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Le assaggiatrici: recensione del film di Silvio Soldini
Alessio Zuccari

Le assaggiatrici: recensione del film di Silvio Soldini

Tags: le assaggiatrici, Silvio Soldini
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Alessio Zuccari
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Il racconto di una resistenza femminile sullo sfondo degli orrori della Seconda guerra mondiale. Al cinema dal 27 marzo con Vision Distribution.

Il cinema è una questione di controcampo. Da un punto di vista di forma, essendo il controcampo una tecnica fondamentale della grammatica del racconto per immagini. C’è un qualcuno che parla, e poi subito dopo è mostrato l’interlocutore. Può esserlo però anche da un punto di vista della posizione che si assume in relazione a un racconto. Il campo de Le assaggiatrici, il nuovo film diretto da Silvio Soldini e presentato in anteprima al Bifest 2025, è quello della Seconda guerra mondiale. Con più esattezza la Germania del 1943, un Paese nel pieno di un devastante conflitto bellico che da lì a non molto inizierà ad avvertire i tremori della rovinosa caduta del Terzo Reich.

Il controcampo che allora sceglie l’opera scritta da una affollatissima writing room – Soldini con Cristina Comencini, Giulia Calienda, Ilaria Macchia, Lucio Ricca, Doriana Leondeff – è quello che si origina dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino edito da Feltrinelli nel 2018, racconto di solidarietà e resilienza femminile basato sulla testimonianza di Margot Wölk, tra le assaggiatrici dei pasti di Adolf Hitler.

Le assaggiatrici: di cosa parla il film

Le assaggiatrici: recensione del film di Silvio Soldini
Photo Credits: Vision Distribution

È l’autunno del 1943 e Rosa (Elisa Schlott) fugge da una Berlino colpita da pesanti bombardamenti. Si rifugia in un piccolo paese sul confine orientale, dove vivono i suoceri e dove il marito, impiegato al fronte, le ha chiesto di attenderlo al suo rientro. In apparenza sembra un villaggio come tanti, in affanno di fronte alle carenze dovute ad una guerra che accerchia da tutte le parti. Ma Rosa scopre che la foresta lì vicino ospita la Tana del lupo, il quartier generale di Hitler.

Un giorno viene prelevata di forza da alcuni soldati delle SS e condotta in una stanza dove, assieme ad altre giovani donne, deve sedersi ad una tavola finemente imbandita. A lei e alle altre, il cuoco personale di Hitler (Boris Aljinovic) somministra gli stessi raffinati pasti che da lì a poco verranno serviti al Fuhrer: Rosa è tra coloro, sotto compenso ma a rischio della propria vita, che deve assicurarsi che non siano avvelenati.

Un racconto tra lo storico e il personale

Le assaggiatrici: recensione del film di Silvio Soldini
Photo Credits: Vision Distribution

Soldini approccia Le assaggiatrici con un profilo di rigore accorto e composto nel tracciare i contorni di una delle tante storie che compongono il mosaico della Storia. Che sono fatte di persone prima che di numeri o dinamiche geopolitiche, di fatiche e di piccole lotte dove l’individuale si concatena al collettivo. E questa qui è evidentemente una storia al femminile, che raccoglie in dote una tensione sommersa e in costante allerta.

A partire da quando Rosa e le altre sono esaminate, prima di essere dichiarate idonee al lavoro, con un inflessibile metodo che richiama subito alla mente la fascinazione nazista per la purezza genetica e sanitaria, nonché gli orribili esperimenti para-scientifici di Josef Mengele. Per arrivare ai timori che attanagliano il gruppo di donne, che avverte sullo sfondo l’evolversi degli eventi tra il fallito attentato a Hitler e l’imminente sconfitta del Reich, incerte su quale sarà il loro destino sotto lo stivale del conquistatore russo – stime parlano di centinaia di migliaia di donne violentate durante l’occupazione della Germania, sia da parte degli eserciti dell’URSS che degli Alleati.

Rimanendo sempre abbastanza aderente a un cronachismo intimo senza particolari sussulti o leziosità, che passa per alcuni snodi sulla resilienza femminile che sembrano quasi obbligati, il film riesce comunque a costruire un’ambigua interiorità attorno a Rosa, che si avvicina quasi incomprensibilmente ad uno dei suoi aguzzini (Max Riemelt). Una pulsione grigia, pericolosa, per l’espressione umana del male puro, altare di un maschile che si confonde sotto la forma di un fantasma che ritorna da quel luogo, il fronte, da cui invece il marito di Rosa non è ancora tornato. Le assaggiatrici interpreta allora il proprio ruolo di cantore con dovizia e metodo, tirando fuori un efficace ritratto che si destreggia tra lo storico e il personale.

Guarda il trailer de Le assaggiatrici:

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