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Alessio Zuccari
Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere: recensione della serie su Disney+
Tags: disney, Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, MCU
Il personaggio è sempre lo stesso, il grande cappello del Marvel Cinematic Universe pure, ma la linea temporale cambia. Da quando la Saga del Multiverso ha aperto le danze, dalle parti di casa Marvel si può fare un po’ tutto e tenerlo nello stesso grande contenitore. Ormai lo sappiamo. Ecco allora che dopo aver scelto proprio l’animazione per raccontare in forma seriale il valzer tra le pieghe spaziotempo di What If…?, conclusasi di recente con la terza stagione, i Marvel Studios Animation tornano alla riscossa con Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere.
Ancora New York, ancora l’Uomo ragno. Che non è il Peter Parker di Tom Holland, ma uno di una realtà parallela che ha da poco acquisito i suoi poteri – curiosità: in originale lo doppia Hudson Thames, voce del personaggio, guarda un po’, già in What If…? Attorno a lui c’è un intero pantheon di supereroi che fanno le loro cose e combattono le loro battaglie, per il momento in secondo piano e alle prese con le diatribe di Civil War che coinvolgono Captain America e Iron Man.
Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere doveva infatti inizialmente essere ambientato all’interno della ‘Sacra Linea Temporale’, la canonica del MCU cinematografico, come origin story del personaggio. Ma sotto la guida del creatore Jeff Trammell fu poi considerato un interstizio troppo restrittivo in cui muoversi per lavorare da zero con una nuova serie. Si è quindi virato su questa versione alternativa dove Peter gira in una improvvisata calzamaglia, è terribilmente imbranato e sta prendendo le misure alle sue nuove responsabilità.
Ha poi un’amica che gli sta appresso, Nico Minoru (Grace Song), una cotta, Pearl (Cathy Ang), una nuova conoscenza forse destinata a imboccare il lato oscuro, Lonnie Lincoln (Eugene Byrd), ovviamente zia May (Kari Wahlgren). E poi c’è Norman Osborn (Colman Domingo). Per rimanere in zona “what if…?”, l’idea alla base della serie vede infatti il genio del tech prendere Peter sotto la sua ala al posto di Tony Stark. Ed è anche una delle poche frecce nella faretra dello show.
Ora, dopo quasi vent’anni di MCU si è un po’ visto e detto tutto. Soprattutto di un personaggio come Spider-Man, che da inizio secolo a oggi ha conosciuto tre versioni (Tobey Maguire, Andrew Garfield, Holland), se le è ritrovate intrecciate, ripensate, riproposte. E ben venga l’idea di un nuovo punto d’ingresso per nuovi fan, come si prefigge in fondo di esserlo Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere. Perché il problema non sta nel rifare e aggiornare, alla base del processo creativo soprattutto in relazione a proprietà intellettuali intramontabili.
Il problema sta nel tratteggiare un racconto, in dieci episodi, che non ha reale mordente, spessore emotivo, caratterizzazione in profondità. A eccezione del personaggio di Lonnie, attorno al quale la serie allestisce un conflitto interiore esplorato comunque solo in parte, c’è ben poco di interessante negli altri protagonisti. C’è ben poco di interessante soprattutto in Peter, la cui delineazione scialba tra l’imbranato e il fessacchiotto ne fa perdere carisma e risma, così come la simpatia (terribilmente monocorde), la voglia di stare ad ascoltarlo e a tifare per lui.
Non è poi un rapporto particolarmente stimolante nemmeno quello che lo lega a Osborn. Ed è un gran grattacapo per chi, magari fan navigato, ha ancora addosso l’alchimia tra Parker e Stark dei live action. E la serie, che rimane quindi molto in superficie su molte cose, non sa bene cosa mettere sul piatto. Non è avvincente nemmeno sul lato dell’intrattenimento d’azione, così punta a sciorinare una sequela di personaggi, villain iconici e cameo attraverso i quali micro-stimolare l’attenzione con un effetto sorpresa sempre più abusato negli ultimi anni del MCU. Puntando anche a un effetto retro-nostalgico quando sceglie un’animazione in cel-shading, uno stile cartoon tridimensionale pensato per imitare il lavoro di Steve Ditko sul personaggio nei fumetti degli anni Sessanta.
Tutto questo quando in giro, proprio in questi anni, c’è un progetto come quello dello Spider-Man di casa Sony, che fa cose strabilianti unendo esattamente gli stessi strumenti utilizzati dal progetto di Trammell, cioè l’animazione e il Multiverso. Oppure, rimanendo nel formato seriale da mezz’ora, X-Men ’97, che riprende uno show, sempre in animazione, vecchio quasi trent’anni e lo amplia con tante idee e tanta verve. Nel frattempo, de Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere sono già state ordinate altre due stagioni. Ma per il momento non pare proprio avere la china per farsi un nuovo classico della rappresentazione audiovisiva dell’iconico supereroe.
Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere sarà su Disney+ a partire dal 29 febbraio con i primi due episodi, poi i restanti verranno rilasciati a gruppi fino al 19 febbraio.