Non riattaccare (qui la nostra recensione) è un film che arriva dal periodo del lockdown ai tempi della pandemia e lì dentro è anche ambientato. Lo dirige Manfredi Lucibello, in sceneggiatura assieme a Jacopo Del Giudice, e ne fa un racconto thriller, una tesa partita a scacchi giocata a voce, al telefono, in una sorta di incrocio tra la psicanalisi individuale e l’esorcismo collettivo. Protagonista è l’Irene di Barbara Ronchi, che riceve una chiamata nel cuore della notte. Si tratta di Pietro (Claudio Santamaria), ex della donna, turbato e in stato confusionale. Allora Irene capisce che c’è qualcosa che non va e decide di mettersi alla guida per raggiungerlo restando in linea con lui.
In occasione dell’uscita del film, nelle sale dall’11 luglio con I Wonder Pictures, abbiamo avuto modo di intervistare Lucibello e Ronchi, che ci hanno parlato di come nasce l’incontro con il romanzo che ha ispirato la sceneggiatura del film, della sfida di una prestazione attoriale in solitaria e tutta in primo piano e di come dentro Non riattaccare ci sia anche l’esperienza individuale del difficile periodo del Covid.
