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Roberto Benigni: il neo Leone d’Oro alla Carriera regala energia e lezioni di cinema alla masterclass di Venezia 78

Tags: film, masterclass, roberto benigni, Venezia78
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Roberto Benigni: il neo Leone d’Oro alla Carriera regala energia e lezioni di cinema alla masterclass di Venezia 78

Tags: film, masterclass, roberto benigni, Venezia78

?Conosco una sola maniera per misurare il tempo: o con te o senza di te?. La frase pi? bella della Cerimonia d?Apertura di Venezia78 ? stata dedicata alla sua ‘Beatrice’ Nicoletta Braschi dall?adorato compagno di vita Roberto Benigni, salito sul palco dopo la laudatio piena di gratitudine di Jane Campion che paragona la sua euforia ad una bottiglia di Prosecco pronta a esplodere. Incontenibile pi? che mani, ma come un buon vino maturo e vivace, lo ? di nuovo il giorno seguente, quando nella compostezza forzata della scrivania che condivide per un?ora esatta con il docente e critico cinematografico Gianni Canova, Benigni viene chiamato ad una masterclass sul mestiere dell?attore e sui maestri che hanno forgiato la sua maniera registica.

Dal primo amore in un vecchio cinema pistoiese folgorato da La febbre dell?oro di Chaplin, al sentimentale e rivoluzionario Keaton, fino all? ?asceta? della gag perfetta a tutti i costi Jacques Tati, per Roberto sono queste le ?immagini irraggiungibili?, modelli ai quali senza ostentazione alcuna prende come riferimento per descrivere le (sue) grandi rivoluzioni dei sentimenti sul grande schermo, autori poetici e ironici al tempo stesso come d?altronde ? stato tutto il suo cinema da Berlinguer ti voglio bene (1977) in poi, diretto allora da Giuseppe Bertolucci citato e infinitamente ringraziato sul finale come suo padre adottivo. Fellini invece ? ?prodigioso?, ?il Picasso, lo Stravinsky, il Kafka? della settima arte, definito “il pi? grande regista del Novecento senza aver cambiato la Storia del Cinema“, come lo ?spirituale, pur essendo ateo? Bu?uel, entrambi maestri del linguaggio onirico e dell?inconscio, non di certo di quella che crediamo essere la mera e pura realt?.

La responsabilit? e il peso dell’arte secondo Roberto Benigni

Tra citazioni e riferimenti, digressioni e ricordi personali, Benigni va controcorrente soprattutto nello smontare l?idea dominante e abusata della recitazione come gioco. ?Si ? vero, in inglese o in francese il verbo giocare e recitare sono detti nello stesso modo, ma recitare ? un lavoro non ? divertente. Il cinema richiede di essere puri, nel senso di tenere acceso il fanciullino pascoliniano che ci fa credere al giocattolo-cinema, ma ? tutto faticoso. Soprattutto il lavoro del regista, chiamato a scegliere ogni particolare che rimarr? impresso per sempre; pensate al peso, alla responsabilit?. Il regista ? un trapezista: dopo il salto mortale nasconde la paura della morte con un inchino al pubblico? E aggiunge: ?recitare ? un mistero, imitare invece ? l?opposto della recitazione?.

Ma ? quando arrivano le domande dal pubblico, non dagli addetti ai lavori e dai giornalisti, che il neo Leone d?Oro regala parole d?amore non scontate rispondendo ad una giovane aspirante attrice la quale chiede consigli su come tenere a freno l?emozione nel momento di recitare. ?Non rimuovere l?emozione, ma lasciala andare a briglie sciolte? replica con empatia sentendo la domanda particolarmente personale. ?L?emozione ? segno di vita, di quel nocciolo atomico sempre acceso che alimenta l?arte. Durante le mie prime partecipazioni televisive non governavo il batticuore, ma mi lasciavo governare da lui, dicendomi di voler sentire tutto, anche il nulla?.

Consigli e abbracci (fisici) alla Masterclass di Venezia78

Con un vero abbraccio fisico e commosso ad una giornalista messicana che ricorda come La vita ? bella (1997) oltre vent’anni fa abbia tracciato i primi passi linguistici e culturali della sua permanenza in Italia, la masterclass di Benigni, tra gli applausi della platea e il suo continuo gesticolare coinvolgente, regala sull’epilogo dell’evento altri due momenti degni di nota. Dopo aver detto di essersi visto come ?pretino di campagna? se la sua vita non avesse fatalmente mai incrociato la via dello spettacolo, il comico aretino e dieci volte dottore ad honorem, torna serio e precisa: ?Il desiderio di raccontare ? stato sempre pi? forte di tutto, sentivo fin da piccolo di voler mostrare, non di di-mostrare; di voler lasciare delle tracce, narrare delle storie. Non mi immagino essere nient?altro che quello che faccio da sempre?.

Ai giovani invece ?non saprebbe dare consigli?. ?Mi sento solo di dire di seguire il proprio fuoco. Il mondo del cinema ? un mondo faticoso che non regala niente a nessuno. L?arte richiede una devozione e un impregno estremi, dovete tenere accesa la passione, ma essere coscienti di voler rimanere comunque fedeli a voi stessi?. Noi spettatori invece a Roberto, l?istrione incontenibile e l?artigiano-poeta di speranza e innamoramento vitale, dobbiamo ricambiare dicendo una semplice parola, ordinaria e banale ma che racchiude tutto quello che il suo cinema ci ha restituito per immagini e suoni da pi? di quarant?anni. Semplicemente, con la stessa gioia di Sophia Loren quella magica sera: ?Grazie Roberto!

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