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La caccia
Jacopo Iovannitti

La caccia: recensione del film di e con Marco Bocci

Tags: Filippo Lo Nigro, La caccia, laura chiatti, Marco Bocci, medusa film, Minerva Pictures, Paolo Pierobon, pietro sermonti, rai cinema
La caccia
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Jacopo Iovannitti

La caccia: recensione del film di e con Marco Bocci

Tags: Filippo Lo Nigro, La caccia, laura chiatti, Marco Bocci, medusa film, Minerva Pictures, Paolo Pierobon, pietro sermonti, rai cinema

La caccia è il nuovo film di Marco Bocci, in sala dall’11 maggio (dopo esser stato presentato in anteprima al Riviera International Film Festival) prodotto da Santo Versace e Gianluca Curti per Minerva Pictures, con Rai Cinema e distribuito da Medusa Film.

La trama de La caccia

Questa la sinossi ufficiale de La caccia: Luca, Silvia, Mattia e Giorgio sono quattro fratelli molto diversi tra loro: Luca è energico, vende macchine e ha in mente di espandere la propria attività; Silvia ha combattuto a lungo contro la tossicodipendenza, e ora è pulita da mille giorni; Mattia è un pittore, all’apparenza trasandato e non curante dell’opinione altrui; Giorgio ha invece un’aria seria e affidabile, un lavoro stabile e una famiglia esigente. Dopo svariati anni di lontananza, i quattro si riuniscono per l’improvvisa morte del padre, proprio in quella villa dove hanno trascorso l’infanzia e che, con loro sorpresa, rimane la sola eredità lasciata dal genitore. Decidono così di vendere la casa di famiglia, che ancora oggi nasconde una terribile verità. Poiché però il ricavato è insufficiente a sanare i rispettivi problemi economici, Luca propone una soluzione estrema, una soluzione degna di suo padre.

La recensione

Dopo aver esordito alla regia con A Tor Bella Monaca non piove mai, Marco Bocci lascia ancora una volta la recitazione per tornare dietro la macchina da presa con La caccia. Se nel suo esordio ci aveva dato un assaggio della vita dolceamara dei sobborghi di Roma (con una delle ultime e spettacolari interpretazioni di Libero De Rienzo), in questo film il dolce non esiste nella maniera più assoluta. La linea comune? La famiglia come grande protagonista, innesco e risoluzione.

Il ritratto familiare che il regista porta sul grande schermo con La caccia, infatti, non poteva che esser più crudo, la società più cattiva e politicamente scorretta. Impossibile non pensare che le ispirazioni al cinema nordico, quello crudo, dalla luce fredda, dai colori tenui, mai saturi, e i personaggi pallidi e freddi, razionali, non abbia influenzato Marco Bocci. E sicuramente le sue esperienze passate e le recenti perdite di memoria, dovute a una virus che lo ha colpito, hanno contribuito al risultato finale, alla forma narrativa scelta che oscilla tra passato e presente, tra infanzia ed età adulta, tra la nascita di traumi e le loro conseguenze. Alta tensione e colpi di scena sono costanti. Forse troppo per assimilarli, per respirare e permetterci di calmarci prima di esser nuovamente stupiti. Il film unisce più generi (come il buon cinema dovrebbe sempre fare): dal thriller si passa all’horror, con una solida base drammatica. Non c’è ironia. Non c’è via di scampo per nessuno (il finale dà il colpo di grazia). E poche volte nel nostro cinema si osa così. E poche volte, a farlo, sono registi affermati. E infatti, Marco Bocci conferma l’affermazione precedente. Al netto di un ritmo che poteva esser migliorato, è davvero lodevole.

Il cast, poi, è sicuramente uno dei punti di forza de La caccia: Filippo Lo Nigro porta in scena un ruolo noir che già conosce dal suo passato in Suburra – La Seria, Laura Chiatti è sorprendente, in un altalena espressiva tra la remissione e la disperazione. E se anche Pietro Sermonti si conferma un grande caratterista con una nuova e buon interpretazione (finalmente non comica), la punta di diamante è Paolo Pierobon. Superbo, intrigante, si lascia trasformare dal regista (anche a livello estetico, partendo dai capelli) portando sul grande schermo un personaggio emblematico, che colpisce e resta nella memoria, velatamente poggiato sul confine della malvagità.

Nota di merito e valore aggiunto de La caccia le numerose scene girate in esterno, dinamiche e in continuo movimento, dove l’errore, in un paese che ne gira poche, è facile.

In conclusione…

La caccia è dunque una favola oscura, che pone le sue basi nella storia de “I quattro fratelli ingegnosi” dei Fratelli Grimm, che ce la fa conoscere come fossimo bambini grazie a una costante voce narrante che ci racconta la storia di quattro fratelli che risultano tutt’altro che ingegnosi. Senza lieto fine, senza colori, senza grigi, educa lo spettatore come un bambino innocente, impotente e impossibilitato ad aiutare quattro disperati essere umani che lottano in una tragico gioco che si chiama “vita”.

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