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RomaFF16 - Mothering Sunday: recensione del film con Josh O'Connor
Tags: Josh O'Connor, Mothering Sunday, RomaFF16
Sinossi di Mothering Sunday:
Inghilterra, 1924. ? una domenica di primavera, e la giovane domestica Jane Fairchild, orfana, si ritrova da sola per la festa della mamma. I suoi datori di lavoro, i ricchi coniugi Niven, sono usciti, e lei ha la rara occasione di passare una bella giornata con il suo amante segreto, Paul Sheringham, che ? figlio dei vicini dei Niven, ed ? il grande amore di Jane, nonostante sia in procinto di convolare a nozze combinate con un?altra ragazza della sua stessa classe sociale, figlia di amici degli Sheringham e amica di Paul da quando i due erano piccoli. Ma un evento imprevedibile cambier? per sempre la vita di Jane.
Alla 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma si ? parlato pi? di una volta del tempo. C?? stato quello della vita di Promises, che della lezione di Proust ne ha fatto trattato per immagini attraverso il concetto delle spirali e i suoi viaggi temporali. C?? stato quello che ? tornato indietro e ha coinciso col presente in un piccolo film come Petite Maman della grande autrice C?line Sciamma, dove madre e figlia si ritrovano nello stesso luogo con la stessa et? per condividere giochi e saggezza. Ci sono stati poi gli eterni della Marvel con il cinecomic del premio Oscar Chlo? Zhao Eternals, personaggi destinati a vivere per secoli non potendo intromettersi nelle tragedie dell?umanit? e dovendo portare il peso dei ricordi tutti nella propria memoria.
A non sottrarsi da questa scia tematica ? stato Mothering Sunday di Eva Husson, tratto da una novella di Graham Swift pubblicata nel 2016 e proprio come un romanzo riportato per far percepire allo spettatore il forte attaccamento del film alla dimensione della letteratura. Quella che si permette di poter porre il racconto – e in questo caso la pellicola – su pi? piani. Piccoli capitoli che si susseguono andando di volta in volta a riprendere diverse linee narrative, che solamente alla fine confluiscono in un disegno pi? grande che ? quello della mano andata scrivendo come da un punto esterno l?intera storia.
Un senso di densit? ? perci? quello che questo sostanzioso materiale fa percepire di Mothering Sunday, il cui carattere letterario finisce per inglobare totalmente le possibilit? espressive della storia, che finisce per ricercare solamente un senso di poeticit? legato all?ambito della parola, che non riesce a tradursi adeguatamente in forma filmica. L?opera sembra cos? sfogliare frettolosamente le pagine di un manoscritto in cui le linee guida delle molteplici storie al suo interno non fanno che confondere e indispettire l?accrescimento di una qualche presa o di un interesse dello spettatore.
La spinta insistente di artisticit? della pellicola fa percepire un incontenibile senso di inadeguatezza rispetto alle scelte di racconto del film, che non pu? che appesantire la visione di uno spettatore a cui l?opera non restituisce nulla se non una confusione involontaria, quella che dovrebbe sbrogliare da solo lo spettatore, ma rimane troppo annoiato per volerlo fare. L?insistenza sull?estetica eterea dell?opera, quel torpore soffuso a cui contribuisce la fotografia di Jamie Ramsay e le melense note di Morgan Kibby, influiscono sull?insoddisfazione pronunciata che il film va a suscitare. Un?estetica che tende chiaramente all?omogeneit? di un?immagine che sembra poter evaporare da un momento all?altro, ma purtroppo per lo spettatore non lo fa mai.
In questo salto tra la carta stampata e la memoria, tra i ricordi che diventano materiale cinematografico e le pellicole che si fanno contenitore di fotografie in cui poter ripercorrere gli anni che sono passati, Mothering Sunday cerca una riflessione sul riuscire a mantenere vive le persone nella propria mente, pur volendo il pubblico dimenticare la tediosit? vissuta attraverso il film. L?insipidezza del risultato finale incide sul discorso attorno al processo vitale e creativo che l?opera cerca di incasellare, ma apre talmente tante porte tra realt? e finzione, passato e ricostruzione di ci? che ? stato da sgretolarsi quando viene affidato allo spettatore.
Non bastano due interpreti convincenti come Odessa Young o il talentoso Josh O?Connor. Non bastano due cameo di spessore come quelli di Colin Firth e Olivia Colman (estasiante pur in quelle sue due uniche battute riservatele). Mothering Sunday il tempo rischia di non farlo scorrere mai o almeno questa ? la sensazione che lascia al pubblico.
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