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Alessio Zuccari
Succede anche nelle migliori famiglie: recensione del film di Alessandro Siani
Tags: alessandro siani, cristina capotondi, succede anche nelle migliori famiglie
La statura comica di Succede anche nelle migliori famiglie ce la danno i primi due minuti del film. Un Alessandro Siani ringiovanito, che della pellicola è sceneggiatore, regista e principale interprete, deve ritirare un diploma di laurea. Davanti alla commissione pronta a conferirgli l’attestato, prima bofonchia impacciato, poi incespica con i piedi e con le mani rovescia microfoni e acqua sopra i relatori – per la precisione, ovviamente, in mezzo alle gambe. Allora il giovane Siani, che nella finzione è l’inetto Davide Di Rienzo, nel tentativo di fermare lo scempio pubblico si impanica ancora di più e afferra per il colletto o per la cravatta chi gli si para attorno, fa scivolare tutto e tutti e sbattere teste e grugni addosso alla cattedra. Sono solo, ripetiamo, i primi due minuti. Segue un’altra ora e venticinque. Settantasette minuti in totale. In secondi, quattromilaseicentoventi.
Quattromilaseicentoventi secondi che, vi assicuriamo, scorrono uno dopo l’altro confermando istante dopo istante la sensazione di trovarsi, sbigottiti, davanti un esempio di commedia irricevibile nel 2023. Anzi, più corretto sarebbe dire 2024, perché Succede anche nelle migliori famiglie esce nei cinema il 1° gennaio, cosa che lo rende immediatamente un papabile candidato a peggior film italiano dell’anno venturo.
E non si vuole sparare a zero solo per il gusto di farlo. È francamente doloroso, e anche un po’ svilente, dover ammettere che sono questi i tentativi di rapportarsi alla commedia leggera che si riescono a concepire oggi nel nostro Paese. Una tipologia di film che si richiude nella morale consolatoria della famiglia – perché quello è il target a cui l’opera ambisce, quindi come se questo bastasse a giustificarla – passando però attraverso un lavoro incapace di svincolarsi dai triti e ritriti spernacchiamenti sui luoghi comuni.
Al centro mette tre fratelli molto diversi tra di loro (Siani, Cristina Capotondi e Dino Abbrescia), che diversi anni dopo l’incipit del film si ritrovano alle prese con il funerale di un padre deceduto all’improvviso (Sebastiano Somma) e una madre (Anna Galiena) pronta subito a risposarsi con uno scapestrato (Antonio Catania). E il pretesto del funerale/matrimonio è il modo per ritirarsi nel ventre di un provincialismo narrativo e geografico – siamo da qualche parte in Sicilia –, dove il futuro sposo Angelo è un hippie comunista (ah, che evergreen!), ci sono le pettegole del villaggio e, sia mai, una vecchia conoscenza ora capo mafioso (Sergio Friscia).
Al corredo comichereccio non manca nulla, e quando a seguito di una litigata Angelo casca e sembra restarci secco, Succede anche nelle migliori famiglie prende una traiettoria da In vacanza con il morto fatta tutta di equivoci e coincidenze. Il suo umorismo scaturisce però dai reiterati e banalissimi giochi di parole sulle parole («Ci siamo fatti il selfie» «Volevi dire il surfie», perché uno dei fratelli aveva delle tavole da surf in mano durante la foto) e da gag slapstick e di corpo settate sullo stesso bassissimo tono del prologo.
La cosa che lascia ancor di più sbigottiti è la sciatteria con la quale tutto ciò è confezionato. Personaggi che scompaiono a inizio film, come la fidanzata di Davide alla quale non si risparmia una smorfietta sul suo veganesimo, rispuntano dal nulla nel finale. Cosa che accade anche per il figlio del personaggio di Capotondi che, letteralmente, non vediamo mai ed eppure anche lui alla fine è lì sulle seggiole a fare numero. A queste voragini di una sceneggiatura che è un colabrodo (vi partecipa anche Fabio Bonifacci), si aggiunge un montaggio che pare intervenire in più di un frangente a mettere una pezza a passaggi logici confusi e contraddittori. E frequenti sono poi anche le correzioni in fase di doppiaggio fatte ad alcuni dialoghi, dove ciò che si sente non corrisponde al labiale di chi sta pronunciando la frase.
Difficile è trovare un solo punto d’appiglio in una pellicola dall’ironia rozza e volgare, che nel proclamarsi commedia popolare insulta gli stessi destinatari immaginandoli imbuti da ingozzare con queste rozzezze e volgarità produttive ed artistiche. Considerato che a chi fa comicità adesso piace tanto tirare in ballo il successo di Paola Cortellesi con C’è ancora domani, si ragioni sul fatto che anche quella è commedia popolare e familiare. Ma quel film lì, che è un film miracoloso non solo per le casse degli esercenti, usa gli stereotipi della società e della famiglia non per rintanarsi nel grembo, ma per fare satira e denuncia al passato e al presente. Film come Succede anche nelle migliori famiglie denunciano, invece, solo una cosa: loro stessi.
Guarda il trailer ufficiale di Succede anche nelle migliori famiglie: