Arriva su Disney+ la seconda stagione della serie che racconta le imprese della Industrial Light & Magic.

Dal 18 aprile arriverà in streaming su Disney+ la seconda stagione di Light & Magic, la serie documentaria che segue i lavori della Industrial Light & Magic, l’azienda di effetti visivi che ha cambiato il modo di fare cinema. Questa seconda parte sarà una “incredibile macchina del tempo”, assicura Rob Coleman, direttore creativo degli studi di Sydney. Lo show sarà diviso in tre capitoli – la prima stagione ne contava otto – e affronterà l’avvento dell’era del digitale.

Si parte da Jurassic Park e si arriva fino ai giorni nostri, con un viaggio che racconta l’impatto che George Lucas, fondatore della compagnia, e i suoi collaboratori hanno avuto sull’utilizzo delle tecnologie cinematografiche contemporanee, così come sulle idee e le ispirazioni dietro ai film stessi. Attraverso numerosi materiali d’archivio, Light & Magic 2 testimonia diversi momenti epocali per la società leader del settore.

“Le telecamere erano lì a catturare tutto” ricorda Joe Johnston, regista e produttore esecutivo. “In parte perché credo che George volesse assicurarsi che tutto venisse registrato, non sapendo mai se durante un incontro potesse succedere qualcosa di veramente significativo. E credo anche perché voleva avere tutto quel materiale in modo da poterne ricavare, un giorno, una narrazione avvincente”.

C’è anche il racconto della competizione. “La comunità degli effetti visivi è davvero una piccola comunità” spiega Janet Lewin, vicepresidente di Lucasfilm. “C’è molta impollinazione incrociata e le persone si spostano un po’. C’è chi va, c’è chi rimane. Ma lavoriamo molto bene con le altre società di effetti visivi. Weta è uno dei nostri concorrenti più forti, ma è anche un alleato e lavoriamo insieme sui progetti e ci ispiriamo a vicenda.”

I lavori su Star Wars: La minaccia fantasma

E uno dei periodi più avvincenti raccontati da Light & Magic 2 è stato di certo quello che ha visto l’ILM lavorare a Star Wars: La minaccia fantasma, il ritorno della celebre saga a più di vent’anni di distanza dalla trilogia originale. E stavolta in digitale. “Penso che questa stagione catturi la vulnerabilità di realizzare quel progetto” afferma Lewin. “Su quel film abbiamo messo anima e corpo, anche se all’epoca eravamo vittime di una sorta di sindrome dell’impostore di fronte al compito arduo di creare le prime creature digitali e realizzare il maggior numero di effetti visivi mai visti”.

Un’esperienza che all’epoca alimento però anche giudizi negativi attorno ad alcuni dei risultati del film, come avvenne nel caso di Jar Jar Binks, interpretato con performance capture da Ahmed Best. “A quel tempo stavamo affrontando dei grandi cambiamenti” riflette l’attore, che negli anni ha sofferto l’odio generatosi nei confronti del suo personaggio. “Penso che nel ’99 ci sia stato un enorme avanzamento nel cinema in generale, con l’avvento del digitale. C’erano molte persone restie a questa idea. E poi c’era anche l’idea che questi personaggi digitali avrebbero preso il sopravvento sui personaggi reali. È un po’ la stessa conversazione che stiamo avendo sull’intelligenza artificiale in questo momento. E Jar Jar è stato un perfetto parafulmine per quel tipo di resistenza. Ma George ai tempi mi disse che dopo 20 anni sarebbe stata una storia diversa. All’epoca fu difficile da accettare, ma guardando indietro ora, aveva assolutamente ragione”.