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My Lady Jane
Federica Marcucci

My Lady Jane: la recensione della serie Prime Video

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Federica Marcucci

My Lady Jane: la recensione della serie Prime Video

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Un’avventura che mescola romanticismo, avventura e fantasy rileggendo la storia.

Arriva oggi su Prime Video My Lady Jane serie creata da Gemma Burgess (autrice della trilogia Brooklyn Girls) e Meredith Glynn (The Boys) che si pone l’obiettivo di rileggere la Storia con spirito pop e anticonvenziale, aggiungendo ingredienti fantasy e una storia d’amore passionale.

Al centro della vicenda c’è Lady Jane Grey, interpretata dall’esordiente Emily Bader, figura storica nota per la sua tragica fine e che, proprio per questo, ha spesso ispirato le arti: dal cinema, al teatro alla musica; pare che la celebre Lady Jane dei Rolling Stones sia stata composta pensata proprio a lei.

Ma chi era Lady Jane Grey? Data in sposa in giovanissima età e diventata regina per soli nove giorni – per poi essere giustiziata, la Lady di casa Tudor è nel tempo diventata emblema di tragicità per il suo essere una figura vittima degli eventi e della sua stessa epoca. My Lady Jane ribalta lo stereotipo della fanciulla in difficoltà immaginando cosa sarebbe successo se le cose fossero andate in modo diverso.

My Lady Jane

Rileggere la storia

Anche se prendere figure realmente esistite per creare una sorta di retelling della Storia può essere rischioso, il cinema e le serie tv ci insegnano che con una buona sceneggiatura capace di sospendere l’incredulità e personaggi capaci di funzionare in quell’universo immaginario niente è impossibile. Sotto questo punto di vista My Lady Jane funziona: sin dai primissimi minuti un narratore onnisciente ci mette davanti a “what if” per poi catapultarci in un mondo in cui il setting in costume è un’escamotage per parlare di tematiche contemporanee con una protagonista che rifiuta il suo matrimonio combinato e che desidera autodeterminarsi come individuo, per poi ingaggiare una dinamica enemies-to-lovers con l’ormai marito il quale però condivide un segreto.

My Lady Jane

Il setting storico è dunque un pretesto per raccontare una storia d’amore e di ricerca di sé che abbia l’obiettivo di parlare non tanto dell’epoca di riferimento ma del nostro tempo. Qualcosa che abbiamo visto recentemente anche in Bridgerton e in una serie tutta italiana La legge di Lidia Poët, in cui vengono utilizzati trope narrativi simili a quelle di My Lady Jane e scelte stilistiche che vedono il mescolarsi di elementi storici ad altri moderni e, di conseguenza, anacronistici; uno su tutti la colonna sonora che contribuisce a rendere i protagonisti – in questo caso la ribelle Lady Jane, più vicini al pubblico contemporaneo.

Caratteristiche che non rendono sicuramente la serie tra le più originali tra quelle uscite negli ultimi anni, ma che allo stesso tempo riescono a confezionare un prodotto capace di funzionare bene dall’inizio alla fine grazie anche a una bella chimica tra i due protagonisti – Emily Bader e Edward Bluemel. Molto azzeccata invece la scelta di inserire in questo mondo l’elemento magico: qualcosa che permette alla serie di ritagliarsi uno spazio differente rispetto alla già citata Bridgerton, per esempio. Con un intreccio divertente che si prende poco sul serio e ironizza sugli eventi della storia inglese, My Lady Jane è un’avventura appassionante da guardare tutta d’un fiato.

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