruito su determinati temi
Photo Credits: Warner Bros.
“Non cercate storie su di lei, non ce ne sono” annuncia la voce della narratrice in una delle battute iniziali, prima di accompagnare poi lungo tutto il film. È quella di Éowyn (torna Miranda Otto), personaggio iconico e cruciale della trilogia dei primi anni Duemila. Un’asserzione che svela già su cosa andrà a vertere Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim: per chi ha problemi di gestione nell’accettare la complessità di questi nostri tempi moderni, propaganda woke; per tutti gli altri, semplicemente una pellicola costruita a tesi su uno dei nodi del nostro presente.
Perché sì, il lavoro di Kamiyama prende questo personaggio senza nome e le dà un posto di primo rilievo nel racconto con l’intento di mettere sul banco una scatola di temi. Il ruolo del femminile all’interno di un reticolato di potere a impronta patriarcale, la tradizione contro l’emancipazione, l’insofferenza di un certo tipo di uomo davanti un rifiuto, la forza bruta contro l’astuzia e il ragionamento. Il film non fa davvero nulla per mascherare questa sua impronta. Pretestuoso? Impossibile negarlo.
Alla luce di questo, se si vuole uscirne infastiditi, dovrebbe però infastidire maggiormente la principale ragion d’essere del film. Che non è la scelta del tono adottato, quella arriva solo in un secondo momento. Quanto il fatto che è stato concepito in fretta e furia per permettere alla New Line Cinema di mantenere i diritti di sfruttamento delle opere letterarie di Tolkien che coprono gli orizzonti temporali della Terza Era. Amazon, la competitor interessata, può lavorare su tutto ciò che viene prima, come sta facendo per intenderci con Gli anelli del potere – altro show con cui si scorticano i puristi.
E di questa gestazione raffazzonata, che sa di contratto scarabocchiato al volo su un tovagliolo, ne risente ad esempio un risultato non eccellente nell’animazione del film. Che è forse il lato più debole, più spento di tutta l’operazione. Uno stile artistico ibrido, dove il 2D dei personaggi è passato prima attraverso una fase di motion capture ed è stato poi traslato in ambienti a tre dimensioni su cui si sono studiati i movimenti di regia. La resa però non brilla, cristallizzata in un classicismo in vaga ispirazione ai lavori di Hayao Miyazaki, ma decisamene non al passo gli strabilianti successi tecnici che vediamo oggigiorno.
Uno spirito del tempo
Photo Credits: Warner Bros.
Si può quindi certamente contestare come la storia di Héra ponga su basi prima metaforiche che narrative. Si può certamente imputare che a livello drammaturgico Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim sia ripiegato a fatica, per due ore e un quarto, su una sottilissima linea di trama, che vede il condottiero Wulf (Luke Pasqualino) assaltare il regno di Rohan per cieca vendetta.
Allo stesso tempo tutto ciò non significa che questo sia un film docile. Prima che alla fortezza di Borgocorno – così si chiama quella che verrà ribattezza poi Fosso di Helm –, l’assedio è tutto addosso a Héra. Un personaggio posto sotto costante minaccia di aggressione fisica, di prevaricazione, di abuso. Persino stupro e assassinio, nei momenti in cui Wulf, un proto-incel coi fiocchi, la prende come sua prigioniera. E dall’altro lato assediato invece da un rovesciamento del senso positivo della retorica del valore. “Sarai viva perché io ti avrò protetta”, le dice il padre e re, in chiamata all’orgoglio e all’onore che Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim interpreta come sbarre di una gabbia.
E nonostante Héra sia posizionata un po’ troppo nelle sue direttrici di personaggio-tema, con tante, eccessive perle di saggezza da elargire, l’opera ne intercetta con efficacia le istanze di libertà e l’animo battagliero. Anche qua si può controbattere che già proprio Eowyn incarnava bene quella rivalsa. Vero, e infatti non è un caso che sia quel personaggio a narrarci in questa occasione. Dove questo pensare nelle griglie pone Il Signore degli Anelli più a contesto che a profondità di intreccio, percorrendo – non a caso – luoghi e dinamiche simbolo e riconoscibili in particolare del secondo capito diretto da Jackson, Le due torri. Insomma, non un adattamento in animazione imperdibile, che dalle premesse meccaniche cava comunque fuori un determinato spirito del tempo commerciale e culturale.
Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim sarà al cinema dal 1° gennaio 2025 con Warner Bros. Pictures.
Presentato in anteprima Fuori concorso al Festival di Venezia 2024, dove ha raccolto molti consensi, Broken Rage di Takeshi Kitano è pronto ad approdare direttamente...