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O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+
Alessio Zuccari

O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+

Tags: disney, Geremy Jasper, O'Dessa, Sadie Sink
O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+
O’Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+

O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+

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Alessio Zuccari
Tags: disney, Geremy Jasper, O'Dessa, Sadie Sink

Geremy Jasper scrive e dirige una rock opera che ha il sapore di una malinconica leggenda. In streaming su Disney+ dal 20 marzo.

Che gran peccato il non essere più in grado di immaginare una distribuzione cinematografica per film come O’Dessa, rock opera post-apocalittica che ha la sporcizia urbana di un 1997: Fuga da New York e la fiamma, fin su nei capelli, di Sadie Sink. Scritto e diretto da Geremy Jasper è finito infatti stipato in sordina nel catalogo di Disney+ (è una produzione Searchlight Pictures), condannato con tutta probabilità ad essere precocemente assorbito e ignorato.

Non inganniamoci, O’Dessa non è che faccia chissà quali miracoli. Un’operazione quasi naif, figlia tardiva della retronostalgia anni Ottanta (Sink scelta di cast sicura, dopo Stranger Things e anche Fear Street: Parte 2 e 3), eppure un qualcosa che non si vede spesso, musical e leggenda, ballata d’amore e racconto di un risveglio collettivo. Un film dal portamento malinconico irradiato dalle colorate luci al neon di un’estetica visiva da tubo catodico, che insegue con ostinazione “qualcosa che ci commuova”.

O’Dessa, la trama e i temi del film

O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+
Photo Credits: Disney+

Dopotutto questa qui è la storia di una profezia. Quella del Settimo Figlio, tramandata di generazione in generazione da una dinastia di cantori erranti che abitano una terra arida, prosciugata dalla scoperta del plazma, una sorta di petrolio che ha consumato tutto. E Settimo Figlio è destinata ad essere O’Dessa (Sink), “pisello o non pisello” le dice il padre (Pokey LaFarge) che un giorno scompare e muore lontano da casa, alla quale ritorna solo la sua chitarra, strumento imbevuto di arcano, simbolo di resistenza e liberazione.

Quando muore anche sua madre (Bree Elrod), O’Dessa imbraccia la chitarra e inizia a percorrere le bruciate strade che la conducono fino a Staylite City, capitale del declino umano su cui giganteggia la figura di Plutonovich (Murray Burtlett), conduttore televisivo e tiranno che raccoglie per sé tutto il plazma e imbambola tutti quanti davanti la TV con i suoi spietati show.

Sperduta in questa città che sembra non avere cura di niente e di nessuno, la ragazza incespica dalle parti di Euri (Kelvin Harrison Jr.), performer sotto il giogo del braccio destro di Plutonovich, Dion (Regina Hall). I due si fiutano, si conoscono e si avvicinano, in un intreccio alchemico dove il film pare avere il potenziale per fare bene soprattutto nei momenti più intimisti, sussurrati nelle parole di tenerezza mentre fuori tutto viene risucchiato dall’oblio.

Mancanze ed energie di una leggenda

O'Dessa, recensione del film con Sadie Sink su Disney+
Photo Credits: Disney+

Tra Sink e Harrison Jr. c’è però un’intesa che non mette radici troppo in profondità, un pelo pretestuosa persino nell’evidente e irrisolta fluidità di genere dei due, dove complice è il fatto che qui al copione di Jasper manca una corretta elaborazione dei tempi romantici, in un primo momento affrettati, poi troppo diluiti. Si capisce però anche come O’Dessa danzi per lo più sulle note di una parabola raccontata e raccordata per emozioni salienti, che consapevolmente (e furbescamente) abbozza le dinamiche e le ragiona come archi di una leggenda quando vengono a crearsi conflitti e scontri con chi detiene il potere.

La parte musicale è in questo propizia, curata dallo stesso Jasper (un tempo musicista indie) e da Jason Binnick, effettivamente di pregio con canzoni tra il folk e il rock che puntellano il racconto lì dove effettivamente la ‘prosa’, il contesto e gli antagonisti appaiono talvolta fermarsi al preimpostato o al derivativo. Ed è attraverso l’aspetto canoro che O’Dessa, protagonista e film, traghetta gli animi verso uno smottamento interiore che non deve andare a cercare necessariamente la positività in un vissero felici e contenti. Allora il finale, per quanto appaia quasi teneramente ingenuo, chiude in linea con quella malinconia non conciliatoria, ma energica, che percorre l’opera dall’inizio alla fine.

Guarda il trailer di O’Dessa:

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