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Cristiana Puntoriero

Inverso – The Peripheral: recensione della serie Tv sci-fi su Prime Video

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Cristiana Puntoriero

Inverso – The Peripheral: recensione della serie Tv sci-fi su Prime Video

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L’attesissima nuova serie di fantascienza INVERSO – The Peripheral ha debuttato a sorpresa con due episodi su Prime Video. Ecco la nostra recensione.

Questo non è l’unico dei mondi possibili. E forse nemmeno il migliore. Ce lo ricorda la fantascienza, il genere che sul concreto del presente e sull’impensabile del futuro ci ha costruito una visione, una distopia, o meglio una proiezione immaginaria sul ‘cosa potrebbe essere’, mettendoci in guardia sui pericoli della contemporaneità, in special modo sull’utilizzo eccessivo e alienante della tecnologia.

Un concetto che ci affascina e ci spaventa e che continua a sfidare la nostra mente trasportandoci in un battibaleno cinematografico o letterario in un mondo dove uomo e macchina non sono più distinguibili e dove il corpo riesce a oltrepassare le barriere spazio-tempo tramite dispositivi elettronici.

Inverso – The Peripheral, la nuova serie Prime Video dai creatori di Westworld  Jonathan Nolan e Lisa Joy, parte dal concept tipico del sottogenere cyberpunk d’inizi anni Ottanta, dove la vita della qui protagonista Flynn, interpretata da Chloë Grace Moretz, si muove all’unisono fra mondi virtuali e stampanti 3D, biciclette elettriche e videogames a realtà aumentata di nuovissima generazione, quelli che lei molto spesso come il fratello (Jack Reynor) utilizza a scopo di guadagno, prestandosi a sperimentazioni per mano di indefinite società hi-tech del web.

Una di queste simulazioni remunerate però è ben diversa dalle altre: talmente verosimile e immersiva, tanto da provare dolore sulla sua stessa pelle, Flynn capisce che quello non è solo semplice svago ordinario ma è la realtà. Seduta con indosso il casco VR nel sud rurale degli Stati Uniti del 2023, la giovane tramite quel prototipo di gioco on-line è in grado di aprire una porta verso il futuro, quello della Londra del 2088 tanto affascinante quasi pericolosa, fatta di omicidi e spie, botte spietate e misteriose cospirazioni.

Diretta da Vincenzo Natali e riadattata per il piccolo schermo partendo dal libro omonimo di William Gibson del 2014, autore considerato il padre fondatore del cyberpunk, i primi episodi di Inverso inscuriscono abbastanza i fedelissimi del fantascientifico, quando allontanano i digiuni del virtuale e delle postazioni da gioco.

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Foto: Prime Video

Se da un lato, infatti, il connubio thriller e androide qui viene reso impeccabile, curando soprattutto grazie alla fotografia e alla messa in scena la sensazione ricercata di acciaio, macchine e sporcizia trasportati in una Londra metafisica e sofisticata inquadrata spesso dall’alto, dove spiccano nel cielo uggioso della città statue alate simili a grattacieli, tutto questo d’altro canto non fa che rivolgersi ad un pubblico ben definito che già mastica quei mondi lì, proprio per il suo essere incredibile e indefinibile, inafferrabile e rischiosa. Insomma, non è la fantascienza distopica eppure antropologico-drammatica di The Handmaid’s Tale, ma è pienamente meccanica, visionaria, robotica. In una parola: nerd.

Spostando di continuo il racconto su una doppia linea temporale, tuttavia, il trip è assicurato, e le premesse per una serie ritmata e che si spera abbia l’urgenza di scuoterci con qualcosa di innovativo, parlando al nostro presente pur guardando al futuro, ci sono. Sta però a una visione completa degli otto episodi a rilascio settimanale a tirare le giuste conclusioni. Forse di Inverso ne riparleremo (lo sforzo produttivo e creativo è evidente), o forse verrà presto dimenticata nel marasma infinito delle serie tv. 

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