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Federica Marcucci
La vita che volevi: la recensione della serie Netflix
Tags: La vita che volevi
Vite vissute, altre soltanto immaginate: tra sogni raggiunti, rimpianti silenziosi e non poche paure che ognuno di noi cerca di celare allo sguardo dell’altro. La vita che volevi parla d’amore e di genitorialità mettendo in primo piano la figura di una donna allo stesso tempo forte e fragile, il cui vissuto dà anche la possibilità di riflettere su una tematica – quella della transizione di genere, troppo spesso snobbata dai prodotti audiovisivi nostrani o comunque trattata in una modalità che non si pone l’obiettivo di normalizzare. Come invece avviene in La vita che volevi grazie alla sensibilità di Ivan Cotroneo e Monica Rametta (che ha scritto la serie insieme a lui), ma soprattutto grazie all’interpretazione di una splendida Vittoria Schisano che regala al personaggio di Gloria il proprio vissuto ma non lascia che questo definisca il personaggio stesso.
La serie vede come protagonista Gloria la quale è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione. Marina porta con sé Andrea e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere passionale e forse anche pericoloso. Gloria preferirebbe non riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.
Ambientata nel cuore del Salento, la serie ruota attorno al personaggio di Gloria pur giocando su una coralità che permette al racconto di esplorare un’ampia gamma di sfumature che riguardano la complessità delle relazioni umane: dall’improvvisa scoperta della genitorialità della protagonista che, all’improvviso, scopre l’esistenza di un figlio adolescente che imparerà a conoscere e ad amare, al legame tra la stessa Gloria e Marina (una bravissima Pina Turco). Un rapporto complicato e che non può sottostare a etichette, e che, proprio per la sua portata, riesce a cambiare per sempre la vita di entrambe le donne facendo comprendere alla protagonista che quello che si pensava di desiderare non coincide necessariamente né con quello che la vita è in grado di offrire né con quello di cui si ha bisogno.
Sotto questo aspetto La vita che volevi è un melò contemporaneo che funziona nel raccontare una storia che parla di legami e scoperta, di sé così come dell’altro, ma che risulta più debole nella sottotrama thriller che cerca di portare avanti già dal primo episodio. Una scelta sicuramente dettata dalla ricerca di originalità ma che potrebbe far perdere il focus sull’identità di un prodotto le cui premesse sono valide e interessanti. Nonostante questo neo la serie, grazie a un cast azzeccato e un buon ritmo, funziona bene snodandosi tra i suoi sei episodi senza intoppi portando avanti una narrazione coerente con i temi di cui questo racconto vuole farsi portavoce.