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SPECIALE OSCAR | Minari: la parabola poetica sull'immigrazione familiare e universale
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SPECIALE OSCAR | Minari: la parabola poetica sull'immigrazione familiare e universale

Tags: Minari, oscar 2021, Steven Yeun
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Tags: Minari, oscar 2021, Steven Yeun

Sinossi del film Minari:

Jacon (Steven Yeun) si trasferisce dalla Corea del Sud alla California, fino in Arkansas insieme alla sua famiglia. Monica (Han Ye-ri), sua moglie, non ? per nulla soddisfatta e per cercare di far funzionare la situazione chiamer? sua madre?Soon-ja (Yoon Yeo-jeong) per farla vivere con loro e aiutarla con i suoi due figli.

Recensione del film Minari:

Minari ? l?inedito film che ha origine dalla Corea del Sud, ma sarebbe profondamente incorretto definirlo il nuovo Parasite. Per quanto la similarit? tra i due pu? essere un fattore di sorpresa vista la poca distanza che li divide a solo un anno l?uno dall?uscita dell?altro, tra il film di Lee Isaac Chung e il lavoro meritatamente premiato agli Oscar di Bong Joon-ho non c?? nessun?altra assonanza, se non quella di essere entrambe pellicole acclamate da una larga fetta di pubblico e maestranze, tanto da vederli sostenuti e nominati per gareggiare agli ambiti premi degli Academy.?

Premi che Parasite si ? visto assegnato e che hanno donato un briciolo di speranza in pi? a tutti quei film in lingua non inglese separati dal successo mondiale solamente a causa dei sottotitoli, un muro che lo stesso Joon-ho ha confermato ? possibile superare e che pu? permettere all?arte cinematografica di espandere il proprio bagaglio emozionale e narrativo. Cos?, dal trionfo di un?opera ammirevole che ha modificato lo sguardo sul cinema internazionale, ecco l?anno successivo il film Minari nominato sia per il Miglior film agli Oscar, sia per altre cinque categorie: miglior regista, miglior sceneggiatura originale, miglior attore protagonista, migliore attrice non protagonista e miglior colonna sonora.

Dalla produzione della Plan B alla distribuzione A24

Le differenze di Minari con Parasite partono prima di tutto dalla produzione stessa del film. Pur in lingua straniera, ambientato per? nell?America anni Ottanta dell?Arkansas, il film di Lee Isaac Chung ha alle spalle una produzione statunitense. Quella Plan B di Brad Pitt che continua a selezionare gli autori e i racconti sempre pi? interessanti del panorama mondiale, affidandosi alla distribuzione della A24, anche lei dai contorni stilistici perfettamente definiti e in cui va ad incastrarsi con armonia la poeticit? di Minari.?

Se l?operazione di Parasite comportava una struttura tridimensionale con al suo interno il genere del dramma sociale, del thriller e dell?horror, per l?opera di Chung ? la semplicit? del nucleo famigliare a fare da traino alla storia dei suoi protagonisti. Nonostante anche qui il discorso passi per il riscatto proveniente dalla ricerca di una condizione di vita migliore, il raggiungimento di quest?ultima viene segnato dalla malinconia della casa di origine, veicolando la necessit? di mettere nuove radici per far germogliare il proprio futuro.

Minari: dalla semi-autobiografia al racconto universale

Lo stesso piantare non si fa solo valore simbolico in Minari, bens? motore primo del fabbisogno della famiglia Yi, del desiderio di avviare una propria via commerciale e di poter assieme rivivere il ricordo della propria terra lontana attraverso gli odori e i sapori delle verdure curate dal personaggio del padre Jacob (Steven Yeun). Una speranza, quasi un?ossessione per l?uomo tanto da metterlo in crisi nella relazione con la moglie Monica (Han Ye-ri), insoddisfatta del trasferimento dalla California ai terreni dell?Arkansas, costantemente preoccupata per la crescita dei loro due figli e la malattia al cuore del piccolo David (Alan Kim).?

Il fattore nostalgia ? predominante nell?opera semi autobiografica dell?autore coreano, una dolcezza che invade la terra attorno alla casa su ruote dei Yi, e che parla di immigrazione e permanenza tra origini abbandonate e prospettive future pi? di quanto qualsiasi altro trattato saprebbe mai fare. Il tocco delicato del regista e sceneggiatore tenta di rassicurare i personaggi persi tra lo spaesamento di un luogo che sentono ancora ostile nei propri confronti, facendoli portatori di un quadro che se credono privato, va nel tempo allargandosi a una visione universale che prende i singoli per farli rappresentanti di un tutto. Gli addi, la partenza, il constante muoversi fino a trovare un altro posto pur non dimenticando da dove si ? arrivati. Perch? quello che si ? lasciati alle spalle non avrebbe concesso altro, allora ? bene prenderne coscienza e andare avanti.

Sotto al cappellino rosso

Minari, pur tornando indietro di trent?anni, ? una risposta ad un?America profondamente incapace di gestire il valore e le motivazioni sociali e culturali per cui un singolo, una famiglia, un popolo ha deciso di prendere e spostarsi. Un paese che ? appannaggio dell?american way of life e che, invece di gioire per il messaggio di opportunit? e salvezza che significa per molti, si ? chiuso sempre pi? ottusamente nel proprio conservatorismo non comprendendo che dalla contaminazione pu? fiorire qualcosa di bello, qualcosa di buono. Il cappellino rosso di quel ?Make America Great Again? trumpiano si trasforma nel film e nell?immaginario in quello portato sul proprio campo coltivato dal protagonista Jacob Yi, a restituirne tutto un inedito valore a quel simulacro storico. Un?accezione che rende veramente di nuovo grande l?America, grazie anche all?integrazione di chi, in quel paese, ha trovato la casa tanto cercata.?

Quello che di senza tempo c?? in Minari, oltre al racconto di una famiglia e il loro muoversi per lidi migliori, ? una tenerezza che pervade con intensit? il testo filmico di Lee Isaac Chung, il quale sostiene i personaggi anche negli istanti di maggior cedevolezza, virt? dell?occhio gentile dell?autore, dei suoi ricordi e della maniera di rimescolarli alla finzione. Un?opera a cui riservare spazio per farla crescere rigogliosa, come gli stessi minari piantanti dalla nonna Soon-ja di Yoon Yeo-jeong.

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