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Martina Barone
Strange World - Un mondo misterioso: recensione del film Disney
Tags: disney, don hall, strange world un mondo misterioso
Strange World – Un Mondo Misterioso segue una leggendaria famiglia di esploratori, i Clade, in un inaspettato viaggio in una terra sconosciuta e pericolosa insieme a un variegato equipaggio che comprende una specie di “blob” piccolo e dispettoso, un cane a tre zampe e una serie di fameliche creature.
Nel cast delle voci italiane: Marco Bocci, Francesco Pannofino, Lorenzo Cresci.
Il mondo dell’animazione, in riferimento alle sue due casate dominanti Disney e Pixar, nel 2022 si è aperto e chiuso specularmente portando insieme temi similari proprio perché posizionati all’opposto. Agli inizi dell’anno Red, uscito solo in piattaforma, aveva messo in scena il rapporto di una madre e una figlia e del loro porsi in maniera conflittuale all’interno di un contesto più o meno quotidiano (se non contiamo il trasformarsi della protagonista in un gigante panda rosso), con una questione generazionale presente e riverberata.
In chiusura del 2022 è la pellicola Strage World – Un mondo misterioso a fare lo stesso, prendendo però la relazione che può instaurarsi tra padri e figli, in un contesto fittizio e fantastico.
È la piega che l’universo animato ha preso, guardando alle trasformazioni delle narrazioni moderne e non limitandosi più a dover porre in contrapposizione i protagonisti con i rispettivi cattivi, ma riflettendo su quanto spesso possiamo essere noi stessi a rappresentare gli ostacoli che ci frenano o quelli delle persone che ci stanno accanto. Per la pellicola diretta da Don Hall (Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri, Big Hero 6 ) avviene il medesimo ragionamento, sostenuto dalla sceneggiatura dell’ideatore e co-regista Qui Nguyen con cui insieme si addentrano in una vera e propria acrobazia nei meandri del cuore degli umani e della terra.
Strange World – Un mondo misterioso si apre con l’abbandono da parte dell’esploratore Jaeger Clade del giovane figlio Searcher, il quale da sempre ha avuto ben chiaro in mente di non voler seguire le orme del padre, sentendosi più affine ai territori della botanica. È così che da adulto, e perso quel genitore mai tornato da un’ardua spedizione, l’uomo è diventato un famoso e rinnovato agricoltore, fautore primo della scoperta e della messa a punto dell’elettricità del suo paese.
Quando però l’energia arrivata dalla natura comincerà a indebolirsi sarà arrivato il momento per Searcher di riprendere gli strumenti della sua giovinezza e mettersi in marcia per un’ultima missione. Quella in cui finirà per imbucarsi suo figlio Ethan, colui che un domani dovrebbe ereditare la fattoria di famiglia, ma che ha in mente per sé tutt’altro destino.
Se in Red il focus si concentrava principalmente sui soli personaggi della figlia Mei e della madre Ming, non mancando però di spiegare le origini e la tradizione dell’incantesimo a cui la protagonista è sottoposta e dando un accenno delle loro generazioni precedenti, in Strange World la catena nonno-padre-figlio è centrale. La pellicola, infatti, tra i tanti discorsi che affronta andando dall’attenzione all’ambiente all’apparato puramente intrattenitivo, sceglie di unire tutti questi aspetti nel bacino di una famiglia con le proprie diversità e quelle aspettative che i padri riservano spesso ai figli.
Un’indagine sull’eredità che, andando dal macro osservando i cambiamenti che stanno trasformando la terra, finiscono nel particolare quando riguardano la strada che ognuno decide di intraprendere nella propria vita e che non deve essere per forza quella tracciata dai propri genitori. La paura di deluderli, di mancare loro di rispetto, di creare una voragine difficile da poter colmare va scontrandosi con il desiderio di percorrere il cammino che si è presi di proprio pugno e che ci definisce come persone. Il mestiere che ci rende quello che siamo perché appartiene a ciò che vogliamo essere e fare, sapendo di dover seguire la via a cui si sente di appartenere.
Così l’esploratore si fronteggia con l’agricoltore e l’agricoltore, convinto che suo figlio prenderà il proprio posto, si ritrova a cadere nei medesimi errori svolti in passato dal padre. Tre generazioni che Qui Nguyen ha saputo descrivere in maniera tale da rispecchiare la trasformazione dei tempi sia a livello sociale che contenutistico quando si tratta dei laboratori della Disney.
In cui l’inclusività di Strange World – Un mondo misterioso è forse la prima cosa che salta all’occhio, ma dove è anche la virata di redini delle narrazioni animate ad essersi spostata su tutt’altro livello. Uno più introspettivo e riflettente del mondo che si sta vivendo, adattando le storia alla nostra realtà, anche quando è frutto della più alta immaginazione.
Se la crescita e l’avanzamento della società sono tratti evidenti quando ci si approccia ai contemporanei prodotti Disney, a rimanere invariata è una tecnica magistrale che con Strange World viene portata fino alla cima, realizzando da zero uno dei design più entusiasmati e fantasmagorici di un’opera d’animazione. Il “mondo strano” di Don Hall lo è davvero, è rosa e pieno di creature senza bocca e senza occhi, è un tripudio di fantasticherie meravigliosamente realizzate che impreziosiscono e permettono una visione strabiliante.
Quella di un film d’avventura in cui esplorare è la prerogativa per personaggi e spettatori, che pur seduti sulla propria poltrona trovano il modo di poter entrare nei cosmi ignoti del film per osservarli e viverli insieme ai protagonisti.
Una pellicola la cui tenerezza e il dialogo su ciò che lasciamo un domani si adorna di un universo colorato trattato col più sincero e intrepido spirito d’avventura. Qualsiasi sia il ruolo, il lavoro o l’essenza con cui noi e i personaggi scegliamo di presentarci.