Recensioni, News
l-abbaglio-recensione-film-roberto-andò
Emanuela Bruschi

L'Abbaglio recensione: il western di Andò tra farsa e destino

Tags: L'abbaglio
l-abbaglio-recensione-film-roberto-andò
L’Abbaglio recensione: il western di Andò tra farsa e destino

L'Abbaglio recensione: il western di Andò tra farsa e destino

Recensioni News
Emanuela Bruschi
Tags: L'abbaglio

L’Abbaglio è un film che, seppur immerso nel cuore della storia, riesce a raccontare qualcosa di profondamente umano: la paura, il fallimento, la libertà e l’incertezza che accompagna ogni scelta. Roberto Andò, che ci aveva già sorpreso con La stranezza, torna a collaborare con Ficarra e Picone in un contesto storico che, più che un’epopea di eroi, ci presenta una riflessione sulla piccolezza e la vulnerabilità di due uomini comuni, alle prese con vicende più grandi di loro.

Scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, L’Abbaglio rielabora la spedizione dei Mille. Leonardo Sciascia l’aveva raccontata nel 1963, ma Andò vi infonde una fantasia che ne esalta il lato umano. La storia è quella di due disertori siciliani: Domenico Tricò (Salvatore Ficarra), un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale (Picone), un giocatore d’azzardo che deve ancora fare i conti con i suoi debiti. La Sicilia che li circonda è una terra di promesse tradite, dove l’unica vera preoccupazione di questi uomini è tornare a casa, lontano dalla guerra e dalla storia. Per loro, l’idea di “unire l’Italia” non è altro che un’incombenza che li travolge, un destino che non hanno scelto.

Quando lo sbarco dei Mille a Marsala segna l’inizio di un cambiamento epocale, Domenico e Rosario, più preoccupati dei propri fallimenti personali che degli ideali patriottici, disertano senza esitazione. Il loro viaggio diventa un’odissea tragicomica, un susseguirsi di incontri bizzarri tra conventi dall’aria boccaccesca e paesini abbandonati, dove la loro fuga dalla Storia diventa anche una ricerca di libertà. Ma più cercano di sfuggire alla Storia, più si rendono conto che la Storia, in fondo, è dentro di loro: ogni passo che fanno è segnato dal loro desiderio di tornare a una vita che sembra ormai perduta.

La bellezza di L’Abbaglio sta proprio nella sua umanità: Ficarra e Picone, in questo film, non sono solo i comici che conosciamo, ma due uomini fragili, divertenti e dolenti allo stesso tempo. I loro personaggi sono sbagliati, imperfetti, ma terribilmente reali. Domenico e Rosario sono più simili a due anti-eroi che a protagonisti storici: due uomini che, nonostante tutto, non riescono a fare a meno di cercare un posto nel mondo che non riescono a comprendere. La loro paura, la loro follia, ma anche la loro irresistibile umanità sono il cuore pulsante del film. È difficile non affezionarsi a loro, mentre vagano in cerca di una via d’uscita da una storia che li sovrasta.

Ma il film non è solo una commedia o un dramma sulle debolezze individuali. È anche un film che parla di libertà, ma di quella libertà “piccola“, quotidiana, che non ha nulla a che fare con le grandi battaglie politiche. E proprio per questo, Andò ha definito L’Abbaglio quello che lui stesso considera il suo “western“. La Sicilia diventa un paesaggio selvaggio, una terra dove gli uomini sono costretti a confrontarsi con la propria solitudine e la propria inadeguatezza. La fuga dei protagonisti, che si muovono tra conventi e paesini sperduti, sembra quasi un’epopea alla ricerca della propria salvezza, tra incontri casuali e momenti di epica personale.

ficarra e picone l abbaglio recensione
Ficarra e Picone in una scena del film – Credits: 01 Distribution

Accanto a Ficarra e Picone, il film vede Tommaso Ragno nel ruolo di Giuseppe Garibaldi, che si staglia come una figura lontana e inevitabile, ma sempre presente. Garibaldi è un’ombra che aleggia su tutto, ma non invade mai la scena. Toni Servillo, nel ruolo del colonnello Orsini, è l’incarnazione della Storia stessa: un uomo capace di decidere il destino degli altri, ma che alla fine si troverà a fare i conti con la fragilità e l’imprevedibilità degli uomini comuni.

La regia di Andò gioca su questa tensione, cercando sempre di restituire l’intimità dei suoi protagonisti, con sguardi, silenzi e paesaggi che raccontano più di MILLE parole. Il film è fatto di piccole storie che si intrecciano con quella più grande, di scelte insignificanti che diventano determinanti. Ogni passo dei disertori è un piccolo atto di ribellione, ma anche un passo verso un destino che loro stessi non possono controllare. La Sicilia, con i suoi paesaggi mozzafiato, è un personaggio in sé, una terra che respira e che, a sua volta, scappa dalla storia, come i suoi protagonisti.

L’Abbaglio è un’opera che si muove con leggerezza, ma che nasconde al suo interno una profondità emozionale sorprendente. La comicità di Ficarra e Picone si mescola al dramma esistenziale dei loro personaggi, mentre la scrittura brillante e il ritmo frenetico della loro fuga danno vita a una riflessione profonda sul destino, sulla libertà e sull’impossibilità di sfuggire al grande disegno del passato.

In un mondo che sembra sempre andare troppo veloce, L’Abbaglio ci invita a fermarci, a riflettere sulla nostra piccolezza e a guardare la storia non come un grande racconto eroico, ma come una serie di piccoli passi, di uomini che cercano di trovare il loro posto nel caos. La libertà di Domenico e Rosario non è quella dei grandi eroi, ma quella che nasce dalla loro piccola fuga, dalla loro voglia di trovare un senso nel mezzo della confusione.

Articoli recenti

the-white-lotus-3-recensione-anteprima (2)
Top News
Roberta Panetta
The White Lotus 3 recensione: la satira sociale sbarca in Thailandia
Il Vampiro di Vanchiglia
Top News
Roberta Panetta
Il Vampiro di Vanchiglia: intervista a Donato Sergi
Paddington in Perù: recensione del film di Dougal Wilson
Top News
Alessio Zuccari
Paddington in Perù: recensione del film di Dougal Wilson
CAPTAIN AMERICA: BRAVE NEW WORLD
Film
Federica Marcucci
Captain America: Brave New World, la recensione del film
STAY CONNECTED