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Martina Barone
La vita bugiarda degli adulti: recensione della serie dal romanzo di Elena Ferrante su Netflix
Tags: elena ferrante, la vita bugiarda degli adulti, valeria golino
Napoli, anni ’90. La sfrontata zia Vittoria aiuta la nipote a vivere un lato diverso della città, irritando i severi genitori della giovane.
Nel cast: Valeria Golino, Alessandro Preziosi, Pina Turco, Giordana Marengo
Elena Ferrante è oramai un’icona a livello mondiale. Non è solo merito delle trasposizioni internazionali dei suoi libri, ma sono le opere stesse che hanno trasceso i confini per renderla uno dei punti di riferimento culturali della letteratura contemporanea. Era perciò indubbio che, per i temi universali proprio perché quanto mai personali dei suoi personaggi, la scrittrice vedesse i suoi lavori ripresi per essere poi resi fruibili anche in versione audiovisiva.
Un successo partito dall’impatto globale avuto dalla co-produzione Rai e HBO per L’Amica Geniale, che si è poi spostato dalla serialità al cinema con l’adattamento di The Lost Daughter scritto e diretto da Maggie Gyllenhaal, con tanto di premio alla sceneggiatura ricevuto durante la 78esima edizione della Mostra di Venezia. E che giunge ora su Netflix con la rivisitazione di La vita bugiarda degli adulti affidata alle mani del regista Edoardo De Angelis, serie in sei puntate sceneggiata dall’autore stesso assieme a Francesco Piccolo e Laura Paolucci.
Due sceneggiatori, Paolucci e Piccolo, i quali hanno già indagato le pagine di Elena Ferrante avendo lavorato alla variante televisiva di quell’acclamata L’Amica Geniale, i quali vengono perciò chiamati nuovamente a fare il medesimo lavoro di trasformazione e fedeltà rispetto al testo di partenza. Non stravolgendolo, rendendolo però adatto alle esigenze visive. Un contributo da cui non si è tirata indietro una personalità come De Angelis, il cui apporto alla rivisitazione seriale a La vita bugiarda degli adulti è tutto più focalizzato sulla costruzione di una messinscena similare ad altre della sua filmografia, ma comunque specifica nell’economia del prodotto Netflix.
Napoli è centrale nel racconto di Giovanna (Gordana Marengo), ma ancor più che con i luoghi la cittadina immersa negli anni Novanta viene evocata attraverso i suoni e le canzoni che aleggiano per le puntate e che fanno da tappeto anche scenografico alla serie. È il voler edificare attraverso la sottrazione, non rendere tutto didascalico e evidente, esattamente come operano i silenzi e i segreti quando vengono tenuti taciuti. Nascosti sotto uno scrigno di apparente bellezza che contiene solo il marcio, quello per cui l’adolescente protagonista dovrà passare.
È la messinscena il varco attraverso cui si scorge la firma di Edoardo De Angelis e che riverbera di memoria e ricordi anche quando la serie non riesce a mantenere un passo sostenuto o motivato. È la scoperta che può riservare ogni fotogramma, ogni scena o sequenza inquadrata. Sono le suggestioni create dai medesimi personaggi che il regista trasforma da semplice fantasia a possibilità visiva. È l’accentuare un subbuglio vissuto dalla protagonista che diventa irrequietezza anche nella sua visione d’insieme, per una regia così piena di cose da voler dire e enigmi da voler svelare. Quelli che riguardano la natura umana di una famiglia per bene e di una figlia che comincia a scorgerne le crepe solcate dall’ipocrisia.
Se la regia di De Angelis è al livello del magnetismo che possono attivare i personaggi e le storie della Ferrante, alla stesura della narrazione di La vita bugiarda degli adulti non corrisponde un racconto che coinvolge come la serie sa fare con gli occhi. Uno scrutare ogni puntata, ma non entrandoci mai davvero, lasciando quell’esistenza falsa e ingannevole al di fuori rispetto a un autentico interesse che conquisti per la storia, pur ammirevolmente apparecchiata e servita con classe.
Bravissima è inoltre la zia Vittoria di Valeria Golino e il compartimento di quegli “adulti” formati anche da un fascinoso Alessandro Preziosi e un’appariscente Pina Turco, tutti a vestire i panni di persone che sembrano effettivamente dei personaggi nati per incarnare ruoli e maschere con cui studiare e apprendere per affrontare la realtà.
Un assetto solido e lodevole su cui può appoggiarsi la Giordana Marengo di Giovanna, alla sua prima interpretazione, la quale non eccelle se messa soprattutto al fianco dei suoi colleghi più grandi e esperti, cercando comunque di riportare le turbe del proprio personaggio. Un altro angolo di mondo seriale per Elena Ferrante e un risultato comunque degno seppur non privo di incertezze, in fondo come quelle che si hanno quando si è giovani.