Interviste, Top News
0
Alessio Zuccari
La seconda chance: «Sappiamo ancora ascoltare in un mondo intossicato da narcisismo e social network?»
Tags: giulia pession, la seconda chance, max giusti
«Questo film è importante perché tratta un argomento universale come la genitorialità. Lo vediamo anche sulle pagine dei giornali: dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo». A parlare così è Giulia Pession, una dei protagonisti de La seconda chance, film prodotto in collaborazione tra Rodeo Drive e Rai Cinema e ora pronto a debuttare in prima serata su Rai1 il prossimo 29 dicembre. Al centro del racconto ci sono Max e Anna, sposati da venticinque anni e con due figli adolescenti. Tra genitori e figli è in atto una guerra costante che culmina durante la festa del diciottesimo compleanno dei gemelli. Al termine di quella serata, i due coniugi torneranno magicamente indietro nel tempo. Dopo un passaggio in sala nelle scorse settimane, la pellicola diretta da Umberto Carteni non finirà infatti nei cataloghi delle piattaforme ma direttamente nel palinsesto della TV di stato.
«La seconda chance è un esperimento» spiega in conferenza stampa Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema. «Stiamo individuando alcune opere per dare alla Rai, e quindi anche a Rai Play, prodotti immediati e inediti. Vogliamo dare spazio e visibilità a opere nuove e in chiave leggera come questa, che è una commedia che parla di un problema attuale, il rapporto tra figli e genitori in questo momento storico molto complicato». C’è competizione con le piattaforme streaming per questa tipologia di contenuti? «Adesso anche loro puntano a questo pubblico, ma Rai1 per qualità del prodotto generalista non ha eguali sulle altre piattaforme» chiosa Del Brocco.
E oltre ai discorsi legati al posizionamento del film in ottica industriale, in conferenza c’è un bel clima di apertura e complicità. Max Giusti, che ne La seconda chance interpreta il personaggio omonimo, si lascia andare a una confessione molto sentita. «Oggi sono travolto da tantissime emozioni» inizia a sciogliersi l’attore, visibilmente toccato. «Per me questo film è stata davvero una seconda chance, perché ha conciso con un momento particolare della mia vita. Non metto mai in piazza i miei sentimenti, ma quando ho fatto questo film avevo un grande problema di salute. Non lo sapeva nessuno, nemmeno i miei agenti. Da 48 ore so che adesso non lo ho più. Ora sto proprio da dio, che peso che me so’ levato». Poi continua raccontando dell’esperienza professionale: «È sempre difficile essere ascoltati. Ho lottato molto per fare cinema, ho incontrato persone che hanno avuto pazienza con me. La Rai per me è una famiglia che è stata molto generosa e mi ha aperto la porta.»
Le emozioni, insomma, sono il cuore dell’opera. «Il film ci vuole far tornare al punto di partenza, all’ascoltare e all’empatia. Con Max abbiamo fatto un lavoro veramente di coppia per ascoltarci e conoscerci meglio, per me tra i più deliziosi mai fatti» aggiunge ancora Pession. Una magia di gruppo sperimentata anche dal regista. «Siamo stati molto fortunati perché nonostante le difficoltà di gestire una storia così intricata, sul set c’era davvero una grandissima atmosfera» ricorda Carteni. «Al montaggio vedevo le scene e spesso mi giravo verso il montatore e gli chiedevo: “sono cretino io o emoziona davvero?”. Poi mi accorgo che anche lui è con le lacrime agli occhi e mi dico: “allora di cretini siamo in due”».