Recensioni
0
Martina Barone
Romantiche: recensione del film diretto e interpretato da Pilar Fogliati
Tags: giovanni veronesi, Pilar Fogliati, Romantiche
Romantiche è il ritratto affettuoso e ironico di quattro giovani donne molto diverse tra loro che, con le loro insicurezze, paure e desideri, cercano di farsi largo nel mondo. Ognuna di loro è la protagonista di un episodio: Eugenia Praticò, l’aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché sia di nicchia; Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e addormentata nel centro storico, che debutta nel mondo del lavoro; Michela Trezza che sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia a Guidonia; Tazia De Tiberis, la bulletta di Roma nord che vuole avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato.
Nel cast di Romantiche: Pilar Fogliati, Barbora Bobuľová
Abbiamo conosciuto Pilar Fogliati col suo video in cui imita gli accenti romani. Li sapeva fare tutti, sapeva dare la giusta intonazione, le intenzioni adatte, azzeccava la tonalità e le cose da dover dire, impersonando con un semplice cambio tutte quelle identità che dividono la Capitale e che la abitano insieme pur facendo parte di circoli e di quartieri diversi. Quello è stato il primo sguardo a un talento camaleontico che dimostrava come l’attrice avesse la prontezza dell’ingegno e la capacità della velocità comica, ciò che non dovrebbe mai mancare a un buon intrattenitore e che Fogliati ha dimostrato d’essere.
Sono poi arrivati i ruoli al cinema, fino alle serie tv, giungendo al successo almeno di pubblico di una produzione festiva come Odio il Natale, di cui la trentenne single di Pilar Fogliati era protagonista e ha permesso all’interprete di porsi frontalmente viso a viso con lo spettatore.
È nel 2023 un ulteriore salto quello che l’artista fa e che le apre un altro varco, sempre nell’ambito cinematografico. Col suo Romantiche, però, Pilar Fogliati si mette veramente a nudo e non per l’esposizione che ben quattro personagge diverse le danno, vestendole tutte cambiando look, stile, modo di parlare e capelli, ma ancor più per averle fatte nascere dalla sua stessa creatività.
Al suo debutto in sceneggiatura e regia, l’attrice assume più posizioni insieme e realizza una pellicola che è a sua faccia e somiglianza, se non fosse che in realtà sono tutte differentissime le personalità che va a impersonare, ognuna col proprio mondo e la sua maniera di esprimerlo, restituendo ancora una volta da parte di Fogliati uno spaccato sulle identità che è possibile incontrare.
Più specificatamente sempre in una Roma che anche in questo caso fa da sfondo all’opera, ma che stavolta racchiude anche in ognuna delle sue interpretazioni e personagge una caratteristica che appartiene non solamente alla città di riferimento in cui la pellicola è ambientata, ma alle influenze della società che hanno attorno e della comunità in cui la sviluppano.
Ognuna delle personagge di Romaniche ha il proprio mondo, la propria realtà individuale, amorosa, famigliare, in cui le aspettative e prospettive cambiano in base all’esistenza che Fogliati va mano a mano ad interpretare, cercando di inserire il più fedelmente possibile quella determinata protagonista all’interno della sua dimensione ideale.
C’è così la fuori sede con ispirazioni artistiche che tenta di sfondare con la sua sceneggiatura “Olio su mela”. C’è l’aristocratica dagli occhi spalancati che si innamora sempre dei suoi cugini. C’è la provincialotta che può anche avere un momento di cedimento, ma rimane sempre ligia a se stessa. E infine l’altezzosa prepotente di Roma Nord che sa dare consigli a tutti, ma non sempre sa gestire se stessa.
Personagge ognuna col personale universo, ma insieme con l’unico talento di una Pilar Fogliati che sa gestire contemporaneamente la scrittura delle sue protagoniste, su collaborazione alla sceneggiatura di Giovanni Veronesi. Una moltitudine di sogni e aspirazioni, di luoghi comuni e di sentimenti inaspettati che compongono quelle “romantiche” di cui l’attrice si fa portavoce, a cui affida a propria volta la sua.
Non sono certo macchiette le protagoniste che propone. Non sono semplicemente abbozzate, solo accennate o tratteggiate superficialmente. C’è un lavoro di costruzione che il film fa percepire a livello prima di tutto della stesura dei testi su cui partire di episodio in episodio, per poi prestare attenzione alla cura dei dettagli, dai capelli ai vestiti, per toccare il cambio di tono e la maniera di incarnarle della loro stessa ideatrice.
Sono pillole di fiabe moderne, sono protagoniste che hanno un romanticismo interno, non nella maniera classica di intenderlo, bensì letterario, quel moto che le sospinge non credendo alle favole, ma sapendosi comunque affidare a una propria emotività. Quella che Fogliati assegna loro pur rimanendo nel comico, talvolta nel raffinato grottesco. La sottolineatura di animi anche ingenui, ma che vogliono più di ogni altra cosa rimanere coerenti e fedeli alla propria persona.
Così come Pilar Fogliati dimostra col suo Romantiche, per una carriera che la sta portando a sperimentare, dandole la possibilità di mettere in scena quante più sfumature. Quelle con cui riempie le personagge della sua opera d’esordio dietro la macchina da presa e che ne riconferma dunque quella sua vena inventiva.