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Oh Canada - I tradimenti: recensione del film di Paul Schrader
Alessio Zuccari

Oh Canada - I tradimenti: recensione del film di Paul Schrader

Tags: jacob elordi, Oh Canada - I tradimenti, paul schrader, richard gere, uma thurman
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Oh Canada – I tradimenti: recensione del film di Paul Schrader

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Alessio Zuccari
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Richard Gere e Jacob Elordi interpretano un uomo teso tra il ricordo e il senso di colpa.

Oh Canada – I tradimenti è un film sulla menzogna o è un film che mente? Il confine della nuova opera di Paul Schrader, che scrive e dirige, è sottilissimo. Perché questa è la storia di un uomo, il documentarista Leonard Fife, che prossimo alla morte decide di tenere un’ultima intervista in cui raccontare delle verità che non ha mai detto a nessuno. Verità, a suo dire, con cui scrollarsi dell’ingombro di uno status acquisito grazie a bugie, fughe, abbandoni.

Ma è affidabile ciò che racconta Fife, personaggio tratto da Foregone di Russell Banks (scomparso nel 2023, a cui il film è dedicato)? Possiamo davvero attenerci alle parole di quest’uomo, interpretato anziano da Richard Gere e giovane da Jacob Elordi, annebbiato da una malattia che si fonde in un indistricabile dedalo al senso di colpa?

Disallineare linguaggio e memoria

Oh Canada - I tradimenti: recensione del film di Paul Schrader
Photo Credits: Be Water Film

Non è intenzione di Schrader condurci nella chiarezza della lettura. Anzi, impugna una grammatica della narrazione incerta e soprattutto non certificabile in nessuna maniera, se non vagamente attraverso le affermazioni di chi circonda Fife. La moglie Emma (Uma Thurman), un tempo sua ex studente assieme a Diana (Victoria Hill) e Malcolm (Michael Imperioli), i due registi che ora stanno girando il documentario sull’uomo.

Ma anche loro conoscono solo un piccolo spicchio di una vicenda con un inizio e una fine disallineati, che va dall’allontanamento di Fife dagli Stati Uniti, per sfuggire all’arruolamento della guerra del Vietnam, fino ai giorni da affermato insegnante e documentarista in Canada, di cui è diventato una sorta di idolo nazionale. Schrader sbiadisce di continuo le memorie dell’uomo. Mescola i piani temporali, le storie, i soggetti di queste storie, gli interlocutori. Mescola addirittura i formati di ripresa e le forme del racconto, passando dal nitido digitale all’effetto granuloso della pellicola, dal colore al bianco e nero.

“Non posso dire la verità se la camera è spenta” si arrabbia Fife, uno dei molti uomini tormentati e inseguiti dal passato nella carriera da sceneggiatore e regista di Schrader, quando provano a fermare il flusso della sua ricostruzione. Che poi parla delle teorie sulla fotografia della studiosa Susan Sontag, ragiona sul ruolo dell’immagine, confonde le acque su cosa voglia dire rappresentare. Degli statuti, considerando da chi provengono, con cui Oh Canada – I tradimenti quasi vuole suggerire al rovescio come il senso del vero sia qualcosa facile a perdersi nella triangolazione tra soggetto osservato, oggetto di ripresa e soggetto osservante.

L’ultima grande incertezza

Oh Canada - I tradimenti: recensione del film di Paul Schrader
Photo Credits: Be Water Film

Di Fife allora resta in mano uno scivoloso fascio di sensazione. Su tutte, che questa sia la storia, forse, di un certo tipo di uomo, e di maschio, del Novecento. Di un seduttore cronico, di qualcuno che casca in piedi senza sentire troppo la necessità di guardarsi indietro, di guardare in tempo ai propri peccati, ai frutti sparsi del suo seme. C’è infatti anche un figlio (Zach Schaffer), che in alcuni momenti funge addirittura da narratore, nei continui decentramenti di percezione non sempre del tutto contestualizzabili, ed efficaci, anche se letti nell’accezione che tenta di darne il film.

Oh Canada – I tradimenti dunque non cerca una risoluzione a questa illeggibilità, tesa tra l’indagine psicologica e la frustrazione. Vuole mozzare la possibilità di una conciliazione dei perché, privare del rassicurante reticolato in cui collocare questo e in cui collocare quello. Disarticola il linguaggio per disarticolare l’uomo e il giudizio che si è tentati di averne. Ne lascia solo la parvenza, raccolta nella consapevolezza terminale dell’aver visto e vissuto, essere stato visto e vissuto, in un ultimo atto (ancora: forse) di rimpianto prima del balzo nella morte, l’ultima grande incertezza.

Oh Canada – I tradimenti è al cinema dal 16 gennaio con Be Water Film in collaborazione con Medusa Film.

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