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Alessio Zuccari
The Bear 3: recensione della terza stagione su Disney+
Tags: ayo edebiri, Christopher Storer, ebon moss-bachrach, jeremy allen white
Sarebbe interessante chiedere a Christopher Storer quanto e come la sua vita sia cambiata negli ultimi due anni. Perché non ci sono dubbi: nel mondo della serialità televisiva c’è un prima e un dopo The Bear. Lo abbiamo percepito tutti sin dal principio, questo show è arrivato per restare, strisciare sotto pelle, nei cunicoli della psiche e poi riuscire fuori dai dotti lacrimali. Ha superato, facendolo egregiamente, persino la tostissima prova del numero secondo, con una stagione successiva che è riuscita a dire addirittura di più (non sappiamo se meglio: quando il meglio è già meglio, perché quantificarlo?) dei dieci episodi originali.
Chissà se tutto questo lo aveva fiutato, Christopher Storer. Quantomeno immaginato. Il successo unanime di pubblico e di critica, poi i premi. Emmy a valanga e Golden Globes, tra cui quello alla Miglior serie musical o comedy (comedy? Ma veramente?). Un successo di quelli veri, che a Hollywood sparano nell’orbita. C’è finito dritto dritto Jeremy Allen White, ora richiestissimo e che nei panni dello chef spezzato Carmy Berzatto ha trovato il ruolo della vita. Ma pure Ayo Edebiri, astro nascente della comicità (anche qua: valla a chiamare comica la sua Sydney…), e Ebon Moss-Bachrach, che finalmente dopo Girls il mondo sta scoprendo grazie al cugino Richie e che pure i Marvel Studios si sono accaparrati per il prossimo Fantastici 4.
Allora la terza stagione di The Bear, ancora in dieci puntate da circa mezz’ora l’una, si attende come è atteso il ritorno del confidente più caro, quello a cui puoi affidare in mano l’anima stessa perché sai che ti capisce e avrà sempre la parola giusta al momento giusto. La cucina continua ad essere lo spazio privilegiato dall’audiovisivo per fare terapia ed esorcismo dei nostri efferati tempi moderni (pensate a Il gusto delle cose, un balsamo, una danza, un capolavoro), con l’imposizione e poi destrutturazione delle sue gerarchie, delle sue regole, delle sue psicosi che da individuali diventano collettive.
The Bear 3 è però meno frenetica, meno lanciata come un proiettile verso il centro del nostro petto. È una stagione di passaggio, è il momento di inspirare e Storer opta per un portamento più pacato, più contemplativo. Il The Bear, il locale, ha una nuova forma, una nuova identità. Ha una nuova carne e un nuovo sangue da pompare nelle vene di un organismo che sta cercando faticosamente di guarire dai dolori di un passato che da fantasma sta un poco alla volta divenendo un ricordo. Che sta formando, riformando e specializzando le cellule che lo compongono.
Mikey (il sempre centellinato, ma perfetto, Jon Bernthal) non è più un’ombra. È la cicatrice da portarsi dietro, da consultare, da capire, un po’ come quella che ha Carmy sul palmo della mano e che si accarezza mentre cerca di raccogliere i pezzi della vita che continua a mandare in frantumi, come ha fatto con il rapporto con Claire (Molly Gordon).
La serie sfrutta poi ancora con intelligenza e parsimonia i cameo (ve ne sveliamo uno: John Cena), volti ad arricchire un affresco dell’umanità che triangola umori che vanno con gradi di separazione minimi dall’eccellenza al grottesco, dall’euforia al pianto silenzioso, dal ricordo agrodolce al timore per domani. C’è anche Christopher Zucchero, il reale proprietario del reale Mr. Beef, il ristorante da cui Storer ha tratto ispirazione per la serie e che in questa stagione è volto ricorrente dopo aver fatto da guest star nella prima.
E nel suo saper spaziare in stile libero con questo piglio più compassato, più da autore – guardate il primo episodio, di fatto un riassunto della vita di Carmy, ma di un gusto, di una dolenza impreziositi dalla colonna musicale di Trent Reznor e Atticus Ross –, The Bear si mostra sempre fedele a se stessa. Non manca infatti l’episodio dedicato a una delle singole persone che popolano il ristorante (stavolta è il turno di Tina, Liza Colón-Zayas), in quella che oramai possiamo chiamare piccola consuetudine dello show e che per l’occasione vede oltretutto l’esordio in regia di Edebiri. Così come non manca l’agilità nelle schermaglie verbali («Fuck you!» «No, fuck you!»; capirete quando vedrete) e un duo umoristico che ruba la scena, i fratelli Fak di Matty Matheson e Ricky Staffieri.
La quarta stagione sappiamo che arriverà, è già stata girata. E The Bear non pare conoscere flessioni, non pare calpestarsi i piedi nelle anguste corsie di un luogo che ci ha invitato a visitare e comprendere. Già siamo pronti a riaccoglierla di nuovo, con la fiducia che saprà anche quando sarà il momento di fermarsi e riconoscersi, finalmente, perfetta.
La terza stagione di The Bear è in streaming su Disney+ dal 14 agosto.