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Federica Marcucci
Inganno: la recensione della serie Netflix con Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti
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L’inganno è di chi lo subisce oppure negli occhi di guarda? Questa la premessa di Inganno, serie tv diretta da Pappi Corsicato e interpretata da Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti. Liberamente ispirata alla serie britannica Gold Digger, creata da Marnie Dickens, Inganno è una storia che, mescolando vari generi, apre una riflessione sul pregiudizio nei confronti dell’altro, sulle convenzioni sociali e soprattutto sul ruolo della donna nella nostra società.
La serie segue le vicende di Gabriella (Monica Guerritore), proprietaria di un prestigioso hotel in Costiera Amalfitana: una donna elegante, fiera dei suoi sessant’anni e consapevole del suo ruolo. I suoi tre figli ormai sono grandi e la vita non sembra riservarle più molte sorprese, finché non incontra Elia (Giacomo Gianniotti): un ragazzo affascinante, vitale, libero, coetaneo del suo figlio maggiore, che esercita su di lei un fascino irresistibile, ma anche ambiguo e spaventoso. Nonostante la differenza di età, Gabriella si riscopre donna, amante e per Elia sarà pronta a mettere in gioco tutto. Ma sarà vero amore o un inganno?
Pur trattandosi di un prodotto derivato da un altra serie tv Inganno si caratterizza subito con un’identità forte: merito di una scrittura che riesce a combinare in modo coerente diversi generi, dando così vita a un intreccio in cui suspance, sensualità e dramma vanno di pari passo. La scelta di ambientare le vicende in Costiera Amalfitana, un luogo unico dal fascino magnetico, che contribuisce ad amplificare l’ambiguità della vicenda tenendo incollati gli spettatori; ma è la scelta degli interpreti, due bravissimi Guerritore e Gianniotti perfettamente calati nelle loro parti, a tenere incollati gli spettatori fino al finale rivelatore.
Come dicevamo infatti l’enigmaticità è la chiave di una storia che parla sfrutta gli inganni, reali o presunti, per mettere in scena un intreccio che parla di traumi irrisolti, segreti familiari con cui è necessario fare i conti e con quel pregiudizio che vorrebbe le donne mature prive di desideri: tanto carnali quanto emozionali.
Attraverso il legame con l’ambiguo Elia Gabriella, una donna fragile e apparentemente sicura solo tra le mura dell’albergo che gestisce, riscopre se stessa sentendosi per la prima volta dopo tanto tempo amata e desiderata. Qualcosa che non solo la renderà più forte ma le farà comprendere quale sia la direzione giusta da seguire, in amore ma anche, finalmente, anche per se stessa.
Un personaggio dall’arco narrativo interessante che riflette in modo acuto sul ruolo della donna in una società che, nonostante tutto, si sente ancora al sicuro nell’incasellare le figure femminili in ruoli prestabiliti in base all’età e alle aspettative esterne. Ecco che prima di un certo tempo non è possibile diventare madri, tantomeno essere desiderate, figuriamoci da uomo molto più giovane, dopo una certa età. Così in un bel momento finale Gabriella getta in mare un vestito, spogliandosi letteralmente e metaforicamente di tutte quelle aspettative e convenzioni che la imprigionano sentendosi, per la prima volta in tutta la sua vita, libera.