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Martina Barone
La legge di Lidia Poët: recensione della serie con Matilda De Angelis su Netflix
Tags: La legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis, netflix
La legge di Lidia Poët è la serie che tratta della prima donna avvocata di Italia, seguendola nella sua lotta per la legittimazione del suo mestiere, e nei vari casi che si succedono nei sei episodi dello show su Netflix.
Nel cast di La legge di Lidia Poët: Matilda De Angelis, Eduardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro, Dario Aita
Matteo Rovere e la sua Groenlandia sanno essere un’assicurazione. Magari non tutte le loro opere sono riuscite alla perfezione, magari molte sono passabili, dimenticabili, cedevoli. Ma rimane indubbia la capacità di questa realtà sul suolo italico e del suo fondatore di saper osare anche nelle trovate più immediate e semplici, come quella di prendere la prima avvocatessa donna in Italia e inserirla in un contesto seriale, affidandone la fruizione alla piattaforma di Netflix, costruendo un prodotto in costume con alcuni dei migliori nomi nostrani.
È Matilda De Angeles la protagonista di La legge di Lidia Poët, che unisce insieme il racconto di questa figura storica fondamentale per l’avanzamento dei diritti delle donne e un aspetto puramente intrattenitivo nella dimensione mediale. L’ideazione di un prodotto assieme informativo su un esempio per la determinazione e il riscatto del genere femminile, che non tralascia però l’intenzione di essere prima di tutto una storia ludica e di svago e riuscendoci legando il tappeto storico su cui è andata operando Lidia Poët abbinandole una narrazione investigativa, focalizzata su un nuovo caso ad ogni puntata.
Volendo infatti trarre ispirazione da una protagonista realmente vissuta, La legge di Lidia Poët mescola il desiderio di narrare la battaglia di una donna esclusa dall’ambito giuridico, che lotta per affermarsi al di là dei pregiudizi sessisti e della visione di una femminilità considerata delicata e incapace di poter ragionare con mente fredda e analitica. La messa in scena di preconcetti su di una presunta sensibilità per cui le donne dovevano rimanere escluse dai tribunali e dalle pubbliche corti, troppo ingenue e svenevoli per poter mantenere le redini di un processo. Troppo sciocche anche solo per poter pensare di provarci.
Donne obbligate a rimanere in disparte. A essere considerate colpevoli se ritenute colpevoli e a essere derise se volenterose di difendere o volersi difendere. Che sia per se stesse o per gli altri. Impossibilitate dall’uscire da quei ranghi che gli uomini hanno loro imposto e che Lidia Poët ha voluto sfondare. Per lei e per tutte.
In un racconto che guarda alla singolarità, in verità La legge di Lidia Poët riflette sulla necessità delle giuste narrazioni di ognuno e di come la sua protagonista sia interessata a prendere in mano la propria.
A stendere anche per iscritto i propri pensieri, i sentimenti riguardo la posizione a cui viene rilegata, il mettere al corrente uomini e donne dell’oppressione di cui è soggetto a causa del mancato permesso nel poter esercitare il mestiere d’avvocata, che è quello per cui ha studiato, ma che non le viene concesso di applicare.
Un dramma umano se si pensa alle ingiustizie e al dolore che tante donne hanno dovuto provare – e che provano tutt’oggi – a cui la serie ha voluto però contrapporre la forza di Lidia Poët, la sua temerarietà, la cocciutaggine. L’intraprendenza per andare contro tutti e far vedere il valore di un’idea, di una posizione, di un ruolo che anche una donna può e deve ricoprire e che grazie a lei ha cambiato il modo di pensare di molti.
Non di tutti, purtroppo, ma di molti sì. Per una campagna di affermazione del diritto femminile e delle sue abilità composta da eroine e alleati, per modificare la faccia di una Storia e una società fino a quel momento capitanata da uomini e cercando di stabilire il giusto equilibro per la parità.
In questo percorso di conquista per la rivalsa di una donna intenta a far da trampolino per tante altre, La legge di Lidia Poët riesce a far passare ancor di più il proprio messaggio in virtù dell’animo intrattenitivo del prodotto, intrigante al punto da incuriosire lo spettatore, coinvolto dal lato crime degli episodi e dalla loro veste in stile Sherlock Holmes. O forse sarebbe da dire più da Enola Holmes, vista sia la finestra streaming in cui la serie viene rilasciata sia l’incentivo a rendere protagoniste delle personalità così anticonformiste rispetto ai tempi in cui sono inserite e narrate.
Una bravissima Matilda De Angelis si contorna di un cast altrettanto azzeccato, che da Eduardo Scarpetta a Pier Paolo Pasino edifica personaggi ben tratteggiati e ancor meglio interpretati, i quali aggiungono vera qualità alla cornice già mirabile della serie. Un ottimo lavoro targato Netflix Italia, che non dimentica il gusto dello show e l’importanza fondamentale di un’icona come Lidia Poët.