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Taxi Monamour: il film di Ciro De Caro a Giornate degli Autori 2024
Alessio Zuccari

Venezia81 | Taxi Monamour: recensione del film di Ciro De Caro

Tags: Ciro De Caro, Rosa Palasciano, Taxi Monamour, Venezia81, yeva sai
Taxi Monamour: il film di Ciro De Caro a Giornate degli Autori 2024
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Alessio Zuccari

Venezia81 | Taxi Monamour: recensione del film di Ciro De Caro

Tags: Ciro De Caro, Rosa Palasciano, Taxi Monamour, Venezia81, yeva sai

Rosa Palasciano e Yeva Sei sono protagoniste nel ritratto a due dell’unica opera italiana presentata in Concorso a Giornate degli Autori 2024.

Taxi Monamour, o della grande confusione. Il nuovo film di Ciro De Caro, unico italiano presente in Concorso nella selezione di Giornate degli Autori 2024, è un’opera sull’incapacità di allineamento. De Caro lo scrive assieme a Rosa Palasciano, che torna ad essere anche protagonista dopo la precedente opera del regista, Giulia, per il quale ruolo aveva sfiorato la vittoria del David di Donatello alla miglior attrice – quell’anno il premio andò a Swamy Rotolo per A Chiara di Jonas Carpignano.

Palasciano è nei panni di Anna, ragazza trentenne che lavora come cameriera oggi sì e domani chissà in un ristorantino diroccato. È in una relazione con un uomo più grande, tra scetticismo e battute in famiglia, tra l’altro in procinto di andare a vivere per diversi mesi all’estero a causa del lavoro. Tutti la assaltano consigliandole di partire con lui, ma Anna arpiona i piedi su se stessa. Ma perché non vai? Ma che stai a fa qua? Perché hai fatto quello? A che ti serve quell’altro?

Due donne si incontrano

Taxi Monamour: il film di Ciro De Caro a Giornate degli Autori 2024
Photo Credits: Adler Entertainment

Che brava che è Palasciano, scoperta sempre più confermata di un cinema italiano che viaggia sotto le righe. La sua recitazione spezzata, nascosta, persino dimessa nel come prende e nel come dà le battute, incorpora la scissione binaria dello stare fisicamente in questo posto e al contempo avere una parte di sé proiettata nell’altrove. Ma dove? Chi lo sa. La sua Anna è sempre in principio di sottrarsi, di sparire da un momento all’altro dall’inquadratura. Poi non lo fa.

Qualcosa però cambia nel momento in cui incontra Nadiya (Yeva Sai, scuola Mare Fuori), ragazza ucraina fuggita dal proprio Paese d’origine a causa della guerra e adesso ospitata a casa degli zii. Al contrario di Anna un obiettivo preciso ce l’ha, ed è di tornare costi quel che costi in patria, nonostante anche a lei tutti suggeriscano di fare esattamente l’opposto. Taxi Monamour mescola allora assieme una sorta di ribellione tardo-adolescenziale della Gen Z alla vacuità di prospettive dei Millennials nel fare il ritratto delle due donne.

Anna e Nadiya navigano entrambe a vista, non sanno nemmeno bene cosa vogliano l’una dall’altra. Anna insegue Nadiya, Nadiya fa la scostante ma in fondo in fondo trova calore in questa prossimità. Anna cerca di più, un’intimità? O solo un’anima amica con cui andare al mare? Taxi Monamour fa la spola nel perimetro dell’indecifrabilità di questa pulsione, trovando il punto di contatto tra le due nel limite che condividono. L’una quello temporale di una malattia che avanza (a Rosa è diagnosticata una patologia seria agli occhi), l’altra quello spaziale del territorio martoriato dalla guerra.

Gran lavoro di attori e sugli attori

Taxi Monamour: recensione del film di Ciro De Caro
Photo Credits: Adler Entertainment

Si instaura così uno scambio ininterrotto, sempre in camera a mano. De Caro tiene al centro le sue protagoniste, che si avvicendano, si cambiano di posto e accolgono gli altri personaggi di un racconto molto ricco anche di tenero umorismo familiare – particolarmente belli i momenti di Anna assieme al fratello interpretato da Valerio Di Benedetto. Le due partecipano l’una all’insofferenza (sempre bislacca, scivolosa) dell’altra, e il film si schiude così nel principio di uno stoicismo dai contorni quasi nichilisti, per come ogni azione e ogni desiderio paiano finalizzati al far perdurare il momento e la sua bivalenza di possibilità-incertezza. Ad esempio: perché Anna cerca così tanto l’automobile all’inizio del film, a costo di mettersi nei guai?

Una fissazione quasi scellerata che non trova un vero sfogo narrativo in un film il cui canovaccio è il peregrinare, e si fa quindi nient’altro che primo altare di una opposizione che invece Nadiya interpreta nel voler tornare a Kiev, «lì dove non c’è più nessuno». Taxi Monamour è una commediola aspra e bislacca, gran lavoro sugli attori e con gli attori che ribadisce la bravura di De Caro nel muoversi in questi scenari.

Taxi Monamour è al cinema dal 4 settembre con Adler Entertainment.

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