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Martina Barone

RoFF17 | Bros: recensione della rom-com LGBT

Tags: Billy Eichner, Bros, roff17
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Martina Barone

RoFF17 | Bros: recensione della rom-com LGBT

Tags: Billy Eichner, Bros, roff17

Dal 3 novembre non perdete in sala Bros, commedia romantica che cerca di riflettere sulla rappresentazione, non tralasciando le risate

Rispettare i più classici passaggi della rom-com. Rimanendo al passo con i tempi, ovviamente. È quello che fa Bros, storia vista e rivista un milione di volte in qualsiasi sua variante, ma che grazie alla scrittura di Billy Eichner vede come due eroi romantici i protagonisti Bobby e Aaron. Non perché entrambi devono conquistare la bella di turno, bensì omosessuali che in mezzo alla giungla di app e costrutti sociali tentano di trovare se non proprio quello che possono considerare il vero amore, almeno una persona da avere accanto con cui condividere insieme giusto tre mesi della propria vita. 

Un’ambizione a cui sembra impossibile poter aspirare, come però soltanto pochi anni prima sembrava infattibile anche portare sul grande schermo dei personaggi appartenenti apertamente alla comunità LGBTQIA+ e renderli il cuore di una commedia romantica. Bros in questo senso agisce in maniera rivoluzionaria nell’ambito della rappresentazione di protagonisti che poche volte, irrisorie a dire il vero, hanno agito puramente cercando l’amore e diventando l’equivalente gay di Meg Ryan. Forse nulle se vogliamo essere sinceri. Un giro di boa che nella società e di riflesso nei territori dell’audiovisivo sta cominciando a segnare titoli che possano ampliare veramente il range di ruoli e occasioni per ognuno di vedersi impersonato, riconoscendosi e specchiandosi per sentirsi finalmente visti e sapere di essere parte di questo (troppe volte indisponente) mondo. 

Bros: come siamo visti?

E proprio di essere visti tratta Bros, in un riecheggio del tema della raffigurazione che racchiude al proprio interno vari livelli, riversati nella pellicola in variante mediale e quotidiana. Se il punto che colpisce della commedia è il porre i personaggi in una posizione che segue i canoni del genere romantico in cui gli spettatori potranno finalmente ritrovarsi, interrogandosi sul proprio modo di vivere le relazioni e quale tipo di amore poter sognare, dall’altra è il quanto ci si senta continuamente sovraesposti a dominare. L’essere costretti a dover rispettare una determinata immagine, con i suoi relativi standard, non potendo permettersi di delude l’idea che gli altri hanno o vorremmo avessero di noi, che va inevitabilmente a influire sul sistema con cui interagiamo con qualcun altro.

È l’incontro delle insicurezze che mangia di ansie e timori il protagonista Bobby di Billy Eichner e il palestrato e ingessato Aaron, interpretato da Luke Macfarlane. La convinzione di essere talmente inadatti all’amore da convincersene a propria volta, non sentendosi mai all’altezza di una contemporaneità in cui sembrano tutti mille volte più bravi, tonici, sessualmente appetibili. Vittime di un bisogno di condivisione che forse, proprio perché così poco analizzato in una realtà più vera del vero quale il cinema, i protagonisti non sanno inizialmente ben decodificare, attraversando proprio per questo gli stilemi del genere, rispettandoli e facendo da bussola per le narrazioni romantiche di una comunità che esiste e deve comparire sullo schermo.

Tra canzoni country e sfrontatezza

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Credits: Universal Pictures

In questa osservanza di codici che è bello e fondamentale veder riportati a una contemporaneità davvero inclusiva, Bros è anche (e soprattutto, c’è da dire) una pellicola divertentissima, di quella ironia dissacrante e volutamente demenziale che nasconde alle sue spalle un umorismo e un’intelligenza attentissima. Un’opera che rimarca la penna di Billy Eichner, trasportando al suo interno la sfrontatezza che da anni contraddistingue il lavoro dell’autore e presentatore, da cui nasce e si sviluppa il destino di Bros

La verve della personalità artistica di Eichner si incontra con l’immaginario romantico e ne tira fuori la più esilarante delle visioni che si potrebbero fare e che vedono coesistere al proprio interno uno sguardo legato alle politiche queer e alla voglia di scardinarle da qualsiasi etichetta, ma non da quella che ci vede tutti come persone assurde quando ci innamoriamo. Un altro passo insieme a quello compiuto con Fire Island, che ravviva lo scaffale delle rom-com e coccola con intrattenimento lo spettatore, tra canzoni sentimentali country e ipotesi di omosessualità di Presidenti americani. 

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