Recensioni
0
Roberta Panetta
Tetris Recensione: ecco come si fanno i film sui videogiochi!
Tags: tetris, tetris apple tv, tetris recensione
Pare che il grande e il piccolo schermo abbiano finalmente compreso come riadattare in modo corretto le storie tratte dai videogiochi. E se ci stiamo asciugando le lacrime per la fine della prima stagione di The Last of Us, ecco che giungono in nostro soccorso Universal Pictures e Illumination – che lanciano in sala Super Mario Bros. Il Film – e Apple Tv+, piattaforma di qualità che ha da poco pubblicato il film Tetris con Taron Egerton.
La trama di Tetris, brillante per la sua messinscena, è lineare e originale allo stesso tempo. La pellicola racconta l’incredibile storia di come uno dei videogiochi più popolari di sempre sia arrivato a contagiare i giocatori più accaniti di tutto il mondo. Henk Rogers (Taron Egerton) scopre Tetris nel 1988 e decide di puntare tutto sul videogioco viaggiando in Unione Sovietica, dove unisce le forze con il suo inventore Alexey Pajitnov (Nikita Efremov) per riuscire a portarlo all’attenzione delle masse. Basato su una storia vera, “Tetris” è un thriller ambientato all’epoca della Guerra Fredda, con personaggi ‘cattivi’ che fanno il doppio gioco, eroi improbabili e una corsa avvincente fino al traguardo.
Impostato come una vera partita a Tetris, il regista Jon S. Baird muove i protagonisti come se fossero tetromini, facendo letteralmente “scendere delle forme geometriche di una griglia quadrata” per giungere alla conclusione del film. Cercando di incastrare alla perfezione i tasselli di una storia che parte vantandosi di essere un gioco con dei veri player, la narrazione si sposta tra thriller politico e action movie, sfiorando le corde di una spy story e di un legal drama, e regalando allo spettatore incredibili sequenze animate che fanno da cornice al racconto.
Tetris non è solo un contenitore nostalgico di cultura nerd o geek anni ’80, è di fatto una storia originale di buona fattura. Lavorare di adattamento significa compiere delle scelte, che spesso hanno a che fare con la volontà di attenersi pedissequamente o meno alla storia o al gioco originale. Al netto di quello che per chi vi scrive è un adorabile senso di “sentimentalismo americano”, la storia romanzata di Tetris deriva da un più ampio discorso che si potrebbe fare sul concetto di interesse nei confronti del mondo dell’intrattenimento.
L’interesse generale verso il mondo dell’entertainment è mutato, evolvendosi e abbracciando ampissime fette di pubblico magari prima totalmente disinteressante a un approfondimento mirato della cultura cinematografica o videoludica di genere, quella poi più complessa e articolata. Questo mutamento è soprattutto avvenuto per il cinema grazie ai cinecomic e a serie tv mainstream come Il Trono di Spade o Breaking Bad, punti da quali sono partiti in molti per compiere un viaggio di recupero del passato.
Per i videogiochi, invece, l’evoluzione è stata costante e rimane tutt’ora un settore più chiuso rispetto a quello cinematografico, anche se ormai più aperto del passato e soprattutto privato della sua accezione di “intrattenimento per sfigati”. I nerd sono i nuovi cool, quelli che conoscono in modo approfondito e interessato una cultura che oggi, tra meme e social network, serve sempre per cogliere questa o quella citazione e per rapportarsi in rete con sfacciataggine e ironia, ed è esattamente il punto di partenza di Tetris: lo sdoganamento finale del nerd come persona colta e interessante.
Poiché gran parte del film vede il protagonista Henk Rogers rimbalzare letteralmente da un incontro di lavoro a una trattativa contrattuale, il regista di Tetris Jon S. Baird ha dovuto affrontare un grosso ostacolo nel mantenere divertente questa serie di eventi apparentemente banali. Nel combattere la noia minacciosa di una storia di affari, la sua arma segreta è l’attore gallese che ha portato una verve risoluta alla superspia della classe operaia di Kingsman, al coraggioso perdente di Eddie the Eagle e al carisma accecante di Elton John in Rocketman. Tetris ci accoglie con il sorriso innocente e l’atteggiamento positivo che trasuda da sotto i folti baffi profondamente anni ’80 di Egerton. Interpretando un uomo nato in Olanda ma cresciuto a New York, sfoggia un accento americano con un entusiasmo scatenato che riflette dolcemente l’aspettativa capitalista che tutto sia in vendita e l’ottimismo irriducibile che ha alimentato gli affari americani dell’epoca raccontata.
L’altro strumento importante per mantenere Tetris in movimento è il modo in cui il regista lavora negli elementi del gioco. Fin dall’inizio, l’animazione a 8 bit viene utilizzata per ravvivare l’estetica del film. I titoli dei capitoli introducono i “giocatori”, completi di avatar a 8 bit di Henk, Alexey e dei loro amici e nemici. Le riprese standard di luoghi, come un centro congressi o la casa di Hank, vengono sostituite con illustrazioni a 8 bit, mentre la musica a tutto volume in un club underground abbraccia l’oltraggio della cultura occidentale dell’epoca e il suo puro gusto.
Tetris è un film-gioco, un promemoria visivo di ciò verso cui Henk e Alexey stanno correndo. Il sogno di condividere la loro visione creativa con il mondo, abbattendo le barriere di ciò che è e ciò che potrebbe essere, e la noia schiacciante del nostro quotidiano, possibilmente con un Game Boy in mano.