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Martina Barone
La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton | Recensione della serie su Netflix
Tags: bridgerton, La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton, netflix
Lo spin-off di Bridgerton si concentra sulla figura della regina Carlotta e sul primo periodo del suo matrimonio col re Giorgio.
Nel cast di La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton: India Amarteifio, Adjoa Andoh, Michelle Fairley, Ruth Gemmell, Corey Mylchreest
Il successo di Bridgerton ha portato la piattaforma di Netflix a credere che qualsiasi altro prodotto proveniente da quel mondo avrebbe funzionato. Che sarebbe stata proprio una bella idea virare dai libri della scrittrice Julia Quinn per espandere un universo ottocentesco reinventato e pieno di personaggi bellissimi e vogliosi.
Se le prime due stagioni dello show erano guidate dallo showrunner Chris Van Dusen, per lo spin-off è direttamente Shonda Rhimes – dell’altra serie solo produttrice – a prendere in mano le redini di una protagonista di cui il racconto esplora il passato. Quelle origini della regina Carlotta in La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton che erano state messe in discussione per il colore della pelle della sovrana, con una schiera di “puristi” – o semplicemente infelici – che invocavano alla ricostruzione storica non rispettata, perdendo il focus della narrazione: delle romantiche, soft erotiche e struggentissime storie d’amore.
Bridgerton non avrà avuto chissà quale valore qualitativo nel panorama della serialità moderna. Ma ha avuto almeno l’ardire, forse anche involontario (probabilmente involontario), di portare alla luce una pratica come il colour-blind casting, andando oltre al colore della pelle dei personaggi – e quindi dei propri interpreti -, non cercando di voler essere fedeli agli eventi reali, ma creandone di nuovi. Proprio da questo è partita La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton.
Se da una parte la serie continua a incentrarsi sui legami amorosi tra personaggi, sempre divisi e in bilico tra il sogno romantico e i doveri del matrimonio, dall’altra l’introduzione a corte di nobili e sudditi non caucasici viene contestualizzata. Diventa a tutti gli effetti la seconda linea narrativa principale, che va indissolubilmente intrecciandosi a quella dedicata alla protagonista di India Amarteifio, che interpreta la monarca da giovane, mentre nel corrispettivo “presente” continua ad avere il volto e il broncio di Golda Rosheuvel.
Quello che viene chiamato “l’esperimento” nella serie è, a onor del vero, ciò che il cosmo di ShondaLand aveva già fatto partire nel 2020. Le polemiche che hanno accompagnato fin dal principio Bridgerton diventano discorsi da tematizzare e sfruttare a proprio favore. Per spiegare sia cosa è stato fatto con la serie originaria, ma soprattutto perché.
Ovviamente non un giustificarsi, bensì un prendere per mano il pubblico, almeno quello interessato, e aiutarlo a ragionare per comprendere a fondo il lavoro apportato per la scelta del cast. E per mostrarne le evoluzioni, i risultati e le conseguenze. Come il fatto che per una società migliore sia necessario un piccolo passo. Che sia nella finzione, o sia nella realtà.
Tralasciando la discussione sul colore della pelle e il generare un Ottocento mai esistito e idealizzato, La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton è esattamente come si era immaginata, poiché identica alle sue sorelle precedenti. È smielata oltre modo, sentimentale superando ogni misura. È il travolgimento emotivo e sessuale che chiunque vorrebbe, se la sua fantasia più sfrenata fosse da sempre rilegata tra le pagine di un libretto Harmony.
C’è lo scambio di sguardi, il fuoco, la distanza, la passione. Il conflitto che prima è un’apparente voragine tra innamorati, in cui poi si mescolano più di prima, con mani e corpo che si cercano e si toccano. E, ancora una volta, il vincolo del matrimonio diventa la speranza di una vita insieme fatta non solo di obblighi, ma di tenerezza. La storia è diversa, eppure è sempre la stessa. Se vi sono piaciute le due stagioni di Bridgerton vi piacerà anche La Regina Carlotta. Altrimenti, per voi, non è ancora arrivato il momento di essere accolti a palazzo.