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Martina Barone
Spider-Man: Across the Spider-Verse: recensione del film d'animazione della Marvel
Tags: marvel, spider-man, spider-man: across the spider-verse
Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar®, Spider-Man: Across the Spider-Verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza.
Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.
Nel cast dei doppiatori originali di Spider-Man: Across the Spider-Verse: Shameik Moore, Hailee Steinfeld, Oscar Isaac
Non basterebbe una visione per cogliere tutte le prodezze animate di Spider-Man: Across the Spider-Verse. Non basterebbe avere una super vista, vedere il film al rallentatore, fermarlo ogni istante. È la sua capacità, travolgere completamente lo spettatore, riservandogli uno spettacolo ricco e straboccante che si ha l’impressione possa cambiare in qualsiasi momento.
Le linee non sono mai dritte, i contorni mai definiti, le forme geometriche giocano diversi scherzi all’occhio umano, che non le percepisce chiare e inamovibili, ma le vede schizzare a destra e a manca cambiando nel giro di un secondo sia volume che dimensione.
È un’animazione oltre l’animazione, è un cosmo che vive delle proprie regole. E in cui il pubblico è invitato a sedersi per poi entrare direttamente nello schermo, per diventare anche lui parte di un fumetto più grande, in movimento, tratteggiato con una velocità a cui non si riesce a stare dietro, ma è bello comunque provarci.
Spider-Man: Across the Spider-Verse è la dimostrazione che il precedente Spider-Man – Un nuovo universo (2018) ha aperto un varco in un’altra dimensione, stravolgendo le leggi dell’animazione – e, in questo caso, anche del cinema -, aprendo a una sperimentazione ancora più affamata e spasmodica. Impegnata a sfidare continuamente se stessa, a inseguirsi, rincorrersi, scoprirsi e modificarsi. Agendo con creatività assoluta, con una libertà mai vista, che riesce a non sbrodolarsi e a interrogarsi su come sia possibile che tutto, tanta di quella roba, sia stata anche solo conciliabile all’interno di un’unica opera cinematografica.
Con la direzione di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson, su una sceneggiatura ancora una volta scritta dal duo Phil Lord e Christopher Miller, col contributo di David Callaham, il film esagera il portato estetico-animato, facendo altrettanto con la storia. Non si contiene. Offre più di quanto si sarebbe immaginato, pur essendo una pellicola di transizione, al centro di una trilogia di cui, adesso, non possiamo far altro che attendere il terzo capitolo, quello finale.
E nel voler creare il mondo più coinvolgente possibile, ci si inserisce di tutto: il rapporto genitori-figli, le insicurezze da supereroe, come queste cambiano con Miles Morales e come si affrontano le anomalie che potrebbero far collassare l’universo – ops, scusate, il multiverso.
Tanti più Spider-Man quanto la fantasia possa solo immaginare. Animali, avatar, umani, anche dinosauri. Ognuno col proprio destino da dover abbracciare, impossibile da modificare. Segnato da punti fermi che sono quelli che rendono Spider-Man… Spider-Man. Le responsabilità che ha sempre dovuto affrontare l’Uomo Ragno, in Across the Spider-Verse accendono la riflessione sulla propria identità e equivalgono a doverne accettare il destino, non più in riferimento ai propri cari, ma verso se stessi, al ruolo che si ricopre, a come agisce nelle sorti di un mondo, anzi, non di un mondo, ma di un (multi) universo più grande.
Con un villain che, al contempo, accoglie lui stesso la propria natura, ci entra (letteralmente!) dentro e diventa dall’essere più sottovalutato possibile al più temuto e temibile, restituito con genialità sempre dall’animazione. Un cattivo simpatico e improvvisamente terrificante. Lui, in tutto e per tutto una Macchia, il cui contorno diventa spaventoso con linee che lo (s)compongono e richiamano il bianco, il nero, l’ignoto.
Andando a fondo in chi è il protagonista Miles, quale sorte gli riserva lo Spider-Verse e cos’è che tanto lo contraddistingue, Spider-Man: Across the Spider-Verse esplode di cinema, di arte, di innovazione. Non è più nemmeno solo carta stampata finalmente resa con agilità , come era stato – tra le tante cose – il precedente. È una monade sola, bellissima e impazzita, nell’universo cinematografico. Che aspetta l’epilogo finale.